In Blues We Trust, il totalmente altro per Zucchero è il blues, l’intima essenza cui appartiene, la spia da tenere sempre accesa, perché mi mostra il cammino, come dice lui stesso. E non ha tradito la sua fede, nemmeno con il suo ultimo album, La Sesión Cubana, le cui infinite e affascinanti sonorità della musica cubana sono state combinate con il blues e il funky, interamente registrato a L’Avana, insieme ai più importanti musicisti cubani.
Registrazioni di particolarissimo interesse e quattordici sono raccolte in questo disco antologico, canzoni inedite, come la bellissima Love is all around, scritta a quattro mani con il fedelissimo Panella, i suoi successi completamente riarrangiati, come Baila, Un Kilo, Cuba Libre, e la famosa Guantanamera (Guajira), adattato da Zucchero nella versione italiana.
Innamorato da sempre di Cuba, anche per il rispetto che hanno per la cultura e per la musica, da sempre amante delle idee del Che, perché credeva in un mondo più giusto, infatti, anche durante lo spettacolo, cita una frase del Che, che Zucchero trovò scritta su un muro a L’Avana, sono tempi difficili, ma noi dobbiamo riuscire a essere duri senza mai perdere la tenerezza, con questo album ha realizzato uno dei suoi sogni più grandi, e ci è riuscito.
Lui è il mito per eccellenza, il più importante rappresentante della musica mondiale, la riscoperta del patrimonio musicale popolare cubano è una delle maggiori operazioni effettuata negli ultimi anni dal mondo della musica italiana.
Anche il tour, La Sesión Cubana World tour 2013, doveva chiudersi in una ventina di date, ma ne sono diventate, quattro, cinque volte in più.
Uno spettacolo più che mai all’insegna del divertimento epidemico, il pubblico non coglie solo l’esotismo delle canzoni, tende a dare all’espressione popolare la sua validità alternativa, conferendogli una funzione di contrasto con le canzoni più commerciali.
Sedici musicisti sul palco, di cui undici cubani, con un assortimento variopinto di strumenti musicali: il doppio set di batteria, percussioni, congas, timbales; trenta chitarre, elettriche, acustiche, banjo, chitarra nashville tune, très, ukulele e, infine, i vari strumenti a fiato.
È da tempo che non dice più la frase di Marvin Gave, ovunque posi il mio cappello, quella è casa mia, e stranamente il tour che ha debuttato il 30 aprile all’Arena di Verona, ritornerà e terminerà proprio a Verona il 29 luglio.
A settembre andrà in Patagonia per registrare un documentario sulla sua musica per la tv Argentina, dove terrà anche un concerto con ospiti famosi del paese e musicisti indios straordinari.
Da febbraio prossimo andrà in vacanza con la famiglia, con un bus coast to coast negli Stati Uniti, e si fermerà spesso in piccoli locali a suonare, e se incontrerà qualche musicista, forse ne nascerà un disco, magari country.
Prossime imminenti date:
18 luglio BRESCIA – Piazza Della Loggia
19 luglio TARVISIO (UD) – Piazza Unità
20 luglio CODROIPO (UD) – Villa Manin
22 luglio CHIETI – La Civitella
24 luglio ROMA – “Postepay Rock in Roma”- Le Capannelle
25 luglio PAESTUM (SA) – Teatro dei Templi
27 luglio AGRIGENTO – Valle Dei Templi
28 luglio TAORMINA (ME) – Teatro Antico
29 luglio VERONA – ARENA DI VERONA … gran finale!