“Quando non c’eri” è il primo brano di Ylenia Lucisano a essere da pochi giorni in rotazione radiofonica. In meno di una settimana si è già conquistato uno dei posti dedicati ai nuovi tormentoni dell’estate. Un brano allegro e scanzonato che racchiude in tutta la sua leggerezza, un messaggio profondo capace di toccare il lato nascosto dell’animo umano. Già da tempo l’artista calabrese ha avuto modo di farsi notare nell’ambiente discografico: recentemente ha, infatti, vinto il “Premio Mediterraneo” al Festival Internazionale della Musica Italiana di Bruxelles. Il 14 luglio 2013 sarà in concerto ad Asti nella splendida cornice del festival AstiMusica.
Iniziamo proprio parlando del tuo tormentone: com’è nato questo brano?
«“Quando non c’eri” è nato in reazione a un momento di malinconia. Mi capita spesso di vedere tutto nero e quando succede, reagisco con positività e scrivo canzoni.
D’altronde la musica serve a reagire: attraverso di essa troviamo le cose positive della vita. Ed è questo il messaggio che ho cercato di dare con questa canzone: dobbiamo affrontare ogni cambiamento nel migliore dei modi, cercando di cogliere sempre il lato positivo delle cose!»
Com’è stato per te registrare questa canzone?
«Beh, questa non era la mia prima volta in studio. Però c’è da dire che tutte le volte che ci sono andata in passato ho registrato pezzi classici d’amore. Avevo lavorato insomma a quei brani con cui un po’ tutti gli emergenti iniziano quando ancora non sanno bene che fare. Poi ho proposto questo brano a cui hanno deciso di fare questo particolare tipo di arrangiamento e ho avuto così l’opportunità di confrontarmi con un nuovo genere musicale. Grazie a questa registrazione, divertendomi a cantare, ho scoperto il mio lato più scherzoso e solare.»
Tu sei una calabrese doc. Per inseguire il tuo sogno però, prima ti sei trasferita a Roma e poi a Milano. Come hai vissuto e stai vivendo questa grande avventura?
«La mia decisione di andarmene dal mio paesino non è stata improvvisa. Sono sempre cresciuta nell’ambiente musicale. Diciamo che nella mia famiglia siamo tutti degli “artisti matti”. Io però sono sicuramente la più “pazza” di tutti. Finita la scuola ho deciso di intraprendere questa carriera e il trasferimento è stato inevitabile. All’inizio ho cambiato tantissimi lavori, perché il mio scopo era quello di gravare sempre meno sulla mia famiglia. E’ stato difficile, anche perché non avendo scelto di continuare con l’università mi sono ritrovata a svolgere le mansioni più umili. Ma non mi è mai interessato: volevo restare a Roma, così come oggi voglio restare a Milano. Considero il lavoro un hobby, perché la mia vera professione è la musica. Diciamo che grazie al mio hobby pago l’affitto … Il resto della mia vita lo dedico a ciò che veramente amo!»
Sei una cantautrice: c’è qualche modello in particolare cui ti ispiri per comporre i tuoi brani?
«Da sempre cerco di ascoltare qualsiasi cosa. Anzi, mi dedico soprattutto all’ascolto di quello che non mi piace, cercando di capirne il perché. Ad esempio prima non amavo molto il rap, poi a furia di ascoltarlo ho imparato ad apprezzarlo. Stesso discorso per la musica orientale che ora adoro. Mi piace prendere il meglio da tutto e non fossilizzarmi su una cosa in particolare. Sicuramente ascolto con più piacere la musica cantautorale o quella italiana di una volta: amo Battisti, Venditti, De Gregori …»
De Gregori lo hai anche cantato durante una maratona “Telethon” un po’ di tempo fa …
«Sì, cantai “Rimmel”, ma credo di aver fatto più male che bene. Non era la versione classica, diciamo che presentai una versione più pop rock. Ma lui stesso nei suoi concerti cambia completamente ogni suo brano. Uno si aspetta che proponga i suoi brani in un modo e poi lui li stravolge e ti spiazza!
Però dai, in fin dei conti “Rimmel” fu un esperimento, mi divertii molto a cantarla.»
Hai solo 23 anni e vanti già molte apparizioni su Raiuno. Come hai vissuto tutte queste esperienze?
«Ho cercato di cogliere da tutte loro le cose positive per poter crescere. Sono state esperienze che mi hanno aiutato a capire come funziona un programma televisivo, cosa c’è dietro il piccolo schermo. Adesso mi sento più spigliata e sicura, ma non mi sento dire che sono ancora pronta al 100%.»
Domanda: ma non era più facile per te tentare la strada dei talent?
«No, assolutamente non è facile! Io ho fatto i provini per dei programmi televisivi, credo sia oramai una tappa obbligatoria per tutti quelli che vogliono fare questo mestiere. C’è da dire però che non sono tipa da talent: non amo farmi riprendere dalle telecamere, mi sento molto più a mio agio in uno studio di registrazione.
Diciamo che la strada che ho intrapreso io è più in controtendenza, però non dimentichiamo che fino a 10 anni fa i cantanti facevano quello che sto facendo io.»
Cosa pensi dei finalisti di questa nuova edizione di Amici? Tra l’altro quest’anno in finale è arrivata anche una tua compaesana …
«Il vincitore, Moreno, mi piace tanto. Mi ha fatto avvicinare di più al mondo dell’hip-hop. Fin dal primo momento mi ha dato l’idea di un ragazzo molto semplice e alla mano. Per quanto riguarda Verdiana, la conoscevo già! Il nostro paese è piccolissimo: è impossibile non conoscersi! Verdiana comunque è un caso a parte, ha fatto tanta gavetta, ha partecipato a Sanremo nel 2002. Insomma, è arrivata ad Amici con un gran bel bagaglio dietro: secondo me lei era la più pronta. Non ha avuto modo di esplodere così come sta facendo adesso, ma merita davvero i frutti del suo lavoro.»
È appena uscito il singolo, ma la domanda è d’obbligo: quali sono i programmi futuri?
«Stiamo già lavorando a un secondo brano che uscirà in autunno. Inoltre abbiamo il materiale sufficiente per realizzare un album. Ma per adesso vogliamo capire le impressioni e le reazioni degli ascoltatori. Per fine giugno comunque uscirà il video del singolo. Il resto verrà, passo dopo passo.»