Se la musica non fa audience, l’esperienza di Sky con X Factor 2013 smentisce questa frase ricorrente. Non solo il programma è cresciuto in popolarità e negli ascolti (+22% rispetto all’anno scorso, e top trend dei social network in assoluto su tutti i programmi della tv italiana) ma ha sfornato anche talenti veri. Non sembrano burattini allo sbaraglio e nemmeno ragazzini inermi i finalisti di quest’anno. Infatti hanno tutti un ep che arriva in tempo per Natale e che può competere sul mercato con i cantanti più affermati. Merito di produzione da professionisti e soprattutto di un percorso evolutivo che seppur breve, li ha fatti maturare agli occhi del pubblico che ora si è affezionato. Insomma, a una settimana dalla fine dello show, sembra che ci sia più sostanza stavolta rispetto agli anni scorsi. Senza contare che su tutti aleggia comunque il miraggio (o lo spettro?) di essere il nuovo Mengoni o la nuova Chiara, che sembrano le due stelle al momento più ricordate, ad essere uscite dal programma di Sky.
Aba, all’anagrafe Chiara Gallana, pubblica “Indifesa”, il suo primo singolo inedito che mette in luce l’indiscutibile talento che le ha permesso di raggiungere la fase finale del talent. Un brano soul, che vanta autori internazionali (Nicky Holland, James Murray e Truth and Soul) che fa parte di un omonimo Ep con cinque cavalli di battaglia che Aba ha interpretato durante il programma: “Kozmic Blues” di Janis Joplin, “Lover To Lover” di Florence And The Machine, “I Put A Spell On You” di Nina Simone, “Rolling In The Deep” di Adele e “You Oughta Know” di Alanis Morissette. «L’esperienza formativa più grande – confessa dopo la finale – è stata avere Elio e il vocal coach Alberto che mi hanno trattata come un genitore avrebbe fatto con me. Mi hanno lodato e mi hanno fatto male quando ce n’era bisogno. Mi sono sentita libera, ma anche molto coccolata».
La neo-cantante, classe 1987, si definisce energica, dinamica e attiva. Ha cominciato a studiare pianoforte e ha iniziato a cantare dai 14 anni, con gruppi che spaziano dal gospel al blues, passando per il soul-funk. Il suo mito è Beyoncè, di cui ha visto ben sei concerti. Che ritorna anche in quella che lei definisce la sua “svolta”: «Ho cercato di lavorare sul mio muso duro durante il programma, i giudici me lo dicevano sempre e quindi appena ho avuto l’occasione di interpretare un brano solare di Beyoncé c’è stato il risollevamento». Il suo inedito è quindi figlio di questa ispirazione black, tanto che ora Aba si vuole concentrare su un disco che sia «a metà tra il blues e gospel».
Coraggiosi sono stati anche gli Ape Escape, l’originale gruppo campano formato da Antonio D’Alessio (Tony), Antonio Pagano e Matteo D’Acunto, che sin dall’inizio ha conquistato per bravura e simpatia. Il loro brano è Invisibili, prodotto e arrangiato da Roofio dei Two Fingerz, un mix tra rap ed elettro rock, che ben rappresenta l’energia e lo stile unico che ha sempre contraddistinto il gruppo. Un passaggio del testo recita: «Perché tutto è più grande di noi, quindi parti alla grande riempi i serbatoi se hai delle chances giocale al meglio che puoi» e di questi tempi è un testo con cui facilmente ci si può identificare. È al contempo la riscossa dei quarantenni che danno speranza ai più giovani che si demotivano alle prime sconfitte. La sfida più grande, dicono loro «l’abbiamo vinta quando siamo riusciti a rendere nostro ogni brano che ci veniva assegnato. E crediamo che solo il passo falso dance non avrà più un seguito».
Nel loro Ep ripropongono le incisioni di “Mentre Tutto Scorre” (Negramaro), “Luce” (Elisa), “Burn it down” (Linkin Park), “Yes I know my way” (Pino Daniele) e “Madness” (Muse).
Violetta, la finalista della squadra capitanata da Mika, con un giudice alle spalle che è stato definito da tutti i media “la rivelazione televisiva” dell’anno, ha dovuto faticare un po’ per emergere. «Voglio essere conosciuta come musicista – ci ha detto una volta uscita dalla gara – e ho sempre fatto musica per me quindi le critiche che mi venivano fatte, tipo quella di essere snob, non le capivo. Poi Mika mi ha cambiato, è stato un fratello maggiore per me e ha protato quella dimensione internazionale che mancava in un programma come questo. Che manca tuttora in Italia, con quell’attenzione minuziosa ai dettagli scenici, alla presentazione visiva dei progetti musicali».
Violetta approda in radio con un brano spensierato, dall’atmosfera new folk country con un tocco di elettronica: “Dimmi che non passa”, che è anche il titolo dell’omonimo Ep che include Let her go” di Mike Rosemberg, ”Friday I’m in Love” di Robert Smith, ”Le tasche piene di sassi” di Jovanotti, ”Reckoning Song” di Asaf Avidan e ”Ma l’amore no” di D’Anzi e Galdieri. La cantante ha portato sul palco del talent il suo inseparabile ukulele, uno strumento dal sapore world music che ha contribuito a regalarle un’immagine da ethnic star, una novità per un talent show. «Il brano nuovo è easy e leggero come sono io – commenta – e mi piace propormi così, spero che il manifesto artistico di cui parlavo spesso con Mika si realizzi sempre di più, a metà strada tra il mondo acustico e quello country».
Il vincitore di X Factor 2013, è invece Michele Bravi, che ha avuto l’onore di debuttare nel mercato discografico italiano con un brano scritto da Sergio Vallarino e Tiziano Ferro, La Vita e la Felicità. «Quando una star di quel calibro – ci ha detto – dice che ha scritto una canzone apposta per te devi solo metterti nelle tue mani. Ma dedico la vittoria a me stesso, perché un applauso me lo devo fare, credevo di avere un cedimento psico-fisico ben prima della fine della gara».
L’Ep di Michele contiene, oltre al singolo di lancio, le più belle cover che Michele ha cantato nel corso del programma:”Mad World” di Roland Orzabal, “Carte da decifrare” di Ivano Fossati, “See Emily play” di Syd Barrett, “God Only Knows” di B. Wilson e T.Asher e “Ritornerai” di M.Coppola e B.Lauzi.
Nato 19 anni fa a Città di Castello (PG) ha fatto parte prima del coro dei bambini di città, poi ha studiato pianoforte e chitarra. È iscritto all’università («studio Filosofia perché mi aiuta a trovare argomenti di cui parlare nelle canzoni») e non intende mollare. «Ho una famiglia standard – confessa candidamente – perché non posso dire che mi hanno ostacolato nelle mie scelte ma nemmeno che mi hanno spinto. Si sono semplicemente fidati. Mio nonno Luigi, poi, ha fatto il programma, è una caricatura vivente». Michele, che sembra molto presente a sé anche nel momento di maggiore euforia della sua vita, rivela di essere un tipo superstizioso («gli orsacchiotti di mia sorella, il sacchetto col sale e i corni mi hanno fatto compagnia nel camerino») e anche molto determinato: «Non voglio ripetere nessuna delle carriere di artisti usciti dal programma prima di me , anche se riconosco che il percorso che ha fatto Noemi è quello più coerente, di ricerca e di crescita che è difficile fare in Italia».
A 19 anni si ritrova a doversi confrontare non solo con una popolarità improvvisa ma anche con le regole di un business che non sempre sono chiare: «Credo bisogna sapersi gestire e cosa vuol fare l’artista deve incontrare cosa il pubblico vuol sentire. L’identità deve essere forte, anche se mi invitassero a Sanremo, ad esempio, dovrei andarci con un progetto ben preciso non tanto per fare. A volte si sentono dei dischi con 12 brani noiosi, ripetitivi, banali». Per non parlare dei duetti: «Non mi fate fare nomi, ma specie in quelli internazionali si sentono spesso degli accostamenti che avrebbero fatto bene a non fare. Invece Battiato che suona con Anthony and the Johnsons, quello è un duetto fatto col sentimento».
Della sua abilità come scrittore parla con onestà: «In tutta sincerità le canzoni che ho scritto fino ad oggi non hanno una maturità tale da essere pubblicate, infatti nemmeno io sono contento di quello che ho fatto. Per questo ho accettato con entusiasmo il testo di Tiziano, è vero, è un autore riconoscibile e quando scrive le canzoni per gli altri hai sempre la sensazione che stia cantando lui».
Michele, che ricorda di essere andato ai casting del programma con un amico (che non è stato scelto) dice che l’exploit a X Factor «è stato come un amore che non puoi programmare». Del suo futuro invece dice: «Ho bisogno di tempo per trovare la mia dimensione, non sempre solo voce, chitarra e piano mi stanno bene, ho voglia di fare dischi con una vera band. Se dovessi scegliere tra gli italiani mi ispirerei alla scuola genovese, o a Fossati. Penso a Gino Paoli. Tra gli stranieri Amy Winehouse e Janis Joplin». E per concludere, cosa pensa dei One Direction, suoi coetanei ma da un mondo completamente diverso rispetto a quello dei suoi idoli? «Saranno forti perché piacciono a tante persone. Ma io non li ho mai ascoltati».