Steven Spielberg: «È stato probabilmente il film più difficile che io abbia mai fatto»
Il film West Side Story diretto da Steven Spielberg e tratto dall’omonimo musical di Leonard Bernstein, Stephen Sondheim, Arthur Laurents, è nelle sale cinematografiche.
È il secondo adattamento cinematografico del musical dopo il film del 1961 per la regia di Robert Wise e Jerome Robbins che vinse ben 10 Premi Oscar con Natalie Wood e Richard Beymer rispettivamente nei ruoli di Maria e Tony.
Il cast di questa nuova versione vede protagonisti Rachel Zegler, scelta tra trentamila candidate e Ansel Elgort visto ne Lo sguardo di satana e nel più recente Il cardellino. Accanto a loro: Rita Moreno (che vinse l’Oscar come migliore attrice non protagonista nella pellicola del 1961 rivestendo il ruolo di Anita), Ariana DeBose, David Alvarez, Mike Faist, Josè Andres Rivera, Corey Stoll, Brian d’Arcy James.
Steven Spielberg ha avuto la fortunata idea di coinvolgere nel film Rita Moreno creandole il personaggio di Valentina, nonna di Tony, che non era presente nel testo teatrale originale. Inoltre la Moreno è coproduttrice del remake.
Tutti conoscono la trama di West Side Story che si rifà alla tragedia di William Shakespeare Romeo e Giulietta.
New York 1961. Tony e Maria si amano ma sono legati a due bande rivali, in guerra tra loro per il controllo del West Side: i Jets (bianchi di seconda generazione) capeggiati da Riff e gli Sharks (portoricani) il cui leader è Bernardo, fratello di Maria. I ragazzi di entrambe le fazioni e vittime della stessa ingiustizia usano la sola lingua che conoscono: la violenza. E sappiamo bene cosa essa comporti: dolore, sofferenza, morte.
Steven Spielberg fa proprie le istanze già presenti nel film del ‘61 e le trasforma con la sua artistica genialità. Sin dai primi fotogrammi che ci mostrano i lavori in corso per il risanamento della Grande Mela con la costruzione di nuovi ed imponenti edifici, ci vengono incontro i ragazzi delle bande rivali il cui abbigliamento denota una provenienza culturale diversa: i portoricani sfoggiano canotte colorate con i bicipiti ben in mostra, gli altri prediligono colori freddi e smorti. Anche quando danzano per le strade al suono di America le donne portoricane mostrano gambe e polpacci mentre le altre vestiti attillati e poco scollati. C’è una contrapposizione insanabile tra le due bande che sfocia in rabbia, ostinazione, violenza verbale e fisica. E a tutto questo sottendono: conflitti razziali, identità di genere(vedi il personaggio transessuale di Anybodys interpretato da Iris Menas),emancipazione femminile. Il sogno americano dei personaggi di Furore si è trasformato in un incubo senza fine e le macerie dei primi fotogrammi nella lenta ma inarrestabile critica al capitalismo. Dopo la presidenza Trump, anche le istituzioni democratiche vivono un momento di grande criticità.
Il nuovo West Side Story sorprende per la bellezza e la potenza delle immagini. La macchina da presa si fa più mobile ed invasiva mostrandoci una New York colorata e da colorare. E poi le musiche fanno il resto: Maria, Tonight, America, One Hand-One Heart, Somewhere.
Ecco cosa ha detto Steven Spielberg: «Il messaggio di West Side Story vivrà per sempre. Oggi sembra anche più attuale che nel 1957, quando fu rappresentato per la prima volta a Broadway. Ancora più attuale rispetto agli anni ‘61-’62 quando venne realizzato il film. Parla delle esperienze che stiamo vivendo oggi nel nostro Paese: un tragico periodo di divisione e di sfiducia e lo spreco della vita umana attraverso il razzismo, la violenza, la xenofobia. E pur essendo una tragedia West Side Story suggerisce che la speranza può nascere attraverso la disperazione: le canzoni ci mostrano che l’amore può trascendere tutto il dolore e la bruttezza del mondo . Quindi non arrendetevi mai! È per questo che volevo raccontare questa storia in questo momento perché parla più di oggi che di ieri».
West Side Story: un film che intrattiene e che emoziona!