In scena al Teatro India, fino al 6 maggio, “Walking On The Moon“, uno spettacolo della Compagnia del Teatro dell’Orologio per la regia di Leonardo Ferrari Carissimi e con Graziano Piazza, Matteo Cirillo e Anna Favella, Davide Antenucci, Susanna Laurenti, Benedetta Russo, Enrico Torzillo, Riccardo Viola, Pietro Virdis. Il testo è di Leonardo Ferrari Carissimi e Fabio Morgan .
Walking on the Moon è una favola a tre personaggi: Elia, un giovane startupper digitale timido ed impreparato al mondo, Alice, una studentessa fuori dal mondo appassionata di poemi cavallereschi, e Michael Collins, astronauta della mitica missione Apollo 11, ormai invecchiato, personaggio bizzarro e polemico, figura di rottura tra il mondo del presente e il mondo del passato. Mondo digitale, mondo letterario e mondo dei ricordi s’intrecciano in una sinfonia a 9 attori dal sapore magico dove si ride, si piange e si sogna. Uno spettacolo dove la tecnologia incontra una narrazione poetica: uno spaccato surreale ma concreto sulla comunicazione odierna, su come la realizzazione dei propri desideri personali, la soddisfazione del proprio io, possa fagocitare l’individuo e la sua umanità. I sogni, personali o collettivi, della storia dell’uomo sono soggetti ad un insieme innumerevole di fattori (storici, culturali, economici) che li rende tanto differenti tra loro che il sogno di un uomo del 1016 potrebbe facilmente corrispondere ad un incubo di un uomo del 2016. Al di là di ciò però esistono dei topoi nell’universo onirico umano, delle costanti che uniscono non solo comunità, culture e religioni differenti (spazio) ma anche epoche storiche molto distanti tra loro (tempo). Una di queste costanti è la Luna. Per lungo tempo soggetto popolare di aspirazioni personali e viaggi immaginari della letteratura mondiale fino a diventare un chiodo fisso della rivoluzione scientifica occidentale, la Luna è stata esplorata dall’uomo il 20 luglio del 1969, data che segna l’apice di una gara spaziale decennale ispirata dalla guerra fredda tra l’URSS e gli Stati Uniti. Da questo punto di vista l’allunaggio dell’Apollo 11 segna la realizzazione di un sogno collettivo e, di conseguenza, la fine, perché una delle componenti di più forte fascinazione del sogno è la sua irrealizzabilità. Lo spettacolo racconta la solitudine cosmica provata da Michael Collins durante l’allunaggio del 1969. Mentre Armstrong ed Aldrin passavano alla storia per essere stati i primi due uomini a calpestare la superficie lunare, Collins, in attesa del loro rientro, orbitò per 3 ore intorno alla luna e per mezz’ora perse ogni contatto radio con la terra. Fu l’uomo più solo dell’universo. Alla solitudine si aggiungeva il dramma esistenziale di essere arrivato vicino alla realizzazione del proprio sogno ma, per il compito a cui era chiamato, impossibilitato a realizzarlo.
Finalmente uno spettacolo che fa sognare. Innanzitutto, la location eccezionale e misteriosa quale è il Teatro India, che aiuta sicuramente gli attori a traghettare il pubblico verso l’amata Luna, che è il tema pregnante dell’ intera vicenda. Si fa una fatica inizialmente ad entrare in questa storia, che un po alla volta diventa sempre più chiara e limpida, fino ad amalgamarsi con i protagonisti di questa vicenda. Una storia di sogni, illusioni, desideri, amori. Una regia sapiente e un cast di attori tutti bravi. Da vedere sicuramente!