Una straordinaria forza della natura, Vittoria Schisano, sta presentando in giro per l’Italia il suo primo libro autobiografico, cui presto diventerà un film, La Vittoria che nessuno sa, edito da Sperling & Kupfer. Gli italiani hanno seguito alcuni passi del suo cambiamento di sesso in un noto programma pomeridiano, parlandone con delicatezza e provando anche momenti di ansia, hanno ripercorso questa grande forza di coraggio di Vittoria, nata con il nome di Giuseppe, apprezzato attore che ha esordito in tv nella splendida miniserie, Mio Figlio, con Lando Buzzanca. Abbiamo intervistato Vittoria Schisano durante la serata del Gran Galà del Social World Film Festival.
Reduce dai successi spagnoli…
«Ho fatto un programma per RTVE, la tv pubblica spagnola, in pratica la nostra rai, Amiga y Concidas, e, adesso, ne inizio un altro per Telecinco, in cui parlerò un po’ di tutto, amore, cultura, spettacolo. Sto studiando lo spagnolo, lo capisco benissimo ma ancora non lo parlo, però, quando non so rispondere, sorrido. Come fanno le straniere quando vengono in Italia. Voglio la par condicio e fare la bella stupida all’estero».
Stando a Madrid hai sicuramente incontrato la Carrà?
«Con la Carrà siamo stati al World Pride Parade 2017 di Madrid, in cui eravamo le sole ospiti italiane. Grande onore di portare il nostro nome, il nostro coraggio e la nostra forza all’estero, sono davvero molto orgogliosa di avervi preso parte».
Che cosa succederà, invece, in Italia?
«Farò un programma, anche qui in Italia. Il mio primo programma come conduttrice su Sky, ancora non posso dire molto, ma mi riempie tanto di gioia e di orgoglio. È uscito a novembre scorso, La Vittoria che nessuno sa, un libro edito da Sperling & Kupfer, che racconta della mia vita e diventerà un film per la regia Pierluigi Di Lallo. Reciterò in un altro film con la regia di Michela Andreozzi, insieme a Lillo, Claudia Gerini, Giorgio Pasotti, Stefano Fresi. Adesso inizierò a scrivere altri due libri, un libro di favole per bambini, dove racconterò la stessa identica storia, però, sarà un libro illustrato, didattico e un’altro che si intitolerà, Vergine a 30 anni, perché io mi sono trovata Vergine a trent’anni, alla Schisano è successo. Adesso, l’unica cosa che mi manca è ‘sto marito. Troviamo un marito alla Schisano, chiamiamo la De Filippi, che ne so…».
Facciamo un appello. Come deve essere questo marito?
«Alto un metro e novanta, del Sud, moro e che sia uomo! Tutti questi ometti che stanno in giro, no! La parità, per me, non esiste. La femmina fa la femmina e l’uomo fa l’uomo. Felice di stirarti le camicie ma tu versami del vino, e, se non lo fai, sei un cafone».
Qual è il tuo ruolo in Nove lune e mezza, debutto alla regia di Michela Andreozzi?
«Sono la segretaria di un ginecologo, interpretato da Stefano Fresi, che lascia un po’ basita e a bocca aperta tutti i mariti di queste mogli incinte che arrivano e s’innamorano di questa ginecologa.
Con quali emozioni vivrai interpretare un film che è la trasposizione del tuo libro, La Vittoria che nessuno sa?
«È stata già una grande scoperta nello scrivere il libro. Si chiama La Vittoria che nessuno sa ed io stessa ho scoperto una Vittoria che non conoscevo. Quando scrivi un libro, è anche una sorta di autoanalisi indotta, ho ricordato delle cose che avevo rimosso. È un libro che mi emoziona, vi dirò l’ho letto per l’ultima volta, perché l’ho letto diverse volte, in un viaggio a Milano, dove andavo da Barbara D’Urso, l’ho letto in treno e piangevo come una disperata, e questi che mi guardavano. Se sapevano che leggevo la storia della mia vita, mi avrebbero detto di tutto, questo è schizofrenica, chiamate un medico e curatela».
Parliamo un po’ del libro…
«Lo stiamo presentando in giro per l’Italia ed è la storia della mia vita romanzata, dove non ho filtrato nulla, perché parlo sempre con la pancia, dico sempre quello che penso. Nel libro ho raccontato cose che, magari, in televisione o durante un’intervista non racconti, semplicemente perché non ci sono i tempi per raccontarla. È un libro di coraggio. Scritto da una donna per le donne. Un libro che insegna a sognare, perché oggi il mio messaggio vuole essere proprio questo: noi viviamo in un momento sociale, culturale, politico, economico, dove ci dicono, non dovete sognare. Io, invece, dico l’esatto contrario: sognate, rimboccatevi le maniche e pretendete che i vostri sogni si realizzano».
C’è qualche cosa che hai omesso nel libro per pudicizia o altro?
«Quasi nulla, forse sono stata un po’ morbida. Ho filtrato delle cose ma non ho omesso, altrimenti non avrei scritto il libro. Non ho fatto dei nomi, però sono certa che qualcuno riesce a leggere di chi è quel nome».
Cosa ti emoziona di più leggere nel tuo libro, che hai scritto con vero sentimento da dire questa è la mia massima espressione…
«Forse la prima pagina, la dedica che faccio a mio padre. Un padre che adesso non c’è più. Un uomo che ha amato follemente mia madre, fino all’ultimo giorno della sua vita ed è l’uomo che spero di incontrare. Ho dedicato questo libro a lui e al ballo che non ho mai fatto con lui. Quando eravamo piccoli, mia sorella ballava con papà ed io, come Giuseppe, ballavo con mamma alla festa della di Natale. Io come Vittoria avrei voluto tanto ballare con mio padre, però già stava male. Questo è l’unica cosa che mi porto dietro, che non ho fatto, per il resto, gli ho sempre detto tutto e, la cosa più bella, che mi porto addosso, sono le parole di mio padre che mi guarda e mi dice quanto sei bella. Ogni figlia vorrebbe essere bella per il padre e, non per narcisismo, ma semplicemente come atto d’amore, perché un genitore dovrebbe guardarti in questo modo e dirti queste cose. Quello che voglio dire è guardate i vostri figli negli occhi, amateli per quello che sono, stategli accanto. I figli non sono un progetto, ma qualcosa di diverso da noi, state al loro fianco, un passettino dietro di loro ma non davanti a loro, permettete a loro di vivere la proprio vita».
Attraverso il programma di Barbara D’Urso sono stati documentati alcuni passi importanti del tuo “cambiamento”. Che cosa succede quando si cambia sesso, che impatto si ha nella vita di tutti i giorni?
«Non penso di essere cambiata. Penso, se non altro, di essermi riappropriata del mio vero sesso. È stato proprio quello, la pace dei sensi, cioè svegliarsi, guardarsi allo specchio nella piena nudità e dire: Grazie, Gesù. Finalmente riconoscersi, essere in equilibrio con se stessi, essere sereni e non ostentare nulla, non nascondere nulla, essere veri».
Hai avuto anche una famiglia vicino…
«Sì, di là di quello, le risposte più importanti, le dobbiamo darle a noi stessi e, quando ti permetti il lusso di toglierti la maschera, di mostrarti alle persone e dire sono questa, può piacerti o no, questa è la mia verità e capisci che è un grande lusso e ciò ti riempie di orgoglio».
Che rapporto hai con i social?
«Mi diverto, ovviamente, c’è una dose di narcisismo, come c’è in tutte le mie colleghe, solo che io lo dico e loro no, io dico sempre quello che penso. I social sono un modo per tenersi in contatto con i propri fan, con le persone che ti seguono, diventa una grande famiglia. Spesso chiedo dei consigli: vi piace questo vestito piuttosto che quell’altro; guardate dove sono; guardate cosa sto mangiando. Non è semplice esibizionismo, le persone hanno voglia di sognare e, quindi, attraverso i social vivono anche, in qualche modo, una parte minima, la tua vita, perché no? Sono un po’ i fotoromanzi che leggeva mia madre, oggi non ci sono più ma esistono i social».
Potresti essere una grandissima politicante. Hai delle idee spontanee, una grande proprietà di linguaggio, ti hanno mai proposto qualcosa?
«Me lo hanno proposto. Il mio ex fidanzato, che fa l’avvocato, mi diceva tu saresti un ottimo avvocato, perché lui riusciva a spuntarla con tutti, ma non con me. Io gli rispondevo, io sono bionda ma non sono cretina, precisiamo, faccio finta di esserlo. Per quanto riguarda la politica, sì, più volte mi è stato chiesto di espormi per un partito, piuttosto che per un altro. Per il momento preferisco fare l’attrice, televisione e lascio fare la politica a chi la sa fare. Se poi al governo ci andrà qualcuno che veramente la saprà fare, sarò più felice anch’io come cittadina».