Un fiume in piena, una donna determinata e bellissima, formidabile comunicatrice, idee chiare, Vittoria Schisano, ha realizzato, lo scorso marzo in una clinica privata di Barcellona, in Spagna, il suo sogno più grande, una scelta coraggiosa, quello di diventare donna. L’avevamo amata e apprezzata in passato con il nome di Giuseppe sia al cinema che nelle fiction tv, fu Mio figlio al fianco di Lando Buzzanca a decretarla il successo come migliore attore.
Abbiamo incontrato la bravissima e bellissima Vittoria durante il Gala del Cinema e della fiction in Campania, tenutosi a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli.
Iniziamo subito con il chiederti cosa stai facendo in questo periodo…
«Sono rientrata adesso dal festival del cinema di Venezia, dove ho presentato il film di Renato De Maria, “La vita oscena”, insieme a Isabella Ferrari. Di recente è uscito al cinema “Take Five” di Guido Lombardi, un film ambientato a Napoli, dove mi si vede in una vesta insolita, non sono la bella di turno, come ultimamente mi vedete al cinema, ma sono una donna di camorra, un ruolo per me assolutamente nuovo, del quale mi sono molto divertita e dove sono stata molto coccolata dai protagonisti del film, che è interamente maschile, sono una delle uniche due donne. Il mio personaggio, differentemente da Vittoria, è una donna che non può parlare, costrette al silenzio da questi uomini così forti e potenti. Quindi il lavoro di attrice è stato proprio abbandonarsi alla forza umana e cinematografica dei miei colleghi, però poi a telecamere spente diventavano tutti dei gran signori, mi si veniva messa su un piedistallo e trattata come una regina.»
Quale ruolo ti piacerebbe interpretare?
«Una suora, una mamma, una moglie, una escort con la stessa identica disinvoltura, perché essere un’attrice significa interpretare tanti ruoli e poter essere chi sogneresti di essere, ma non ne hai il coraggio, o chi in realtà sei e non mostri al pubblico, quindi è un grande lusso questo. L’etichettarsi in un unico personaggio, per un attore è un po’ limitante.»
Il booking come lo hai cambiato da Giuseppe a Vittoria. Come hai vissuto questa trasformazione e come l’hanno vissuta gli altri?
«In realtà l’ho vissuta come una liberazione, sia dal punto di vista umano che da quello professionale. Dal punto di vista umano semplicemente perché nella testa di Giuseppe c’è sempre stata Vittoria, quindi prima sentivo di andare contro natura, ma anche artisticamente perché Giuseppe doveva entrare prima nell’emisfero maschile, per poi interpretare un personaggio. Vittoria invece interpreta un personaggio, ma l’energia è quella di una donna, quindi, si lavora a metà su se stessi, e quindi anche talentuosamente mi sento sicuramente più preparata e più libera.
Umanamente è stato tutto molto naturale, senza esasperare nulla. Molto spesso si pensa che essere donna significa esasperare un labbro o un seno, diventando delle caricature di se stessi. Quando sei donna nella testa, non è un bisturi che ti rende tale, si nasce donna, e io penso di esserlo sempre stata, a cinque anni, a sei anni, anche se poi medicalmente e legalmente lo sono soltanto da quattro mesi. Tutto questo le persone lo percepiscono e sicuramente un regalo che la vita mi ha fatto, che la natura ti fa, che dio ti fa e ne sono grata, perché mi rendo conto di avere un aspetto che è un filtro, un impegno che cerco di stenderlo a favore delle persone che, contrariamente a me, stanno facendo un lavoro di tipo diverso, che non hanno la possibilità poi di comunicare se stessi, e quindi cerco di sdoganare un’immagine che spesso viene traviata, ma cerco anche di portare il messaggio del sogno.
Oggi siamo in un momento storico sociale dove le persone non hanno più il coraggio di sognare, vuoi la politica, il momento economico, la mancanza di lavoro, invece, io sono una giovane che viene da una famiglia assolutamente semplice, mamma sarta e papà operaio, vengo da Pomigliano d’Arco in provincia di Napoli, l’ho sempre raccontato altre volte, una persona che ha sognato, che ha avuto il coraggio di sognare, e di pretendere anche che i sogni si realizzino, quindi, il mio invito verso i giovani soprattutto è di sognare.»
Anche attraverso il programma di Barbara D’Urso, hai condiviso il tuo percorso per la transizione, è stato anche un messaggio agli altri?
«Assolutamente, credo che quando hai la fortuna di fare un mestiere, come quello dell’attrice, sei un personaggio pubblico che a modo suo fa politica. Prima avevo altri contenitori, tipo alcune grandi testate giornalistiche, ma arrivava solo a un certo tipo di pubblico, invece, la scelta di raccontare la mia storia nel salotto di Barbara, sicuramente nasce da un’amicizia che c’è con la signora D’Urso, però anche dalla volontà di raccontarlo con un linguaggio semplice, portando questo messaggio di diversa normalità alla casalinga, alla nonna, ai bambini, e, oggi quando vedo una bambina di otto anni che ti ferma per strada e dice Vittoria, Vittoria, allora lì sai di aver vinto, perché non sono passate due gambe o due occhi o un corpo, ma è passato un messaggio.
E quindi per me quello è il premio più bello che un’attrice possa ricevere e che una donna possa ricevere.»
Ti abbiamo visto anche come opinionista…
«Sì, nella trasmissione di Santoro, Anno Uno, quello è stato una sfida, una cosa che io non volevo fare, ne avevo il terrore di fare quella trasmissione, perché si parlava di politica, un territorio non mio, e invece oggi sono felice di averla fatta, perché è giusto portare degli esempi diversi in tv, far capire che aldilà di un tacco dodici e del rossetto, c’è del cervello, e sdoganare il messaggio della bella stupida.»
E l’amore?
«In questo momento non ho un compagno, sono single da novembre, anzi facciamo girare la voce, cerchiamo un marito per la Schisano.»
Come deve essere?
«Sicuramente più grande di me, dai quaranta anni in su, alto, intorno a 1 metro e novanta, del sud, un uomo dai tratti scuri, e che mi faccia sorridere.»
Tutto questo coraggio di diventare donna ma poi non hai avuto paura delle ripercussioni sul lavoro?
«La paura non c’è stata, ma c’è stato il sospetto. In realtà chi mi gestiva all’epoca, la stessa persona di oggi, mi ha detto tu sai che puoi perdere tutto quello che hai costruito? Perché Giuseppe aveva già vinto dei premi, aveva comprato casa, era comunque il fidanzatino d’Italia, una persona che già lavorava, e la mia risposta è stata sempre e soltanto una, io posso perdere tutto, ma guadagno la cosa più importante: me stessa. Credo che siamo delle persone, prima di essere dei personaggi, che poi le risposte più importanti dobbiamo darle a noi stessi, possiamo piacere o non piacere e le persone possono essere d’accordo con noi oppure no, ma, secondo me, la risposta più grande la diamo sempre a noi.»
In questi giorni c’è stato il fenomeno delle Sentinelle in piedi. Cosa ne pensi?
«Lo trovo davvero vergognoso, ma non per una differenza di opinioni, trovo giusto che in Italia e nel Mondo, ci siano opinioni diverse, però è anche giusto che ci sia un confronto e rispetto tra le persone, non bisogna avere paura delle diversità, o di chi ha una religione diversa dalla nostra, o di chi ha un colore di pelle diverso o di chi fa delle scelte, che poi non lo sono, perché non si sceglie di essere omosessuale o eterosessuale, non si sceglie di nascere nel corpo sbagliato, è vero che oggi la medicina per chi nasce nel copro sbagliato, da la possibilità di portare equilibrio tra quello che c’è sempre stato dentro e quello che c’è anche fuori, quando si nasce stupidi la medicina purtroppo non ha inventato nessun rimedio, e quindi alle sentinelle in piedi veramente da napoletana, forse perderei l’aplomb, direi “arripigliatevi”!
Prossimi progetti, hai già delle proposte?
«Ci sono dei progetti imminenti, uno proprio nel napoletano, una commedia a teatro, una trasposizione di un film molto famoso, ma non posso essere molto esplicita. Sarò la protagonista assoluta e debutteremo proprio qui a Napoli, per me è qualcosa sicuramente che mi gratifica molto, perché non sono la bella di cui s’innamora il protagonista ma è tutta una storia a teatro che gira intorno a me. Dal punto di vista umano, come tutte le donne di trent’anni, sogno l’amore, sogno un uomo che mi ami, un uomo di cui innamorarmi, sogno l’abito bianco, e, quindi, la normalità che sogna qualunque ragazza.»
Ti piacerebbe lavorare con qualche regista in particolare?
«Mi piacerebbe molto lavorare con Sorrentino, ho fatto un provino per La grande Bellezza, dove lui cercava appunto dei personaggi surreali, anche lì poi ho sorpreso lui e me stessa, Paolo si aspettava arrivasse una ragazza su tacco dodici, rossetto rosso e ottava di seno, sono arrivata io e ha detto, oddio sei troppo elegante per questo film. Quindi scartata subito e, gli dissi se la prossima volta farai un film elegante ricordati di me.»