Virginia Brunetti è un’attrice e doppiatrice italiana. È nata a Roma, figlia della doppiatrice Silvia Pepitoni, ed ha frequentato il Liceo Classico Luciano Manara. È conosciuta in particolare come doppiatrice per aver prestato la sua voce al personaggio di Miley Cyrus in Hannah Montana. Ha partecipato, tra l’altro, anche al doppiaggio di Sin City, interpretando Nancy Callahan da bambina. Sentiremo parlare molto presto di Virginia Brunetti, per questo Mydreams riporta di seguito una sua intervista.
Chi è Virginia Brunetti?
«Una ragazza romana di 25 anni, anche se mio padre crede che io sia un lemure, perché ho gli occhi molto grandi… scherzo!»
Come ti sei ritrovata a diventare doppiatrice professionista?
«La mia carriera inizia a 4 anni, grazie a mia madre, Silvia Pepitoni, anche lei attrice doppiatrice professionista, che è stata il mio mentore sin da subito. Ho inziato a doppiare piccole cose, pensa che ancora non leggevo, ricordo che con mamma imparavo a memoria le battute fuori dalla sala di doppiaggio e subito dopo le incidevo al leggio. Sapeva come fare con me, anche lei ha iniziato da bambina, a 7 anni. Inoltre, il mio bisnonno, Luigi Esposito, era tra i brillanti della compagnia teatrale di Eduardo Scarpetta. È da lui che tutto è iniziato e a lui dobbiamo la nostra tradizione artistica. Oggi è a tutti gli effetti il mio lavoro, professionalmente e affettivamente parlando».
Quale personaggio famoso ti sei divertita a doppiare e quale invece ti ha spaventato di più.
«Ovviamente negli anni ce ne sono stati diversi. Recentemente Hanna, interpretata da Saoirse Ronan, nel film “Hanna”. Apparentemente è una ragazza angelica, ma nasconde una preparazione atletica e mentale degna di un soldato da assalto. Adoro il personaggio di Meera nel Trono di Spade, è una guerriera, selvaggia, ma forte e tenace. Mi ci rispecchio molto, sono un tipo sportivo, preferisco un pallone a una borsa di Louis Vuitton. Poi non posso dimenticare Hannah Montana, sono stati 6 anni di duro lavoro, ma la serie era divertente e ben fatta, ho un bel ricordo. In realtà non ricordo un personaggio che mi abbia davvero spaventato, ma ricordo un film horror del 2003, “Al Calare delle Tenebre”, dove interpretavo un bambino (lo so, sembrerà strano, ma spesso le bambine doppiano anche i maschietti se serve) che rischiava di essere ucciso da una specie di vecchia strega mostruosa… beh, avevo 12 anni e il buio della sala di incisione contribuì allo spavento per tutti i turni di doppiaggio del film! Ammetto che fu un po’ inquietante!»
In che modo, tecnicamente, avviene il doppiaggio? Hai sviluppato un tuo metodo personale o esiste una regola generale che tutti devono seguire?
«Il doppiaggio è composto da vari processi: saltando il discorso sugli accordi tra produzioni e società, il testo originale viene tradotto, adattato in italiano e consegnato, dalla società in possesso dell’opera, a un direttore di doppiaggio, che distribuisce le varie voci, ovvero decide personalmente a quali doppiatori affidare i vari personaggi. Ovviamente un doppiatore diverso per ciascun personaggio. Successivamente è in sala di doppiaggio che la magia prende forma. Ogni doppiatore è anche un attore, per questo il primo “segreto” è l’arte della recitazione. Riuscire ad infondere e trasmettere con il solo uso della voce le emozioni originali del personaggio/attore dell’opera è il vero successo e la più grande soddisfazione, artisticamente parlando, che un doppiatore può desiderare. Da un punto di vista tecnico c’è il problema della “sincronia”: la coincidenza ritmico/labiale tra la lingua originale parlata dall’ attore e il doppiaggio (per quanto ci riguarda in italiano). Solo con un testo ben tradotto, ma soprattutto ben “adattato”, il doppiatore riuscirà a far coincidere, spesso quasi perfettamente, le parole in italiano con quelle recitate nella lingua originale. Nonostante alcune tecniche di base vengano insegnate a tutti i doppiatori, grandi e piccoli, credo che ognuno sviluppi personalmente più metodi, recitativi e tecnici si intende. Non esiste un metodo universale, ogni volta il personaggio farà qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo… sta al doppiatore captarne le sfumature e renderle al meglio attraverso l’interpretazione vocale. Sicuramente avendo iniziato da piccola ho letteralmente assorbito gli insegnamenti di mia madre e di tutti i grandi maestri che mi hanno seguito fin dall’ inizio, eppure penso di aver sviluppato anche io un mio modo espressivo, tecnico e vocale. Comunque una cosa è certa, il vero segreto per seguire e capire il personaggio che si sta doppiando è guardarlo, guardarlo e studiarlo il più possibile, perché solo in questo modo si potranno riprodurre, ovviamente nella nostra lingua, le intenzioni dell’attore.»
Oggi, va molto di moda vedere un doppiatore sul grande schermo ma in qualità di attore. Anche tu pensi di diventare attrice un giorno? Pensi di seguire un corso di recitazione?
«Si anche io sto provando come attrice! Certo non è facile, ma ce la sto mettendo tutta. È un sogno nel cassetto! Mi sto informando per diversi corsi, ovviamente con attori o registi molto più grandi di me, che abbiano alle spalle esperienza e passione da trasmettere a giovani leve.»
Il tuo colore preferito?
«Il verde. Sono cresciuta a Villa Pamphili, la più grande villa a Roma! E poi amo la montagna. Il verde è un colore che mi ha sempre emozionato.»
Qual è il tuo piatto preferito?
«Le spuntature al miele, ovviamente cucinate da mamma!»
Se ti chiedessero di tornare bambina?
«Non tornerei bambina. Ho avuto un’infanzia felicissima, non ho mai bruciato le tappe e ho fatto tutto quello che una bambina deve fare, anche di più. Credo di aver fatto un bel percorso e mi piace ricordare il passato così com’ è. Perché rischiare di cambiarlo?»
Se avessi la possibilità di viaggiare nel tempo, dove andresti? Cosa faresti?
«Viaggiando nel tempo tornerei nell’antica Roma. Magari ai tempi dell’imperatore Traiano. I ricordi del liceo mi suggeriscono che fu un periodo d’orato per la mia città. Me ne andrei a spasso per le vie di Trastevere e del centro, notando la grandezza di una città finalmente ordinata e pulita. E constaterei il fatto che nel mio quartiere c’erano ancora le pecorelle.»
Progetti futuri?
«Studio e duro lavoro, Come ho sempre fatto.»