E sarà per sempre è il titolo del nuovo lavoro discografico di Viola Valentino, un album che acclama la vita rappresentandola come un dono prezioso da difendere e rispettare. Prodotto da Luca Venturi, il disco contiene 20 brani, tra cui alcuni dei più emblematici dell’artista, tre inediti e due cover quali Che m’importa del mondo di Rita Pavone e La mia storia tra le dita di Gianluca Grignani. Il singolo inedito Da qui all’eternità estratto dall’album è in attualmente in radio. Il brano è scritto da Andrea Gallo e Alfio Santonocito con il testo di Cristiano Minellono.
Il nuovo disco dal titolo E sarà per sempre è un inno all’amore e alla vita e che tratta delicate tematiche sociali.
«È un disco a cui tengo in modo particolare, dedicato a ciò che penso della vita e dell’amore. Il brano Lungometraggio, ad esempio è il film della vita vista dagli occhi di un uomo, Domani è un altro giorno parla di omofobia, I tacchi di Giada di violenza sulle donne. Sono stata sempre sensibilizzata da certi argomenti e ogni brano rappresenta ciò che intendo raccontare. Spero che il mio disco riesca a dare conforto a quelli che attraversano momenti di difficoltà».
Il brano Domani è un altro giorno è ispirato ad una storia vera?
«Sì. Prende ispirazione dalla triste storia di un ragazzo della provincia di Sondrio, che venne ad un mio concerto tanti anni fa, aveva quattordici anni. Ascoltai la sua confessione. Lui viveva in un piccolo paese di pochi abitanti, non sapeva come fare per gestire la sua situazione e come confessare ai genitori di essere omosessuale. In seguito venni a sapere che si era impiccato, purtroppo. Parlai con i miei autori, gli trasmisi le mie emozioni, il mio pensiero, il mio disappunto e nacque il brano».
Il disco contiene anche tre inediti: E sarà per sempre, Da qui all’eternità e Non ti ho perso.
«E sarà per sempre, che dà il titolo al disco è una canzone d’amore, la storia di una coppia che ha affrontato un periodo difficile. Da qui all’eternità parla della differenza di età in una coppia e delle discriminazioni che nascono nei confronti di chi si unisce ad una persona più giovane. Ma si è vecchi dentro, non fuori. Il terzo inedito Non ti ho perso è un brano che amo molto. Ognuno di noi immagina chi avrà lasciato quel cappotto nell’altra stanza, un uomo, una donna, un padre, un amico, potrebbe essere chiunque. Ognuno può dare a suo modo la sua interpretazione alla canzone: “Te ne sei andato via dalla mia vita, dal mio cuore, malgrado tutto non ti ho perso. Se sei morto non ti ho perso, se sei fuggito, non ti ho perso”. Ognuno, quindi, può immaginare una persona perduta. Io immagino mio padre».
Nel corso della sua carriera ha partecipato alle più importanti manifestazioni canore, Festivalbar, Cantagiro, Vota la voce, Un Disco per l’estate. Questi eventi non si organizzano più. Quanto hanno inciso nel suo percorso artistico?
«Ricordo che erano momenti di convivialità, di incontro tra artisti. E tante conoscenze si sono trasformate poi in amicizia. Ma al di là di quello, erano eventi che entusiasmavano e davano la possibilità agli artisti di presentare le canzoni. C’è nostalgia di quegli anni, in particolare del Festivalbar, diretto da Vittorio Salvetti. Adesso resta soltanto il Festival di Sanremo».
A proposito di Sanremo. Cosa ricorda delle sue due partecipazioni negli anni ’80?
«Penso di essere stata tra i concorrenti in gara che cantò dal vivo per la prima volta, perché nelle edizioni precedenti si cantava in playback. Il Festival di Sanremo di allora non era ancora quello dagli anni ’90 in poi, con la grande orchestra. Partecipai nel 1982 la prima volta con Romantici, una canzone che ottenne un discreto successo, poi mi presentai di nuovo nel 1983 con Arriva arriva».
Ritornando agli inizi, la sua carriera è cominciata nel 1968 con il 45 giri “Dixie” prodotto da Gino Paoli.
«Ero piccola allora, avevo solo quattordici anni, ricordo che i miei genitori firmarono i documenti. Avrei potuto proseguire ma per ragioni di età, di lavoro, di studio, non l’ho fatto. Ho ripreso, poi, con i Fantasy, il gruppo rock formato da istrioni della musica leggera italiana come Luigi Lopez, Tony Cicco. Io ero l’immagine del gruppo e Giancarlo Lucariello il produttore. Poi il gruppo si sciolse e Lucariello, il mio produttore anche negli anni seguenti, mi propose di cantare una canzone da solista, era il 1979 e la canzone era Comprami».
Comprami è stata negli anni rivisitata da tanti artisti. Cosa ne pensa?
«Sembra facile da cantare, ma non lo è. Bisogna interpretarla in un certo modo, altrimenti il messaggio non arriva. Comprami contiene un chiaro messaggio d’amore: tu pensi che io sia irraggiungibile, sappi che non lo sono, puoi benissimo raggiungermi e non mi devi comprare, con del denaro ma con un po’ d’amore, con dei fiori o con una poesia. Le femministe mi attaccarono a quei tempi, poi nel riascoltare il brano capirono di aver commesso un errore di interpretazione».
Quali altri brani hanno quasi raggiunto il successo di Comprami?
«Il brano Stronza inserito in questo ultimo album, che anche senza alcuna promozione radiofonica, ha conquistato il mio pubblico. Le radio si rifiutavano di trasmetterla per via del titolo e le TV non mi invitavano. Poi quando cominciò la tournée, l’anno di uscita del singolo, durante i concerti mi chiedevano di cantarla. È una canzone che piace a tutti, senza distinzione di età. E questo chiaramente mi gratifica».