Ciò che è andato in scena al Teatro Regio di Parma lo scorso 4 aprile 2017 non è stato un semplice concerto, ma una vera e propria Opera corale.
Poetico, romantico, drammaturgo, Vinicio Capossela, nel tour “Ombra”, tratto dal secondo capitolo del suo ultimo lavoro discografico – Canzoni della Cupa – travolge, sconvolge, si appropria della dimensione altrui e trascina il pubblico in un mondo fatto di danze, suoni caldi e scenografie fantastiche (giochi di luci ed ombre per l’appunto, possibili grazie al contributo anche della scenografa Anusc Castiglioni).
Vinicio lascia ogni singolo spettatore assuefatto dalle sue continue magie. E il trucco dov’è? Non c’è.
S’intraprende un viaggio onirico scandito da quattro soste: si inizia con la selva generata da ombre dei rami di alberi, i quali ci conducono nella più profonda intimità di Madre Natura che ha la fisionomia della Maddalena; poi i Minotauri, San Giovanni ed i balli a rievocare la cultura popolare, non priva dell’aspetto religioso; ancora, il suono degli archi che fa oscillare tra poesia e misticismo, fino all’apice de “Il plumminale” ovvero il licantropo, il quale raffigura la doppia anima dell’uomo, quella razionale e quella animale, il tutto scandito da un innumerevole cambio di cappelli, che si può definire come una sorta di “scenografia di se stesso”.
In ogni cappello c’è un viaggio, un’ombra che appare come la madre di noi stessi: colei che ci ha generato.
Il cammino prosegue negli abissi del sotto suolo, luogo di nascita del seme. Lo specchio è l’oggetto che rivela l’ombra tramite i riflessi, il canto delle sirene culla l’anima oscura. L’odissea si spinge oltre, tra “marinai, profeti e balene”, dove un’intrigante dimensione ombrosa gioca con suoni e luci donando quiete allo spettatore.
Il poeta irpino decide, infatti, di accostare alle emozioni nuove anche quelle passate, e lo fa con la stessa magia che lo contraddistingue da tutti gli altri.
Il viaggio si fa più lungo, dalla Taranta de Il ballo di San Vito, sino ad arrivare a valzer musicato dai Pianoforti di Lubecca, una serie di “canzoni a manovella” che divertono lo spettatore e smuovono quel ritmo di magia ed incanto.
L’Opera si potrebbe chiudere con una frase esemplificativa, sussurrata dall’artista: “L’ombra rivela l’invisibile… più è forte la luce più è cupa l’ombra”.
La serata si è infine conclusa con il ricordo delle tante personalità emiliane che hanno contribuito alla storia artistica e alla formazione del cantastorie, come Renzo Fantini e Franco Bassi, rendendo contemporaneamente omaggio alla città di Parma ed ai tempi vissuti in Oltretorrente, anche grazie alla presenza sul palco del chitarrista ed amico Flaco Blondini.
L’Ombra Tour si chiuderà lunedì 10 aprile al Parco della Musica di Roma: chi può, salga sull’ultimo treno della notte guidato da Vinicio.
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