Una raccolta dei brani più belli del suo percorso da cantautore e quelli da autore per i più grandi artisti italiani
Si intitola Comizi d’amore il nuovo disco di Vincenzo Incenzo. L’album live acustico raccoglie i brani più celebri della carriera artistica del cantautore, scrittore, autore e regista, che ha scritto brani per alcuni grandi artisti italiani.
Comizi d’amore contiene i brani Con che cuore scritta per Antonello Venditti, Altre emozioni per Sergio Endrigo, L’impossibile vivere per Renato Zero, Pierpaolo per Franco Califano, L’elefante e la farfalla, L’acrobata e Cinque Giorni scritte per Michele Zarrillo. La title track Comizi d’amore è l’inedito manifesto pensato per pianoforte ed archi, una canzone d’amore appassionata e di impegno civile. Il disco racchiude gli ultimi concerti che Vincenzo Incenzo ha tenuto in Italia, sia da solo con pianoforte e voce, che con Jurij Ricotti (chitarre), Gianfranco Mauto (tastiere), Minji Kim (soprano), Enrico Renzi (violino e viola) e Gennaro Della Monica (violoncello).
È uscito, Comizi d’amore, l’album che raccoglie i brani più intensi della tua carriera da cantautore e autore, un diario sonoro dei tuoi ultimi concerti. È il primo album live acustico in cui le tue canzoni rivivono con una veste musicale nuova. È un album emblematico per il tuo percorso artistico?
Assolutamente sì, è la chiusura di un cerchio; a 17 anni ho iniziato a cantare le mie canzoni al pianoforte al Folkstudio di Roma, (locale storico, culla di De Gregori, Venditti…), per proseguire poi come autore in un viaggio lungo 30 anni, corroborato dal teatro e dai grandi musical; con questo album mi ritrovo al pianoforte e tengo idealmente per mano quel ragazzino che ha sempre sognato di fare questo lavoro. Ho scritto più di 700 canzoni, impossibile fare una track list ideale, ma Comizi d’amore è una bella sintesi, un bel punto e a capo.
La title track Comizi d’amore è una canzone inedita il cui titolo si ispira all’omonimo documentario di Pier Paolo Pasolini, un film d’inchiesta, attraverso interviste, per scoprire il pensiero degli italiani sulla sessualità, l’amore e il buon costume. Cosa ti ha lasciato quell’opera cinematografica?
È stata una rivoluzione; intanto prendeva parola la gente della strada, quella che fin lì non aveva avuto voce in capitolo a livello mediatico; ma soprattutto si celebravano le fragilità umane, la grazia di chi si trovava davanti a domande impossibili e offriva risposte possibili. Un incanto.
Comizi d’amore nel finale recita “con un megafono di carta di giornale davanti al mondo che sognavo di cambiare coi miei comizi d’amore”. È un evidente manifesto di libertà. Quando hai avvertito l’esigenza di scriverlo?
Da tempo avverto l’esigenza di alzare l’asticella del coraggio nella scrittura, a costo di apparire impopolare. A livello discografico non mi interessa la cronaca, mi interessa la storia. Rifiuto le mode, il mio desiderio è lasciare una traccia. Comizi d’amore può sfuggire ai più in questo tempo distratto, ma potrebbe tornare attuale anche tra cinquant’anni. Questo spirito oggi mi muove.
Pierpaolo dedicata a Pier Paolo Pasolini, scritta per Franco Califano, contenuta nel disco, è una canzone di speranza contro il disprezzo altrui. Come è nata?
È nata in giro per Roma, una sera; ho immaginato i suoi passi, le sue riflessioni per i vicoli, le sue emozioni di uomo prima ancora che di artista epocale.
Un’altra Italia è una riflessione amara che descrive un Paese invivibile sia per i giovani che per gli anziani. Il brano auspica una rinascita dell’Italia. È una dedica d’amore e di rabbia al nostro Paese.
Sì, una pietra lanciata contro le sue ombre, ma anche un fiore offerto a chi ogni giorno si rimbocca le maniche perché questo Paese non affondi. Amo scrivere cose che oltre a guardare in noi stessi, si affacciano alla finestra del mondo.
L’impossibile vivere è uno dei tanti brani scritti per Renato Zero. La vostra è una collaborazione artistica consolidata negli anni. Cosa ha rappresentato per la tua carriera artistica?
Moltissimo. Ricordo sempre che il mio rapporto con Renato non si è fermato alle canzoni ma ha sconfinato in un musical, in un film, in una Mostra e in due libri. Renato è un faro, e vent’anni di lavoro insieme sono un dono, che spero non smetta mai di brillare.
Come autore hai partecipato ad 11 edizioni del Festival di Sanremo. Tra i brani ricordiamo la struggente ed intramontabile Cinque Giorni scritta per Michele Zarrillo, che chiude il disco Comizi d’amore. Quale ricordo conservi?
È la canzone che mi ha permesso di entrare dalla porta principale in questo mondo, il brano che ha messo curiosità a Zero, Dalla, Venditti, Zard e tanti altri su quel giovane autore. Cinque giorni mi ha cambiato la vita.