“Vincenzo” è un mediometraggio tratto da fatti realmente accaduti, scritto e diretto da Antonio d’Avino, in arte Marco J.M, che sarà presentato giovedì 20 settembre al teatro Summarte di Somma Vesuviana.
Circa due anni fa – dice il regista – leggendo un quotidiano, fui attratto da una notizia di cronaca: un giovanissimo ragazzo che, qualche tempo prima, si era reso responsabile con un gruppo di coetanei dello stupro di una quindicenne, era stato, come si dice in termini legali, ‘messo alla prova’, avrebbe trascorso un periodo presso una comunità di recupero delle devianze giovanili e l’esito della sua permanenza in quel luogo sarebbe stata valutata dai giudici e avrebbe condizionato in maniera drammatica la sua esistenza”.
Quello che il giornale non diceva e che il regista ha fatto diventare il punto di partenza del suo lavoro, è il vissuto complicato del ragazzo, che lo ha portato a non capire, a non discernere il bene dal male; niente giustifica il suo gesto ma attraversare le pieghe dell’animo umano ci rende tutti più deboli, più fragili, più simili.
Nella pellicola, realizzata senza fini di lucro e interamente autofinanziata da “Juna e Marco Arte” e prodotta da “OXEIA – L’isola dell’arte”, è forte il tema del recupero giovanile e della violenza sulle donne. Il film è ambientato in un piccolo centro dell’hinterland partenopeo. Vincenzo è un ragazzo coinvolto in frequentazioni sbagliate, con alle spalle un ambiente familiare difficile. Si trova, così, a diventare “protagonista” di un fatto di cronaca che rischia di segnare definitivamente la sua già precaria esistenza. Importantissimi nello sviluppo del racconto saranno sia l’intervento di un operatore sociale che l’incontro con l’arte e la letteratura. Queste, infatti, le chiavi che offriranno una nuova chance di salvezza al giovane.
“La storia è dedicata, soprattutto, a chi opera nel sociale e crede ancora che l’essere umano ha fondamenta sane, ‘umane’ appunto – dice d’Avino – ma è dedicata anche, con intenti diversi, agli scettici e a quanti ritengono la devianza qualcosa di innato, quasi genetico impossibile da recuperare. Mi piace pensare di poter contribuire, in qualche misura, a modificare questo punto di vista”.
Dopo la proiezione ci sarà un dibattito sul tema del recupero giovanile e la violenza sulle donne con il regista Marco e l’aiuto regia Juna, con Laura Russo, presidente di Telefono Rosa, Gianni Sallustro, direttore artistico dell’Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema, Mariarosaria Alfieri presidente dell’associazione culturale CriminAlt.