Deve essere proprio la grande passione che anima Renzo Rubino a farlo apparire così sicuro e simpatico. Un cantautore che al suo secondo disco, Secondo Rubino, che presenta a Sanremo 2014 nella sezione big, non stravolge ma conferma il suo modo di fare musica. Che è figlio di ascolto e formazione più classica che pop, anche se a questo riguardo ha qualcosa da sottolineare.
Stai per salire sul palco più pop d’Italia, mentre l’anno scorso hai fatto un pezzo che si chiamava proprio Pop e lo prendeva in giro.
«Per me pop è tutto quello che è bellezza, perchè è a disposizione di tutti. Mi sono interrogato in quella canzone perchè come dicono i miei discografici milanesi, è pop “tutto quello che ti prende, tac! Nei primi 20 secondi”. Secondo me è qualcosa in più. Lady Gaga? È molto più che pop, è più complessa la cosa.»
Le due canzoni che canterai, Ora e Per sempre e poi basta hanno un respiro da adulto. Come le hai scritte?
«Ora ha un arrangiamento rarefatto e c’è ritmo, l’ho scritta riflettendo sul presente, che mi porta a indagare su uno stato di infelicità latente che si riferisce a come si vive oggi. Si lavora tanto, ci si impegna ma si è sempre insoddisfatti. Ma finisce con un piglio ottimista. Per sempre e poi basta è una canzone che viene dalla sofferenza per amore, quando finisce restano i ricordi forti. E mi sono immaginato di descrivere il momento in cui ci si lascia e lo sai che non è per sempre. C’è un cinquantenne, Franco, che gioca a pingpong con me e dopo 30 anni ancora quando sta con la moglie se la coccola come se fosse la prima volta. C’erano i miei nonni che erano così. Mi piace pensare che possa essere così, anche se non so se è applicabile a tutti.»
Come scrivi le canzoni?
«Scrivo di getto e poi rivedo. Di istinto vado al piano e inizio a suonare e le note mi ispirano le parole chiave. Non ho mai in mente delle collaborazioni o delle interpretazioni da affidare agli altri. Scrivo pensando a me che canto. Anche se in questo anno che ho avuto la possibilità di incontrare molti personaggi, un desiderio mi è venuto. Fare qualcosa con Niccolò Fabi che è uno dei migliori cantanti in circolazione. Ma vorrei che fosse un duetto nascosto, una collaborazione intensa e non pubblicizzata per far vendere.»
Cosa rispondi a chi attacca i giovani a Sanremo che si presentano ancora parlando di amore?
«Cosa volete che si faccia quando tutto intorno crolla? È chiaro che il sentimento, l’affetto per una persona cara, per la famiglia è un rifugio. Le canzoni invocano amore, sia per le persone che per la terra natale. Il tema sentimentale è il vero messaggio rivoluzionario che si può dare in questo momento.»
Ti distingui sempre per pezzi anche ironici. Di che parla Non Mi sopporto, una canzone molto schietta nel tuo nuovo disco?
«Di tutte le ossessioni. Io ne ho alcune: gli accendini, per esempio, o i barattoli di vetro da riempire. A volte servono per capire. Come l’applauso sul volo Ryan Air all’atterraggio. Perché? Le persone nel traffico che si arrabbiano. La volgarità, le labbra rifatte. Parlo di questo.»
Cosa pensi dello stato attuale della musica?
«Ovviamente ho un pubblico molto diverso dai rapper che vanno forte oggi ma mi piacciono. Sono un mondo lontano da me ma sono i veri cantautori di oggi. Fedez, Madman mi piacciono. Poi c’è il modo di fruire la musica che cambia. Io stesso ho la playlist su Spotify e la considero una manna per la musica. Ascolto quello che mi piace da Bruno Martino alle cose più pop. L’importante è che arrivino le canzoni al pubblico in un momento in cui si vende poco. Per il resto voglio sottolineare che sono dell’idea che bisogna pagarla, in qualche modo.»
La copertina “sdoppiata” ha un’indicazione particolare sulla direzione del disco?
«Mi piaceva metterci dentro quello che sono diventato in questo anno, da quando il pubblico mi ha scoperto nel Sanremo scorso. Mi rappresenta, ci sono due Renzi, non mi piace un’unica direzione, ci sono due persone dentro di me. Ora che ci penso questo è proprio l’anno dei Renzi.»