Vasco Rossi, il Komandante, infiamma lo stadio ed unisce le generazioni
Vasco Rossi star per una notta allo stadio Maradona di Napoli. Premessa necessaria: sono una ‘vascomane’, ho visto 44 concerti suoi in tutta Italia. Ora potete immaginare come mi sia sentita quando al mio fianco, ‘scatenata menade impossessata dalle note del Blasco’, tre signore sui cinquanta anni hanno trascorso tutto e, dico tutto il concerto, a farsi selfie e a non pensare assolutamente a quello che accadeva intorno a loro e meno che meno sul palco.
Penso che non ci sia più religione! Diciamo che Vasco è riuscito dove altri non potrebbero nemmeno immaginare si possa essere.
Lui è nell’olimpo delle rockstar perché ha un pubblico formato da intere famiglie che cantano a squarciagola tutte le sue canzoni: pura magia vedere una madre e un padre ballare sulle note di Sballi ravvicinati del terzo tipo o di Ti taglio la gola e poi vedere i loro figli dimenarsi su Rewind e Delusa.
Ebbene il Kom sa molte cose di certo sa che deve proporre una scaletta che comprenda brani che soddisfino tutto il suo pubblico: si parte con XI comandamento, brano che apre il suo ultimo disco, e poi si viaggia tra passato e presente trainati a ritmo di una musica travolgente proposta da una band celestiale, il meglio che si possa trovare in giro.
Mostri sacri che accompagnano il Blasco, in assoluto stato di grazia, che canta con brevi pause dalle 21.25 sino alle 24.00. Avessi io un terzo della sua carica! Sembra non accusare nulla, felice di snocciolare brani su un tappeto musicale celestiale, accompagnato da immagini ed effetti di luci che rendono lo show una vera meraviglia.
Atteso anni, il ritorno alla normalità è qualcosa di bello. Ritrovarsi a ballare, a cantare, a stare in uno stadio per un concerto è in assoluto il più bel ritorno alla vita post pandemia che ci possa essere. Solo Vasco oggi in Italia fa questi numeri e, spetta a lui ricordare, come la guerra sia merda, che l’unica cosa che conta è essere contro la guerra dove ci sta la guerra muoiono le donne, i bambini, I vecchi, muore il mondo. No alla guerra.
Il Maradona balla, canta, vive, siamo vivi e quasi non sembra vero, ci guardiamo intorno increduli, poi piano piano capiamo che il nostro senso è questa serata ed allora sono tutti sorrisi e felicità, tranne per quelle mobile addicted che possono di certo dire di essere state ad un concerto, ma se al posto di Vasco ci fosse stato Gigione, sarebbe andato bene lo stesso.
Siamo solo noi quelli che hanno aspettato due anni per tonare a Vivere ed il nostro senso è cantare con Vasco, ridere con lui, ballare ipnotizzati da uno show mirabolante che utilizza il meglio della tecnologia moderna, il palco è di nove piani, affiancandola a musicisti veri che ancora sono capaci di fare uno show di due ore e trenta.
Komandante ancora una volta ci hai fatto vivere una favola, non una storia d’amore buttata via, ma una serata spericolata piena di sensazioni forti. In scaletta: Ti taglio la gola, Delusa, Rewind, Gli spari sopra, Siamo solo noi, Vita spericolata, Tofee, Sally, XI comandamento, Sono qui, Eh già, Canzone, Tu ce l’hai con me, L’uomo più semplice, Ti prendo e ti porto via, Se ti potessi dire, Senza parole, Amore… aiuto, Muoviti!, La pioggia la domenica, Un senso, L’amore, l’amore, C’è chi dice no, Albachiara.
Funziona anche la security che aiuta le tantissime persone ad orientarsi tra i vari settori, ma resta l’atavica mancanza dei bagni per le donne al Maradona: cari tutti siamo nel 2022 ma spesso sembra di essere ancora nel 1400.
Grazie Kom con te abbiamo ripreso a Vivere, almeno per una sera e domani? Domani si vedrà!!!!!