Valerio bruner per Mario Pacioll
“Credo che il compito di un artista sia quello di raccontare i tempi storici in cui vive, le storie e le persone che li animano”. Valerio Bruner
Venerdì 8 luglio dalle ore 20.30 , alla Piccola Galleria Resistente Studio di Antonio Conte, Vico Santa Maria a Lanzati 23 (Napoli), si terrà un incontro con Valerio Bruner dal titolo Sempe ‘ccà Preghiere napoletane,
dedicato a Mario Paciolla, giornalista ed attivista italiano scomparso in circostanze ancora da chiarire il 15 luglio del 2020 presso la sua casa di San Vincente del Caguàn in Colombia.
Attraverso momenti poetici e musicali, insieme ad Alessandro Liccardo (chitarra acustica) e Angela Rosa D’Auria (letture), Valerio Bruner condurrà i partecipanti in un viaggio evocativo attraverso la Napoli mistica e dannata.
L’evento è finalizzato a sostenere un documentario dedicato alla vita di Mario Paciolla, affinchè si continui a cercare la verità su quanto gli è accaduto.
Il progetto gode del patrocinio morale del Comune di Napoli, Università degli Studi di Napoli L’Orientale e Sindacato dei Giornalisti della Campania.
L’ingresso è su libera donazione e, come ringraziamento, gli intervenuti riceveranno una copia dell’omonima raccolta di poesie di Valerio Bruner e un’opera realizzata da Antonio Conte.
Dati i posti limitati è gradita la prenotazione inviando un messaggio Whatsapp ai seguenti numeri:
349 055 0376 /339 258 8060
Noi di Mydreams abbiamo avuto il piacere di rivolgere qualche domanda a Valerio Bruner.
Quando e come è nato questo evento che riporta sotto la luce dei riflettori l’amara vicenda di Mario Paciolla, morto il 15 luglio del 2020, in circostanze ancora da chiarire?
“L’artista deve raccontare i tempi storici in cui vive e narrare le storie e le persone che ne sono corpo e anima. Mario era un mio amico e la sua è una storia dei nostri tempi.
Come tale deve essere raccontata affinchè non venga dimenticata.
Sto realizzando un documentario che racconti chi era Mario, attraverso le testimonianze e i ricordi delle persone che lo hanno conosciuto e attraverso una canzone che ho scritto per lui, il mio primo inedito in lingua napoletana dal titolo Sempe ‘ccà.
L’evento dell’8 luglio sarà un incontro durante il quale racconteremo proprio questo progetto e lo faremo attraverso un viaggio musicale, poetico ed artistico nello Studio di Antonio Conte, un artista molto sensibile alle vicende dolorose di Mario che posso chiamare amico”.
Quali sono gli aspetti di Napoli che esercitano su di lei una particolare fascinazione?
“Sono nato e vivo in una Napoli di confine, in quella zona che si snoda tra Corso Garibaldi e Piazza Garibaldi, una zona che è ancora Napoli centro ma che in realtà è un mondo e un popolo a parte. Anime ai margini.
L’oscurità dell’animo umano ha sempre esercitato su di me un fascino, sin dai primi testi teatrali e le canzoni che ho scritto. Sarà perché per buona parte della mia vita mi sono sentito un emarginato, un outsider,
una sensazione che non mi ha ancora abbandonato del tutto. È come guardare un Caravaggio , in cui sono le ombre e non le luci a dare senso e significato all’intero quadro”.
Quali difficoltà ha incontrato durante la stesura del brano Sempe ‘ccà?
“Tante. In primis la lingua. Ho all’attivo tre album in lingua inglese, la lingua che ho scelto per le mie canzoni, ma per questo brano, per raccontare in maniera vera e sincera questa storia e le emozioni che la animano, sentivo che avevo bisogno di una visceralità più profonda e antica, qualcosa che ha a che fare con la saggezza nel sangue, come scriveva Flannery O’Connor.
E solo la lingua napoletana poteva dare forma e corpo a queste sensazioni. U
n’altra difficoltà è stata sicuramente sotto l’aspetto emotivo. Ho conosciuto Mario, siamo stati grandi amici e abbiamo lavorato insieme come giornalisti, conosco i suoi genitori, Anna e Pino, due persone splendide la cui forza e determinazione m i hanno tanto ispirato nell’approcciarmi a questa vicenda così triste.
Non è stato facile, sono dovuto entrare in punta di piedi e con rispetto sulla soglia di questa storia e renderla canzone”.
Lei è scrittore e musicista. Qual è, secondo lei, il compito della letteratura e della musica in questo momento storico così buio e travagliato? E cosa possiamo fare noi comuni mortali?
“L’arte deve suscitare emozioni e passioni forti: il teatro, la musica, la letteratura, la pittura, ogni forma d’arte deve scuotere gli animi. Altrimenti non ha senso. Sturm und Drang.
È di questo che abbiamo disperato bisogno oggi per scrollarci di dosso questa coltre di grigia indifferenza che ci soffoca giorno dopo giorno.
La storia siamo noi ha detto qualcuno. Che l’arte possa tornare ad essere quella scintilla che alimenta il fuoco sacro di una vita piena ed attiva”.
Ai partecipanti sarà data una copia omaggio di una raccolta di sue poesie. Ce ne può trascrivere una in particolare e commentarla per i nostri lettori?
“Maronna Nera è una poesia che scrissi e che poi ho musicato sulla melodia di un classico della tradizione folk americana, House of the Rising Sun. È la storia di una prostituta bambina e, come lei quante, che incrociavo nel tratto da Piazza Garibaldi a casa mia.
Ve ne trascrivo un verso: “’E suonne, ‘o ssaje, ‘ccà nun se campa. ‘E suonne ‘ccà se more”. I sogni non hanno dimora in queste strade. Per i sogni, qui, si muore”.
Quali progetti in un prossimo futuro? Con quale artista italiano e/o straniero vorrebbe collaborare?
“L’obiettivo adesso è terminare la realizzazione del documentario che uscirà a settembre.
Sto già lavorando affinchè possa uscire anche in America Latina, proprio in quei luoghi dove Mario ha viaggiato e trascorso buona parte della sua vita. Dopo di questo, sarà il momento di incidere un album, il primo in lingua napoletana. V
orrei che fosse un’unione tra sonorità rock e melodie del nostro Sud. Se parliamo di artisti italiani mi piacerebbe collaborare con Edoardo Bennato ed Enzo Avitabile, se guardo oltreoceano Patti Smith”.