“È l’amore il mio vizio migliore, ce l’ho nelle ossa, asciuga il dolore del male che ho dentro” canta Valeria Vaglio nella title track che dà titolo al suo nuovo album, Il mio vizio migliore, freschezza musicale che accompagna parole emozionanti fin dal primo incipit, e l’amore, quello tanto desiderato e quello grande, a volte fa male. L’amore compare sotto ogni forma in questi dieci brani de Il mio vizio migliore che fanno pensare, sorridere, divertire, arrabbiare, dal ritmo semplicemente piacevole e incalzante come in Addosso, o ballad suadenti, la bellissima Polvere. Il mio vizio migliore è il terzo album autoprodotto di Valeria Vaglio, per una delle cantautrici più interessanti della nuova generazione, attualmente in tour, prossima tappa il 26 aprile allo storico locale milanese, RhaBar. Il 9 maggio al Whiskey a Go Go di Bari, il 18 maggio alla Fiera Internazionale della Musica di Genova e il 12 luglio al Premio Caruso a Racale (LE).
Il mio vizio migliore è un album interamente autoprodotto, stanca di bussare alle porte delle case discografiche?
«In realtà se avessi bussato mi avrebbero aperto. Certamente è molto più complicato iniziare da zero, ma, avendo già due album all’attivo, credo che non avrei avuto problemi. La necessità di autoprodurmi deriva dal fatto di sentirmi completamente libera di decidere, di fare, sbagliare, cantare cosa, quando e dove voglio.»
Quanta fatica c’è dietro un’autoproduzione?
«Moltissima. Questo non posso negarlo. Quando sei prodotto da un’etichetta ci sono persone che si occupano di tutta la parte meramente burocratica, contratti, firme, clausole. E poi anche le tempistiche sono gestite in modo molto più fluido, perché l’esperienza aiuta a fare in modo che tutto si incastri alla perfezione. Però la soddisfazione di tirare fuori qualcosa di completamente tuo è davvero impagabile.»
Ci parli se ci sono state delle collaborazioni in questo album?
«I pezzi sono stati scritti tutti da me. Mi sono lasciata guidare molto dai musicisti che hanno suonato in fase di registrazione, perché credo che nessuno più di loro conosca meglio le potenzialità del proprio strumento e abbia chiaro quando e come possa interagire con gli altri. Lo spunto per scrivere la bonus track del disco “Sand like snow” è arrivato dopo aver letto la sceneggiatura di WAX, l’opera prima del regista salentino Lorenzo Corvino con cui ho lavorato a stretto contatto per la realizzazione dell’intera colonna sonora del film.»
In questo album, c’è una disperata e bisognosa voglia di amare, perché è così importante?
«Perché intorno all’amore si muove tutto il mio mondo, mi fa contorcere, mi scava dentro, mi obbliga a confrontarmi costantemente con principi morali, aspettative, sogni e progetti. E parlo anche dell’amore insano, quello che ti stravolge e non ti lascia nulla se non il vuoto, ma che ha comunque un ruolo importante perché distrugge tutto quello che incontra, schermi e sovrastrutture in cui spesso ci barrichiamo e ci sentiamo inutilmente al sicuro.»
La title track, Il mio vizio migliore, parla dell’amicizia, oggi più che mai bistrattata…
«Anche quella una forma d’amore di cui molto approfittano perché apparentemente meno impegnativa rispetto ad un rapporto di coppia. Eppure, nonostante tutto, spesso ci lasciamo prosciugare da quelli che riteniamo erroneamente amici, perché non riusciamo ad andare contro la nostra indole.»
Uno dei brani più toccanti è Torno presto…
«C’è stato un periodo in cui non si parlava altro che di Afghanistan, di attentati, di stragi, cose peraltro che continuano ad esserci ma che non fanno più notizia. Ho pensato a quanto può essere difficile restare lontano da casa in una situazione di estremo e costante pericolo, non temendo tanto la morte, quanto per il dolore che potrebbe provocare a chi resta.»
Polvere, parli dei ricordi, Leon Blois diceva chi vive di ricordi non fa altro che morire…
«Polvere parte dai ricordi ma si chiude con una forte proiezione verso il futuro, con una prospettiva estremamente positiva (“finirà la notte se apri le ali e provi a volare”). Siamo il prodotto di quello che è diventato un ricordo, credo che per diventare altro da quello che siamo dovremmo sempre ricordare quello che siamo stati.»
Sand like snow, unico brano in inglese, come mai questa scelta e cosa significa per te?
« “Sand like snow” è la colonna sonora di WAX, opera prima di Lorenzo Corvino. L’ho scritta dopo aver letto una delle prime stesure della sceneggiatura e l’inglese mi sembrava potesse veicolare meglio il senso del brano e del film, di respiro decisamente internazionale.»
Cosa ti è restato dell’esperienza sanremese del 2008 così impegnativa e importante?
«Sanremo mi ha sottoposto ad una pressione incredibile, grazie alla quale ho capito che c’erano le premesse perché potessi fare questo lavoro in modo serio ed essere all’altezza della situazione. Ho osservato molto quello che mi succedeva intorno, ho cercato di rubare il più possibile dai grandi artisti con cui ho condiviso il palco. Mi sono divertita tanto e non ho consentito mai allo stress o all’ansia di rovinarmi la festa. È paradossale ma a Sanremo è facile perdere di vista la musica, perché il contenitore ha un peso specifico maggiore del contenuto, ma a sistemare tutto ci ha pensato il mare, grande riserva di calma della mia vita.»
Cosa pensi dei talent e se ti sei mai proposta per un provino?
«I talent sono l’unica vera vetrina per riuscire a mettere fuori la testa dal mare magnum di artisti o pseudo-tali. È ovvio che ci sono dei compromessi a cui necessariamente scendere, dipende tutto da quanto vuoi rischiare di essere schiacciato da un ingranaggio molto più grande di te e quanto sei presuntuoso da pensare di poterlo gestire. Provini veri e propri ne ho fatti pochi, concorsi parecchi.»
Hai la direzione artistica della BoBo Records, in cosa consiste, ascolti tanti artisti emergenti? Come vedi il livello dei nuovi musicisti? Dici parecchi no?
«Ascolto tantissime demo di artisti che suonano generi molto diversi tra loro. Poche volte però resto davvero colpita. Spesso mi sembra di ascoltare un copia-incolla di qualcosa che è molto più figo alla sorgente e ovviamente non replicabile. Mi altero davanti alla spocchia e alla presunzione di quelli che si considerano geni incompresi (ma forse la presuntuosa sono io che non ne colgo la genialità!)
Non sono alla ricerca dell’originalità a tutti i costi, ma della singolarità, di quella personalità artistica che spicca in due note, senza pensare subito “questa cosa somiglia a…” Dico spesso di no, ma almeno rispondo. Sempre.»
Combatti anche per il sociale, Amnesty International e campagne contro l’omofobia, quant’è importante per te?
«Credo che sfruttare la grande visibilità di questo lavoro per sensibilizzare il pubblico a tematiche così importanti sia quasi un dovere morale.»
Oltre alla musica di cosa ti occupi?
«Mi piace tanto viaggiare, poi la fotografia, frequento spesso mostre, cinema, teatri, mi piace giocare a tennis, fare immersioni, sciare…»
Progetti futuri?
«Suonare tantissimo, incontrare gente nuova, lasciarmi trasportare dall’istinto. A qualunque costo.»