Dal 16 al 18 gennaio al Nuovo Teatro Sanità va in scena “Una vita violenta nella città di Dio” scritto e diretto da Ciro Pellegrino. Lo spettacolo rientra nel progetto “Oltre ogni possibile fine: Pasolini a quarant’anni dalla morte”, che il Nuovo Teatro Sanità, durante il mese di gennaio, dedica a Pier Paolo Pasolini.
Il titolo del lavoro teatrale nasce mettendo insieme due opere di Pasolini (Una vita violenta e Storie della città di Dio) e vuole realizzare un confronto con con la “borgata napoletana” e le sue contraddizioni locali e universali.
La vicenda scenica costruita da Ciro Pellegrino parte dalla morte del poeta e immagina di riportarlo in vita per girare un film da morto: l’ultimo film di Pier Paolo Pasolini. Così la vita dello scrittore e quella delle sue opere trovano una composizione che le interseca, andando al cuore di quella relazione tra arte e vita, che vede l’una nutrirsi dell’altra in una continua osmosi, ma anche inserendo altra vita nelle parole del poeta, scritte di pugno dai protagonisti che le interpretano, in una continuità di pensiero e di arte con l’oggi che ne accoglie il senso e lo fa proprio in questo. Il lavoro di Pellegrino si configura come uno spettacolo corale e sperimentale, dove il senso più proprio della ricerca è la trasformazione dell’esistenza in codici adatti a rappresentarla e dell’arte in altra arte.
Un’opera d’insieme in cui tutti i momenti sono legati dal filo conduttore della drammaticità, ma anche della passione per la vita.
La scena è quella del luogo Idroscalo, dove fu ucciso. Tutto ha inizio dalla sua morte.Pasolini riprende da morto il suo ultimo film: quello della sua vita. Lo spettacolo è un susseguirsi di flash della sua vita umana e artistica. Un intreccio tra poesia, racconti e azioni tratte dai suoi film. Da “Ragazzi di vita” della borgata romana ai tempi di Pasolini, ai ragazzi della nuova società. La storia personale del poeta si intreccia con quella dei suoi Accattone, Mamma Roma, Salò e con le storie di Ragazzi di Vita. L’arte si fa vita del poeta friulano.
Nella tessitura drammaturgica de “Una vita violenta nella città di Dio”, sono inseriti brani scritti, per l’occasione, dagli attori. Ogni loro racconto vuole essere un grido di “aiuto” . Un aiuto a cambiare. Un aiuto a farcela… “Non c’è gruppo di ragazzi, incontrato per strada, che non potrebbe essere un gruppo di criminali… Essi non hanno nessuna luce negli occhi… Il loro silenzio può precedere una trepida domanda di aiuto…” (P.P.Pasolini)
Lo spettacolo è il frutto di un progetto che ha visto Ciro Pellegrino lavorare per molti mesi con i giovani attori del laboratorio teatrale del Nuovo Teatro Sanità.