In scena dal 2009, Una specie di Alaska approda al Teatro dell’Orologio di Roma, dall’8 al 26 ottobre in sala Moretti, dopo anni si successo di pubblico e di critica.
Una specie di Alaska è una commedia terribile come un incubo, dura come una relazione scientifica e struggente come un mèlo. Ispirata alla raccolta di testimonianze che il neuropsichiatra di fama mondiale Oliver Sacks raccoglie in Risvegli, opera memorabile in cui ci trasmette le esperienze dei suoi pazienti affetti dell’encephalitis letargica, epidemia che dopo il 1916 terrorizzò buona parte del mondo (resa celebra dal film “Risvegli” con Robert De Niro e Robin Williams).
Una ragazzina è rimasta come “addormentata” per quasi trent’anni. Oggi si risveglia. È convinta di andare alla festa del suo compleanno, la mamma le ha preparato un vestito per i suoi quindici anni. Ma non c’è nessuna festa. Non ci sono più né padre né madre. C’è una donna “vecchia” di quarantacinque anni ed è lei stessa.
Ad aiutarla nel suo nuovo contatto con il mondo ci sono la sorella prediletta Pauline – divenuta “vecchia” a sua volta – e un amico di famiglia, il Dottor Hornby che ha sperimentato la somministrazione di L-Dopa, dopamina, su di lei.
È quasi impossibile convincere quella ragazzina di ciò che le è successo. Nel bene e nel male, però, bisogna vivere lo stesso, anche se tutto è privo di senso.
Il Premio Nobel per la letteratura 2005, Harold Pinter, colpito dalle incredibili vicende umane descritte da Sacks ci racconta in modo commovente ed estremo il risveglio di una donna dopo ventinove anni di coma letargico.
Da esperto drammaturgo sceglie di mettere in scena il momento esatto de ritorno alla vita facendo così coincidere il tempo dei personaggi a quello degli spettatori.
Valerio Binasco a sua volta mette in scena uno spettacolo nel quale emergono “minimalismo, intimità e crudezza”, che secondo lui costituiscono le suggestioni del teatro contemporaneo. La massima capacità emozionale del testo viene trasmessa ricorrendo al nudo spazio scenico e a elementi di scenotecnica ridotti all’essenziale, estrapolati dalla realtà non-teatrale (objets trouvés). Il pubblico è testimone ravvicinato e partecipe di questo risveglio. Pinter conduce la storia in modo sospeso, come in un thriller e la regia spinge gli attori in una dimensione priva di convenzioni teatrali e toni impostati.
La scommessa di ogni replica è fare accadere a ogni istante, nel rispetto della partitura pinteriana, le sfumature dell’amara e a tratti paradossalmente comica vicenda.
Sara Bertelà, nei panni di Deborah, affiancata da Orietta Notari e Alessandro Accinni, conduce il pubblico in un clima sospeso – “…in una specie di Alaska”, per l’appunto – tra un presente assurdo dove non riesce a collocarsi e quel tempo ‘bianco’, non vissuto e rubato, che non tornerà più.
Nel settembre 2014 al Teatro San Carlo di Napoli, Sara Bertelà è stata premiata come migliore attrice protagonista (spettacolo Exit di Fausto Paravidino) della stagione scorsa per il prestigioso Premio Le Maschere del Teatro 2013. Lo scorso anno, in occasione del Festival Volterra Teatro, vince anche il Premio della Critica ANCT 2014.