È disponibile in libreria e negli store digitali Un viaggio chiamato psicoterapia di Alessandra Parentela e Michela Longo, edito da CTL Editore Livorno.
Sul frontone del tempio dedicato ad Apollo a Delfi è iscritta l’esortazione conosci te stesso e questo libro, vincitore del premio Miglior opera Prima al Festival della Cultura di Catania Etnabook 2020, pone le sue radici proprio nella consapevolezza di se stessi per poter vivere in modo sereno ed appagante. Tuttavia questa indagine necessita della relazione con gli altri perché ognuno di noi, come affermava Aristotele non vive su un’isola deserta ma interagisce con i propri simili essendo fondamentalmente zoon politikòn ovvero un animale politico portato per sua natura ad unirsi ai propri simili per formare delle comunità con una fitta rete di relazioni interpersonali.
Molti individui trovano difficoltà a conoscere se stessi vuoi per scarsa attitudine all’introspezione, vuoi per problemi relazionali o altre cause e quindi sono costretti a ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta che è capace, attraverso conoscenze ed empatia di mettere a fuoco la situazione per giungere a una relazione con noi stessi e con gli altri serena, fruttuosa, stabile. Ovviamente questo percorso cambierà entrambi i soggetti della relazione cioè lo psicoterapeuta ed il paziente offrendo spunti critici di riflessione e di crescita.
Un viaggio chiamato psicoterapia, scritto da due donne, una psicoterapeuta e la sua paziente, racconta lo svolgersi di questa relazione in modo semplice ed efficace. Le due autrici, Alessandra Parentela e Michela Longo, così raccontano la genesi del libro: «Questo libro trae la sua origine dalla relazione profonda ed unica tra terapeuta e paziente. L’idea del libro nasce in modo molto naturale perché rappresenta l’unione perfetta di due intenti complementari: da una parte l’obiettivo di Alessandra di scrivere un libro innovativo sulla psicoterapia, dall’altra il tentativo di una paziente tra le più difficili che lei abbia avuto, di comprendere a fondo il percorso psicoterapeutico attraverso la scrittura di dettagliati resoconti di ogni seduta. E un giorno ci siamo dette che avevamo tutti gli ingredienti per scrivere un libro insieme avendo come obiettivo di voler accostare le persone alla psicoterapia, addentrandole in un vero percorso in cui potersi immedesimare, sminuendo quell’alone di vergogna e mistero che ancora c’è dietro al bisogno di rivolgersi ad uno psicoterapeuta». E l’opera centra tale obiettivo in modo completo ed esauriente.
Nella prima parte Alessandra Parentela introduce il lettore nel mondo della psicoterapia in modo chiaro tra metodologie e teorie psico-filosofiche del passato sgombrando anche il campo dal pregiudizio secondo il quale chi si sottopone a sedute psicoterapeutiche debba essere un individuo problematico e fragile. Nella seconda parte viene raccontato il viaggio che intraprende il paziente, ovvero Michela Longo durante la terapia. È necessario scrivere pensieri ed emozioni esplorando angoli a volte bui e dolorosi del passato. Attraverso la relazione che si instaura con la psicoterapeuta Michela riuscirà ad accettarsi. L’ultima parte è costituita dal dialogo tra le due donne nel quale entrambe riflettono sul percorso intrapreso ed i risultati ottenuti.
Noi di Mydreams le abbiamo intervistate.
Quando e come vi siete conosciute e qual è stata la molla che vi ha spinto a scrivere un libro insieme?
«Ci siamo conosciute nel settembre del 2016 quando io, Miki, mi sono decisa a chiamare Alessandra per iniziare una terapia psicologica, la quale è durata fino a maggio 2019. Pertanto questo libro trae la sua origine dalla relazione profonda ed unica tra terapeuta e paziente. L’idea del libro nasce in modo molto naturale perché rappresenta l’unione perfetta di due intenti complementari: da una parte l’obiettivo di Alessandra di scrivere un libro innovativo sulla psicoterapia, dall’altra il tentativo di una paziente tra le più difficili che lei abbia avuto di comprendere a fondo il percorso psicoterapeutico attraverso la scrittura di dettagliati resoconti di ogni seduta. E un giorno ci siamo dette che avevamo tutti gli ingredienti per poter scrivere un libro insieme. Il nostro obiettivo è di voler accostare le persone alla psicoterapia, addentrandole in un vero percorso in cui potersi immedesimare, sminuendo quell’alone di vergogna e mistero che ancora c’è dietro al bisogno di rivolgersi allo psicoterapeuta. Chi va dallo psicoterapeuta ha problemi come li hanno tutti. La differenza con chi non ci va è che chi inizia un percorso terapeutico si mette realmente in gioco e vuole iniziare a risolverli. È un libro che parla di esistenza e si interroga sul senso della vita. Il messaggio più forte che vuole dare è come sia nelle relazioni umane che si trova la risoluzione di qualsiasi conflitto, perché è nella condivisione che si trova la felicità».
A chi si rivolge il libro e che accoglienza vi aspettate dai lettori?
«Il libro si rivolge a tutte quelle persone che hanno voglia di addentrarsi in un percorso di psicoterapia in modo semplice e leggero. Riteniamo che sia “Un viaggio chiamato psicoterapia” sia un libro fruibile da molti. Il nostro intento è che i potenziali lettori lo trovino scorrevole e di facile lettura. Ci auguriamo di lasciare un messaggio positivo sulla psicoterapia e speriamo anche di riuscire ad emozionare un po’ chi lo leggerà».
Quali difficoltà avete incontrato scrivendo a quattro mani?
«Ci verrebbe da rispondere nessuna in particolare. Non siamo scrittrici di professione, era la prima volta per entrambe e ci siamo lasciate in un certo senso guidare dalla voglia di scrivere e dal piacere di farlo insieme. Sapevamo di avere molta sintonia e scrivere questo libro è stata solo un’ulteriore conferma di questo. In ogni caso, scrivere a quattro mani è stata una bella sfida perchè l’importante era scrivere la storia del percorso e scriverlo a quattro mani ci ha permesso di confrontarci in continuazione per capire che quello che stavamo buttando giù poteva prendere una sua logica per coinvolgere meglio il lettore addentrandolo in una psicoterapia non pesante ma romanzata e quindi con quella fluidità che potesse permettere a chiunque di identificarsi ed emozionarsi».
Quale parte dell’opera ha richiesto un impegno maggiore?
«Il libro è diviso in tre parti e vuole ripercorrere le tappe di un vero e proprio viaggio. Nella prima parte la voce è quella di Doc che descrive in modo semplice e chiaro la psicoterapia: perché si inizia, quali sono i suoi obiettivi e quali aspetti della vita vengono “curati” in psicoterapia. Nella seconda parte è Miki che parla. Con gli occhi di paziente, racconta tappa per tappa i momenti significativi del suo viaggio. Nella terza parte del libro Doc e Miki si ritrovano a dialogare e iniziano insieme l’ultima fase del viaggio: il ritorno a casa. Ogni parte ha le sue particolarità, sono tutte e tre molto diverse tra loro. L’impegno maggiore è stato quello di raggiungere la giusta proporzione tra loro per creare una narrazione fluida e leggera ma sempre accattivante».
Il libro ha vinto il Premio Miglior Opera Prima al Festival della Cultura di Catania Etnabook 2020. Vi aspettavate questo risultato?
«Aver vinto il Premio Miglior Opera Prima al Festival della Cultura di Catania Etnabook 2020 è stato inaspettato ed è lì che abbiamo capito entrambe che l’importante è credere in quello che si sta facendo perchè i sogni, potendosi avverare, ti possono catapultare in una nuova realtà».
Nel libro si fa spesso riferimento a Irvin Yalom, uno scrittore, psichiatra e docente statunitense e al suo libro dal titolo Terapia allo specchio che analizza, come il vostro lavoro la relazione tra paziente e terapeuta. Potete scriverne le analogie e le differenze?
«Ci teniamo a precisare, solo per onor del vero, che non citiamo nel nostro libro l’opera di Yalom “Terapia allo specchio”. Peraltro quest’ultima è stata pubblicata per la prima volta in italiano da Neri Pozza dopo qualche mese dalla pubblicazione del nostro libro. Citiamo tuttavia molte volte Irvin Yalom, a cui abbiamo anche di recente inviato una copia del libro tradotta, sperando con tutto il cuore che possa leggerlo, magari un giorno. Tornando a “Terapia allo specchio”, per rispondere alla vostra domanda, riteniamo che questo libro abbia un’impostazione diversa dal nostro. È il risultato di un vero e proprio esperimento psicoterapeutico messo in atto da Yalom ed il resoconto sistematico delle sedute sia da parte sua che da parte della sua paziente. C’è un continuo confronto tra la percezione del paziente e di quella del medico, con il risultato che anche quest’ultimo svela molto del suo lato umano. Questo aspetto non è invece così presente nel nostro libro. Diciamo che Doc non si svela come fa invece Yalom. Questo perchè non era tra gli obiettivi del nostro libro, sebbene sia anch’esso incentrato sull’importanza della relazione profonda e intima che si crea in “un viaggio chiamato psicoterapia”».
Quale unica frase potrebbe contenere il messaggio che volete veicolare?
«É la frase con cui Miki descrive la psicoterapia come un viaggio. “(…) Per ciascuno questo viaggio avrà sfondi, luoghi, tappe e incontri unici, e sarà diverso dagli altri. Ma avrà un elemento comune per tutti quelli che decideranno di intraprenderlo: diventerà infatti il “dono” più prezioso che ci si possa regalare. E ognuno, con il proprio compagno di viaggio, instaurerà il rapporto più difficile che si possa costruire, ma anche tra i più profondi e veri che si possano sperimentare.” Racchiude sicuramente il messaggio che volevamo mandare, ma non solo. Per noi è molto significativa perchè rappresenta simbolicamente la nascita del libro: è stato infatti quando Doc la lesse che decise che avremmo scritto un libro insieme».
Pensate, a breve, di intraprendere la stesura di un nuovo libro?
«Abbiamo questo obiettivo, sì. Non c’è ancora una vera e propria pianificazione del lavoro ma diciamo che le idee non mancano. La nostra sintonia intellettuale non si è ancora minimamente esaurita pertanto ci piacerebbe “usarla” per continuare a fare insieme quelle riflessioni esistenziali che speriamo possano nuovamente emozionare i nostri lettori. Inoltre possiamo anticipare che Alessandra ha già completato la stesura di un suo nuovo libro che verrà pubblicato a breve».