Che il disco più suonato del momento sia in Italia di ispirazione hip hop non è una novità, ormai. Ma che a cantarlo sia una donna, Baby K con Roma-Bangkok, in parte lo è. E la freschezza del pezzo che è al numero uno di Itunes e nelle radio (ma si fa largo anche all’estero) è ancora più rafforzata dal featuring di Giusy Ferreri, un’artista che finora era rimasta in lidi più canonici della canzone italiana. Abbiamo incontrato la protagonista di questo exploit estivo, per farci raccontare del suo disco Kiss Kiss Bang Bang
Baby K non è nuova a collaborazioni di successo, ma volevamo sapere se il successo del singolo ti ha colto di sorpresa..
«Beh, avevo sentito la base che avevano preparato per me i produttori Takagi e Ketra e subito me ne ero innamorata perché avevo tutto il disco e mi serviva proprio il singolo estivo per eccellenza. Poi cantandoci sopra ho maturato l’idea di avere una doppia voce, perché secondo me necessitava di questo. E siamo arrivati a scegliere Giusy perché è la cantante che non ti aspetti, quella che sorprende. Lei subito ci ha mandato con entusiasmo il suo provino e ci abbiamo creduto. Ovviamente non si sa mai come va e il fatto di aver avuto dei singoli di buon successo, di questi tempi non assicura proprio niente.»
Sei modesta!
«Non ti assicura l’uscita di un album, per questo ci tengo molto. Non volevo fossilizzarmi sul rap, nemmeno sul pop perché credo non diventerò mai una cantante pop nel senso canonico del termine. Quindi ci ho messo dentro tutto quello che sento e i temi che mi sono più cari, la mia vita. E volevo presentare un lavoro che parlasse di me in questo momento che ho più gente che mi ascolta.»
Sei legata al mondo rapper che viene indicato come spesso maschilista. Che ne pensi?
«Ho pubblicato un primo EP che si chiamava Femmina Alfa, che parla proprio di come le donne devono essere contente di essere se stesse ma pensare da uomini. Un po’ gioco con gli opposti e ancora ci credo a questa cosa. Anche il titolo del disco è una contrapposizione tra il “kiss” e il “bang”.»
Tra l’altro la copertina appare molto vintage, anche il carattere con cui è scritto. L’hai seguita tu?
«Io sono in fissa attualmente per gli anni 80 e 90 quindi mi piaceva avesse le caratteristiche di un club vintage. Ma non è l’unico riferimento alle mie passioni. Nei testi parlo delle cose che faccio, dello shopping online, dell’amore ai tempi degli hipster, della mia passione per la moda, che qualche anno fa mi ha fatto anche seguire un corso all’Accademia di Roma.»
Cosa vuoi esprimere con l’idea del viaggio che ritorna spesso nelle tue canzoni?
«Che a volte bisogna fermarsi, come ho fatto io da quando ero emergente ad adesso. Mi sono trovata a correre, vivo a Roma, lavoro a Milano ed è sempre bene fermarsi per poter individuare cosa vuoi far capire di te agli altri. Questo disco è un’evoluzione ovviamente, ho potuto lavorare su di me a fondo e ho anche messo a fuoco delle collaborazioni che mi stavano a cuore come quella con Madh. Con lui spazio ancora di più, dalla Giamaica all’elettronica.»