Un farmaco attualmente in uso per curare la pressione alta, il “Verapamil”, potrebbe diventare un valido alleato nella cura anche del diabete di tipo 1. In base, infatti, ad uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine, il “Verapamil” potrebbe essere capace di rallentare la progressione della malattia, “salvando” dalla morte le cellule beta ancora presenti nei pazienti con diagnosi recente.
In questa maniera si presume che i pazienti che prendono Verapamil all’esordio del diabete possono avere una malattia meno grave e più facilmente gestibile anche con meno insulina. Ricordiamo che il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmunitaria a causa della quale le beta-cellule che producono l’insulina per regolare lo zucchero nel sangue vengono danneggiate dall’attacco del sistema immunitario di un soggetto che è destinato a diventare quindi dipendente da iniezioni di insulina per regolare la glicemia.
Attualmente purtroppo mancano terapie in grado di salvare le beta cellule, ma secondo questo studio, il Verapamil potrebbe essere un candidato in questa direzione: in particolare i ricercatori americani hanno testato il farmaco su ben 32 soggetti di età compresa tra i 18 ed i 44 anni con diagnosi di diabete di tipo 1, che presentavano ancora beta-cellule sfuggite all’attacco autoimmunitario. Gli esperti hanno quindi scoperto che somministrando Verapamil a questi soggetti, le beta cellule residue avevano salva la loro vita. E’ stato poi anche dimostrato che in farmaco sarebbe in grado di ridurre l’infiammazione del tessuto beta-cellulare. Inoltre i pazienti trattati col farmaco vanno incontro a un minor numero di ipoglicemie (quando lo zucchero nel sangue è troppo poco, evento pericoloso per il cervello).
L’idea potrebbe, dunque, essere quella di somministrare Verapamil in soggetti che abbiano ancora una quota di beta-cellule residue, ma al momento siamo nel campo della sperimentazione, per cui non è ancora chiaro quando e per quanto tempo dovrebbe essere dato il farmaco.