Si svolgerà dal 27 giugno al 14 luglio la Festa de l’Unità di Pomigliano d’Arco presso l’ex stazione della Circumvesuviana, abbandonata e in degrado.
Il giorno 8 giugno ad oggi è stata organizzata la manifestazione ReTrain che ha coinvolto artisti e volontari in una bonifica dell’area volta a restituire all’intera comunità l’edificio e lo spazio circostante trasformando così un problema in una risorsa.
Alla festa sarà possibile assistere ad alcune mostre pittoriche e fotografiche tra cui sarà presente anche il maestro Peppe Pappa con alcune sue opere che si sposano perfettamente alla tematica del posto.
A partire dalla fine degli anni sessanta, infatti, Peppe Pappa dà inizio, insieme a Renato Brancaccio, ad un notevole esperimento di approssimazione dell’operatività estetica verso il proletariato: per le strade ed i vicoli dei quartieri popolari di Napoli e provincia essi prendono cioè a proiettare immagini che raccontano la realtà di fabbrica, i grandi scioperi o il degrado abitativo, ovvero la dura vita quotidiana degli abitanti stessi, ma anche le loro prospettive di riscatto.
Nel corso dei decenni successivi le istanze politiche permangono centrali nel lavoro di Pappa o meglio, nel senso più alto in cui l’aggettivo “politico” possa essere adoperato, vanno probabilmente individuate quale autentico impulso primario di tutta la sua pratica artistica. Tuttavia un intervento come Afflizione, quasi a mo’ di un cerchio che si chiude, pare rimandare, proprio a quella ormai remota esperienza a cui si associa il contrappunto di due condizioni storico-esistenziali radicalmente differenti: ieri un presente di povertà ed indigenza ma anche la proiezione verso un avvenire differente; oggi l’epilogo funereo di una vicenda assai gloriosa, ma che si va ad esaurire in termini diametralmente opposti rispetto a quelli vagheggiati. L sensibilità di Pappa si rivolge ancora all’immaginario della grande fabbrica fordista, il suo Quarto Stato detournato equivale però ad uno straziante grido di dolore e ribellione verso una condizione istituita da un passaggio epocale dai caratteri assai più complessi di come da circa trent’anni l’immaginano gli apologeti del “lavoro immateriale”. Non si tratta «di spostare la forza lavoro verso nuovi settori come è successo nel passaggio dalla società agraria a quella industriale. Ormai assistiamo al divenir superfluo di gran parte della forza-lavoro su scala globale».