Dal 6 settembre è disponibile un nuovo libro di Maurizio de Giovanni (edito da Einaudi Collana Stile Libero Big, pag. 488) che raccoglie tutta la sua produzione teatrale, ovvero nove testi scritti appositamente per essere rappresentati sul palcoscenico dal titolo Tutto il teatro con un’ introduzione del noto regista palermitano Roberto Andò.
I testi sono: Il silenzio grande, Ingresso indipendente, Il Don Chisciotte della Pignasecca, La canzone di Filomena, Storia di Papo, di Bimbomio, dell’Uomo col Cappello e del ponte, La casa è il mio regno, Ma se mi toccano, Una canzone ancora, Mettici la mano.
Alcuni di essi sono stati rappresentati con critiche lusinghiere da attori del calibro di: Serena Autieri ,Tosca D’Aquino, Peppe Barra, Nando Paone, Massimiliano Gallo, Stefania Rocca, Antonio Milo, Adriano Falivene per la regia di Alessandro Gassmann e Alessandro D’Alatri.
Qual è il filo conduttore del teatro di de Giovanni e perché riscuote un ampio consenso da parte del pubblico?
Al primo quesito si potrebbe rispondere che l’autore fa parlare personaggi di varia umanità in una sorta di commedia umana alla Balzac che trova il suo principale riferimento in Eduardo De Filippo, fonte di ispirazione nel tratteggiare personaggi sempre in bilico tra malinconia ed amarezza, tra gioia e miseria, degli antieroi che vivono in una Napoli spesso decadente e nera come nei suoi romanzi seriali tradotti anche all’estero. Inoltre affascina la grande capacità di Maurizio de Giovanni di saper veicolare la sua fervida ispirazione narrativa in dialoghi lineari e di indubbio coinvolgimento emotivo. Insomma de Giovanni ha saputo e sa costruire la squadra sgangherata de i Bastardi di Pizzofalcone, Mina Settembre, il Commissario Ricciardi, Sara, tutti amati dai lettori e dal pubblico televisivo. E proprio il successo delle sue opere teatrali nasce dalla sua enorme popolarità. I libri di Maurizio de Giovanni vengono pretesi dai suoi estimatori pronti a tuffarsi nelle mille avventure dei loro beniamini.
Come dimenticare lo scrittore alter ego dello stesso de Giovanni interpretato da Massimiliano Gallo ne Il silenzio grande? Come non ricordare in Mettici la mano il Brigadiere Maione (Antonio Milo)e il suo informatore sui generis il femminiello Bambinella (Adriano Falivene), tratti dai romanzi che vedono protagonista l’amato Commissario Ricciardi? E come non avere nostalgia di un Don Chisciotte e del suo fedele scudiero con tratti che richiamano alla memoria Strazzullo e Sarchiapone de La cantata dei pastori, spesso irriverenti e dai modi spicci?
Leggendo di seguito i nove testi ci si accorge che sono di un’assoluta bellezza ed originalità, storie veraci e vere supportate da sentimenti universali.
Sebbene ambientati in epoche diverse i testi ci riconsegnano personaggi e situazioni che possono traghettarci in un futuro meno incerto e confuso. E il teatro di de Giovanni ha e avrà lunga vita.