Si è tenuta ieri nel Castello Sforzesco di Milano “Electroclassic Summer Night” (Cortile delle Armi – inizio concerto ore 20.45), anteprima di “Electroclassic Festival”, rassegna musicale in cui l’elettronica incontra le sonorità degli strumenti tradizionali, in programma a Milano dal 22 al 28 novembre 2020. Per l’occasione abbiamo intervistato Floraleda e Piero Chianura.
Floraleda
Il 6 agosto al Castello Sforzesco di Milano ti esibirai all’Electroclassic Summer Night”. Cosa proporrai per l’occasione?
«Proporrò dei miei brani e altri di Jim Perkins, Olafur Arnalds, Ludovico Einaudi per arrivare a Tiësto. Un repertorio abbastanza percussivo e intenso che permette di sviluppare colori e atmosfere».
Musicista, compositrice e produttrice, ti distingui nel tuo originale percorso musicale che unisce arpa acustica con l’elettronica, musica classica, minimale e pop. Quando e come nasce la tua passione per la musica?
«Da bambina tramite la danza».
Hai intrapreso una carriera classica di successo, in cui hai vinto 16 premi in concorsi internazionali, un Latin Grammy, suonando a Carnegie Hall New York e nelle principali sale da concerto del mondo. In che modo potresti riassumere tutto questo? Come descriveresti il tuo operato fino ad oggi? Quale tra questi momenti che hai vissuto ha scaturito più emozioni?
«Riassumerei: tanto lavoro che sarebbe stato impossibile sostenere senza amore e passione per quello che stavo facendo. Le emozioni sono tantissime e infinite. Ho sempre cercato una vita interessante in cui viaggiare e appagare la mia curiosità. Direi che sono stata fortunata e ho avuto ciò che volevo».
Tua l’etichetta Amadeus Arte, che segna un nuovo percorso più personale nel fare musica e una nuova identità artistica. Cosa ha rappresentato per te questo cambiamento?
«Diventare indipendente e poter scegliere cosa suonare senza curarmi di quanti ascoltatori avrei potuto avere. È una gradevole sensazione avere totale libertà artistica. L’etichetta mi ha anche portato a collaborare e conoscere fantastici musicisti».
Il suo primo progetto in questa direzione, #Darklight (2017), rimane per molto tempo in vetta alle classifiche in vari paesi del mondo.
«Una bella soddisfazione!».
Considerata dalla critica come una delle più interessanti arpiste sulla scena internazionale. Cosa rappresenta per te questo strumento?
«La mia voce e un’estensione del mio corpo. Trovo una corrispondenza. Mi completa e mi arricchisce. Mi permette di esprimermi».
Ha inciso più di 20 dischi, posizionandoti anche ai vertici delle classifiche e composto musica per il teatro e il cinema. Quale potrebbe essere la colonna che meglio racconta la tua storia?
«Il silenzio. Serve per fermarsi e meditare e lasciare aperta la possibilità di ogni musica possibile».
Piero Chianura
Electroclassic Festival, rassegna musicale in cui l’elettronica incontra le sonorità degli strumenti tradizionali, si terrà a partire dal 22 novembre. Come nasce questo festival?
«Nasce da un’idea di Floraleda che, oltre a essere lei stessa una musicista di formazione classica interessata alle possibilità sonore e creative dell’elettronica, è anche organizzatrice di festival e ha una propria etichetta discografica (Amadeus Arte). Quando l’ho intervistata per BigBox, testata che tratta di musica per i musicisti, abbiamo scoperto di condividere l’idea che fosse necessario fare qualcosa per promuovere i musicisti italiani che cercano spazi dove proporre i loro progetti acustici in chiave elettronica. Così mi ha proposto di organizzare insieme Electroclassic. Parliamo di stumenti classici o tradizionali spinti oltre i territori consueti delle musiche più tradizionali da musicisti di alto livello difficilmente etichettabili in un genere preciso. Direi… electroclassic!»
Quali le novità della prossima edizione?
«Per ora posso anticiparti che apriremo a breve una “Call for Electroclassic” il cui obiettivo è selezionare i progetti più interessanti dei musicisti italiani più giovani, da inserire nel programma del festival. Lo faremo in collaborazione con una o più realtà di alta formazione musicale, quelle da cui solitamente escono questi giovani musicisti».
In che modo il Festival si è evoluto dalla prima ad oggi?
«Siamo alla seconda edizione. Per ora possiamo dire che è cresciuta l’attenzione dei media e dei musicisti nei confronti di un progetto che è solo all’inizio. Da parte mia, si è rafforzata la consapevolezza che si debba fare qualcosa per riconoscere le qualità dei musicisti più giovani, al di fuori delle regole che hanno caratterizzato negativamente il mercato degli ultimi decenni».
Il 6 agosto al Castello Sforzesco di Milano si è tenuta “Electroclassic Summer Night”, un’anteprima del festival con protagonista della serata l’arpista Floraleda, pluripremiata e vincitrice di un Latin Grammy…Quali sono i nomi degli altri artisti presenti sul palco della kermesse a novembre?
«Chi organizza eventi o festival di piccola/media dimensione (quelli attualmente possibili) deve tenere conto del contesto sanitario in cui ci troviamo. Siamo tutti costretti a non anticipare troppo le decisioni e ad affidarci alla comunicazione digitale per informare un pubblico che in questo momento non utilizza volentieri la prevendita. Suppongo che la line-up di Electroclassic sarà definitiva non prima della fine di settembre/primi di ottobre. Dobbiamo tutti avere pazienza…»
Electroclassic Festival rimette in primo piano la relazione tra musicista e strumento acustico tradizionale, come base di partenza per l’arricchimento espressivo della performance attraverso l’utilizzo di nuove e vecchie tecnologie. È questo uno dei punti forza della manifestazione?
«Collegandomi alla prima domanda che mi hai fatto, va detto che nell’uso dell’elettronica i musicisti non penalizzano il loro approccio con lo strumento. Di conseguenza, uno dei punti di forza di Electroclassic sta proprio nella riqualificazione del rapporto tra musicista e ascoltatore. Ci troviamo di fronte a una sorta di concerto-verità, in cui l’ascoltatore riconosce il suono degli strumenti reali riuscendo di conseguenza a discernere l’intervento dell’elettronica, che non è mai veramente invasiva. In altre parole, il musicista classico conduce il pubblico al di fuori del mondo già noto della musica classica e lo porta in territori nuovi attraverso un’elettronica comprensibile e dunque accettabile anche da chi non è abituato al linguaggio della musica elettronica».
Una speciale sezione “Call for Electroclassic” selezionerà i progetti live di giovani musicisti impegnati nell’integrazione tra strumento acustico ed elettronica. In che modo saranno valutate le nuove proposte? Come avverrà la selezione?
«Con Floraldea, che è anche la Direttrice artistica di Electroclassic, abbiamo fissato una riunione in proposito ai primi di settembre. Credo che il progetto di questo festival sia sufficientemente definitivo da far capire quali possano essere i criteri di valutazione. Personalmente proporrò alla commissione giudicatrice di valutare soprattutto la solida preparazione tecnica sullo strumento e una competenza tecnologica coerente con gli obiettivi artistici del progetto».