In scena al Teatro Mercadante di Napoli, Amadeus di Peter Shaffer, nella versione di Masolino D’Amico, con Tullio Solenghi e Aldo Ottobrino, per la regia di Alberto Giusta, prodotto dalla Compagnia Gank e dal Teatro Stabile di Genova (repliche fino a dom. 7 Dicembre).
Amadeus è una pièce scritta nel ‘78 da Shaffer, uno dei più talentuosi drammaturghi contemporanei, da cui nel 1984 Milos Forman trasse il celeberrimo film, e che a sua volta si ispira al dramma Mozart e Salieri di Puskin, in cui si immagina che il mediocre musicista italiano abbia avvelenato, per invidia, il genio di Salisburgo. In questo dramma, invece, incontriamo Salieri vecchio che, in procinto di suicidarsi, si confessa e ricorda dieci anni di invidie ma anche di ammirazione, verso un personaggio geniale quanto scurrile e infantile, che lui odia ma da cui non riesce ad allontanarsi. Per poi farci scoprire che quella dell’avvelenamento è solo una diceria che lui stesso ha alimentato, unico modo per essere ricordato dai posteri. E così, in un gioco straniante, veniamo condotti nella corte viennese tra fine Settecento e inizi Ottocento, in un tempo che è sempre presente, in uno spazio scenico in cui i personaggi appaiono come evocati dalla memoria e dalla fantasia malata del protagonista. Un dramma in cui tutti i colori dell’animo umano sono presenti, generando sentimenti estremi e contraddittori.
La regia di Alberto Giusta è efficace nel rendere questo gioco meta- teatrale, ponendo l’accento sulle ossessioni maniacali dei vari personaggi che si avvicendano sulla scena di uno spettacolo ben strutturato e dal ritmo sostenuto. Il resto è affidato all’eccezionale bravura di Tullio Solenghi, che riesce a rendere simpatico anche un Salieri che – da testo – risulta abbastanza patetico, alternando momenti di furore a momenti di leggerezza, e ad un altrettanto bravo Aldo Ottobrino che ci regala un giovane Mozart di grande verve e di grande umanità. Il resto del cast, tra cui spicca Davide Lorino nel ruolo dell’imbelle Giuseppe II, è all’altezza dei protagonisti. Oniriche, funzionali e di grande impatto visivo le scene di Laura Benzi, che firma anche i bei costumi settecenteschi, come settecentesche sono le atmosfere create dal disegno luci di Sandro Sussi. Infine, una colonna sonora che si può bene immaginare…
Da non perdere.