“Tre sull’altalena” è lo spettacolo scritto da Luigi Lunari e diretto da Massimo De Matteo, Sergio Di Paola e Peppe Miale – in scena al Piccolo Bellini di Napoli fino al 24 aprile – con Massimo de Matteo, Sergio di Paola,Eduardo Tartaglia.
Tre uomini si trovano in una stanza, il primo è un proprietario d’industria, sta aspettando nella camera di una pensione una donna per un incontro galante; il secondo è un militare che crede di trovarsi in un ufficio informatico; il terzo è uno scrittore che arriva per recuperare le stampe del suo libro, pensando di essere nell’ufficio della casa editrice. I tre uomini, giunti da altrettante porte differenti, non si conoscono. Il mistero si infittisce quando sembra che i tre non possano uscire se non dalla porta dalla quale sono entrati. Obbligati a passare una notte in quella stanza -causa allarme coprifuoco -i tre cominceranno a interrogarsi su quanto sta accadendo e a cercare di darsi delle risposte; giungono a sospettare che la stanza potrebbe essere un’anticamera per l’aldilà, e che probabilmente sono già morti, in attesa del Giudizio. I tre reagiscono a questa prospettiva secondo le rispettive caratteristiche psicologiche: il commendatore spaventato, il capitano resta indifferente, mentre il professore usa la sua logica filosofica per spiegare l’accaduto. “Tre sull’altalena” è un successo internazionale, tradotto in ventiquattro lingue e rappresentato in tutto il mondo. Lo spettacolo, scritto nel 1989 da Luigi Lunari, affronta in chiave comica i dilemmi dell’esistenza: l’importanza del caso nella vita, la paura della morte e dell’ignoto, la religione, il senso della vita stessa, il libero arbitrio. Molto essenziale la scenografia. In un “non luogo” dove i tre si incontrano, infatti, predominano solo il colore grigio e il nero. Protagonista è la parola. Ci sono molte citazioni di autori famosi come Pirandello, Vico, Boccaccio, Schopenhauer, ciascuno vede ciò che desidera vedere. Shakespeare (la vita è una favola narrata da uno sciocco, piena di strepito, ma senza significato alcuno); Cartesio (cogito ergo sum); dei filosofi stoici (finché vivi la morte non c’è, quindi perché averne paura? Quando la morte arriva tu non ci sei più, come potresti averne paura?). Ma anche del parroco del paese (dalla vita nessuno esce vivo!) e della canzone famosa di Orietta Berti (finché la barca va lasciala andare). Il ritmo è incalzante e coinvolgente. Il pubblico si diverte. Finale a sorpresa!?