Si respira aria parigina al Museo dell’Ara Pacis di Roma che ospita, fino all’8 maggio 2016, la mostra di Toulouse-Lautrec, La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest. Un’aria fatta di vita notturna parigina di fine Ottocento con i suoi teatri, le sale da ballo, i bar, le case chiuse e i circhi, affollati da meravigliosi artisti che Lautrec ha reso eterni su meravigliosi, intelligenti e accattivanti manifesti pubblicitari, come Jane Avril, Yvette Guilbert, May Belfort, la Goulue o Aristide Bruant, uno dei suoi amici più cari.
Una mostra suddivisa in cinque sezioni tematiche in cui rimani stupito e impressionato dalle litografie e manifesti del grande bohémien del XIX secolo, Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), il più importante pittore post-impressionista, illustratore e litografo in stile Art Nouveau, che ha saputo catturare saggiamente lo spirito e l’emozione della sua “belle époqhe”. Henri de Toulouse-Lautre, aristocratico, affetto da una malattia genetica alle ossa, viene ricordato per il suo spirito auto-ironico, l’empatia e la simpatia e il fascino che provava per gli emarginati dalla società, in particolare, per le donne della sua vita. Si aggirava nelle tortuose stradine di Montmartre, dove risiedeva e dove ogni sera lo si vedeva ridere, bere e fare schizzi a un tavolo affollato, imprimendo quelle immagini che avrebbe poi raffigurato in dipinti e manifesti che diventavano a volte la rabbia di Parigi.
Artista originale che brillantemente distillava le essenze delle celebrità che disegnava, in cui rivelava l’influenza della moda del suo tempo per l’arte giapponese, in particolare per le stampe “ukiyo-e”. Manifesti pubblicitari dai contorni forti, superfici piane, sagome e interessanti angoli dove il testo diventata parte integrante del disegno complessivo della sua opera, un vero e proprio strumento di marketing visivo, reso possibile dallo sviluppo della litografia a colori, un processo capace di produrre grandi edizioni di stampe di alta qualità. Colori vivaci e immagini audaci, comprese le donne voluttuose, impegnate a flirtare con gli spettatori.
Durante il breve arco della sua vita ha completato alcuni ritratti notevoli e immortalato anche luoghi come il cabaret Divan Japonais (1893), esposto in questa mostra romana, nella sezione “Le Dive”, dove si vede, seduta tra il pubblico, la famosa ballerina Jane Avril e il critico Edouard Dujardin. Sullo sfondo, al di là dei musicisti, sul palco, c’è la cantante Yvette Guilbert, immediatamente riconoscibile dai suoi lunghi guanti neri, anche se l’artista non mostra il suo volto. Sempre in questa sezione, troviamo alcune litografie su Aristide Bruant, cantautore e cabarettista francese, che in Aristide Bruant nel suo cabaret (1893) viene rappresentato nella sua firma artistica, vestito con una giacca di velluto nero, cappello a tesa larga, e lunga sciarpa rossa.
Nella prima sezione “Notti parigine”, troviamo L’inglese al Moulin Rouge (1892), dove è evidente l’uso di ampi piani di colore e sagome audaci, e un punto di vista insolito sulle figure: due ballerine conosciute come Rayon d’Or e La Sauterelle, che flirtano con l’amico di Toulouse-Lautrec, l’artista inglese William Tom Warrener.
Interessante e bellissima anche la terza sezione della mostra: Le donne della notte (Alloggerò in un bordello…), dove si possono ammirare alcune litografie sulla Clownessa, dal nome d’arte Cha-U-Kao, dai suoni della lingua giapponese, che richiama la ritrascrizione fonetica delle parole francesi “chahut” (ballo acrobatico derivato dal cancan) e “chaos” che si scatenava non appena l’artista entrava in scena.
Ballerina e clownessa al Nouveau Cirque e al Moulin Rouge, è un’altra delle figure ricorrenti nelle opere di Lautrec, in La clownesse au Moulin Rouge (1897), esposta in questa sezione, la si vede camminare a braccetto con una compagna, Gabrielle la danseuse, al Moulin Rouge, e sullo sfondo, di profilo, c’è Tristan Bernard.
Nella quarta sezione, A teatro (Non importa quale sia lo spettacolo. A teatro sto sempre bene…), impera la ballerina americana Loïe Fuller, in un video la si vede ballare con la sua coreografia di grande inventiva, che ha creato scalpore a Parigi, vestita con voluminosi drappeggi oscillati da bacchette nascosto sotto i veli, su un pavimento di vetro illuminato da luci elettriche colorate, diventando così il simbolo dell’Art Nouveau. E Toulouse-Lautrec l’iridescenza e il movimento ondeggiante lo ha convogliato in modo diverso sulle stampe, che possiamo ammirare in questa mostra, mettendo in risalto i vari movimenti delle vesti della Fuller.