Il Teatro degli Incamminati e Diablogues/Compagnia Vetrano-Randisi presentano Totò e Vicé di Franco Scaldati, diretto e interpretato da Enzo Vetrano e Stefano Randisi, al Teatro Nuovo fino a domenica 15 Dicembre (feriali ore 21.00; dom. ore 18:30).
Franco Scaldati, morto a Giugno di quest’anno, è stata una delle voci più significative del teatro siciliano e italiano del secondo Novecento, anche se – come spesso accade, purtroppo, nel nostro Paese – a lungo ignorato e solo negli ultimi anni rivalutato. Il testo risale al 1992 e, nella rappresentazione di due clochard che si interrogano sul senso della vita, risente dell’influsso del Godot Beckettiano. Ma stile e atmosfere, qui, sono affatto diversi. I due Nostri sembrano riappacificati con la vita e il tema dell’attesa si tramuta in stupore e desiderio di capire il mondo, il vero senso della vita, chi siamo. Già, chi sono allora Totò e Vicé? Due barboni? Due morti inconsapevoli di esserlo? Due angeli? O forse due attori/bambini che giocano a fare i clochard? Forse tutte queste cose insieme. Di sicuro, due uomini complementari, che non possono fare l’uno a meno dell’altro, se è vero che “il Teatro implica l’uomo e costringe a vivere, a incontrarsi e scontrarsi”, come sosteneva l’autore. Di sicuro, il loro gioco affascina, coinvolge, costringe il pubblico ad entrare nel loro mondo, ad essere empatico perché, dopo tutto, quei due clown che giocano, cercano, temono e si entusiasmano siamo noi.
Vetrano e Randisi sono perfetti nel condurre questo gioco. I loro volti indimenticabili e il loro vero stupore donano ai personaggi il giusto candore, al pubblico la possibilità di tornare a vedere il mondo con occhi innocenti. Anche l’ambientazione è sospesa: una semplice panchina e, tutt’attorno, lumini che illuminano il buio fanno pensare a un cimitero ma, allo stesso tempo, rimandano anche alla cornice della Commedia dell’Arte, ad una certa sacralità della rappresentazione della vita. Il resto lo fanno le semplici quanto efficaci luci del disegno di Maurizio Viani. E quando l’incanto finisce, si ha la sensazione di svegliarsi da un bel sogno, riappacificati col mondo e, forse, un po’ più consapevoli.
Bellissimo.