Totani su Totem è il curioso titolo dell’album della giovane band bolognese dei Blue Parrot Fishes. La giovane band bolognese, composta da Francesco Marino alla voce e chitarra, Gianni Capecchi alla chitarra e Ravi di Tuccio alla batteria, diffonde un “modo” musicale a metà strada, tra quello di Enzo Jannacci ed Elio e le Storie Tese. Un disco irriverente, ironico, empatico che racconta la malattia della società, in un confronto tra gli eroi e gli anti-eroi. Undici tracce in cui i tre giovani musicisti, comunicano un immaginario collettivo ricco di cattiveria e disagio, laddove la difesa dei valori viene divorata dal malessere sociale. Totani su Totem è stato prodotto da Cristiano Santini e Blue Parrot Fishes, registrato e mixato da Cristiano Santini presso Morphing Studio Bologna. Diretti ed ironici i Blue Parrot Fishes partono con Il sogno mio più bello, prima traccia di Totani su Totem, dove l’ironia “metallica” viene diffusa all’orecchio in ogni singola nota. “Tra di noi parliamo poco, non mi piace ma questo è il tuo gioco, stare ore ad osservare, questo specchio che riflette male”. Contenuto di grande intensità in Tra me e me, secondo brano dell’album, in cui si fa spazio una creatività musicale dai toni hard-rock. Un suono elettronico resta sospeso e poi tumulta, in Babyloneyla. Un pezzo che definirei grunge per il modo di rapire l’ascolto. Un brano decisamente “multi-scenico”, dove alla mescolanza musicale che a tratti ricorda i Queen, si integrano le parole ironiche e di spirito. Un grido a squarciagola accoglie Dilanyopolih. “Quando l’esercito arriverà, un barlume di speranza porterà, ma topolino è troppo potente la sua cattiveria li distruggerà”. Anche in questa traccia riconosciamo, la sfrontatezza metaforica che i BPF cantano. L’elettronicità delle chitarre si fonde con la ritmicità della batteria in Porcelli, un brano in cui troviamo descritta in musica, l’intera chiave metaforica che i BPF portano in circolo. Sembra quasi di stare ad ascoltare un altro contenuto musicale, mentre riconosciamo il suono strumentale di chill-out. Multi sonorità delicate e profonde che ne delineano il carattere trasformativo di Totani su Totem. Quasi da ballata è il suono d’entrata di Assurdo. Una travolgente ritmicità elettronica che accompagna la costante evocativa “assurdo”, come da titolo-traccia. “E purtroppo per il bene lui non era abbastanza”, prosegue la comunicazione dissidente in Camminatore dei Cieli. Riconoscibilità similare in L’inno della banana dove la voce “metallica” che prende parte nell’intera traccia, focalizza l’attenzione sul disturbo insito nella società. Lo stesso filo conduttore troviamo in Lo straordinario dugongo. “In una terra abitata da una tetra figura” è questa una delle strofe di Agrodolce, il brano conclusivo di Totani su Totem. Suonato e cantato su un’onda che non si scosta dal filo conduttore dell’intero disco.
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