Lunedì 8 marzo va in onda su Rai 1 in prima visione Il metodo Catalanotti l’ultimo, forse anche della serie, episodio de Il commissario Montalbano. Dal 1999, anno di messa in onda del primo episodio, Il ladro di merendine, il personaggio creato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti, è diventato il beniamino del pubblico di Rai1, conquistando ad ogni film nuovi spettatori e consensi unanimi oltre ad ascolti record delle prime visioni che hanno raggiunto nelle ultime stagioni punte superiori ai 12,9 milioni di spettatori con oltre il 45% di share. Un successo che non si ferma all’Italia.
La regia è di Alberto Sironi e Luca Zingaretti, una produzione Palomar con la partecipazione di Rai Fiction, prodotta da Carlo Degli Esposti, Nora Barbieri e Nicola Serra con Max Gusberti.
Tanti sono i motivi di gioia ma anche di ansia che accompagnano questo nuovo film: forse sarà l’ultimo perché con la morte di Andrea Camilleri e quella del regista Alberto Sironi la strada della serie è tutta in salita; Zingaretti ha preso sulle sue spalle il peso della firma della regia che per sua stessa ammissione «una cosa complicata perché sono sempre in scena, perché da venti anni a questa parte abbiamo sempre assicurato uno standard qualitativo alto che bisognava mantenere, e se non fossi stato supportato da tutto il cast mai avrei potuto portare farcela». Certo Camilleri con il suo “Riccardino” già da qualche anno ha indirizzato verso una fine della storia, ma è necessario riflettere.
Con questo episodio termina una trilogia, il covid ha fermato i il tempo ed anche la decisione su come proseguire la saga di Montalbano è ferma. «Ci tengo a dire – ha ribadito Zingaretti – che il clima che si respira sul set è unico e rende tutto più facile, io non mi sento affatto stanco d’interpretare il commissario ma delle riflessioni vanno fatte, appena sarà possibile le faremo per decidere sul proseguo o meno della serie».
Questa nuova puntata porta delle importanti novità, dei cambiamenti radicali: ci sono tutti i temi cari a Camilleri. L’amore, che muove il mondo, il sesso, le corna, ma anche il teatro con l’eterno dilemma pirandelliano dello sdoppiamento dell’io. Ma la più grande delle novità è la perdita di controllo del Commissario travolto dalla passione per una giovane collega. (Greta Scarano) e tutto vien emesso in discussione perdendo i punti fermi a cui salvo ci aveva abituato.
Carmelo Catalanotti è stato assassinato con una pugnalata al petto, ma questo omicidio, presenta subito qualcosa di strano. Presto Montalbano scopre che la vittima era uno strozzino, benché a suo modo “equo” o almeno non particolarmente esoso. Ma Catalanotti non era solo un usuraio, era anzitutto un fervente e originale artista di teatro, anima e fondatore della Trinacriarte, attivissima compagnia di teatro amatoriale di Vigàta e buona parte dei suoi soci sono letteralmente posseduti, quando non addirittura invasati dalla passione per il teatro. Carmelo Catalanotti era il guru di questo gruppo, un guru che sapeva essere geniale, ma anche crudele e sadico. Tanto che Montalbano si rende conto che proprio nella sua concezione dell’arte tragica e del suo personalissimo e inquietante Metodo è la soluzione del mistero della sua morte.
Ad affiancare Luca Zingaretti ritroveremo ancora una volta l’affiatato gruppo di attori che ha reso negli anni “Montalbano” un vero e proprio cult: Cesare Bocci nei panni di Mimì Augello, Peppino Mazzotta in quelli di Fazio, Angelo Russo nelle vesti dell’agente Catarella e la partecipazione di Sonia Bergamasco nel ruolo di Livia, l’eterna fidanzata di Salvo Montalbano.