Lo dice con ironia, ovviamente, ma Anastacia definendosi non semplice allude alle tante complicazioni che la vita le ha riservato. Le malattie, anche un certo andamento sconnesso delle sue fortune professionali. Certo che tutti nel mondo le riconoscono grande carattere e una personalità vocale eccezionali. A Londra hanno fatto a gara per averla nei programmi dove i vip si cimentano con altro (nel suo caso, il ballo) e ora che torna sul mercato con “Caught In The Middle”, il nuovo singolo dal disco “Evolution” (Universal Music) è davvero un ritorno in grande stile. Specie per l’Italia, dove è passata per promozione e per incontrare noi.
Sono passati 3 anni dall’ultimo disco di inediti. Ora sei andata a lavorare a Stoccolma, che cosa ti ha spinto?
«Il fatto che il produttore Anders non prende l’aereo e io volevo davvero lavorare con lui. Appena avevo tempo dal tour andavo con l’aereo nel suo studio. Fare concerti è stancante ma mi ha dato l’energia giusta per mettere dento questo disco tutta la creatività».
A che punto sei nella tua vita artistica?
Sono in quel momento che non voglio fare le stesse cose, infatti ho chiamato una canzone Boxer perché è out of the box, fuori contesto come diciamo noi. Sono grata a questa professione che mi fa avere rispetto per quello che ho fatto ma anche grandi opportunità per andare avanti con cose diverse. Non penso mai prima di fare un disco a cosa ne penserà il pubblico, ne devo essere soddisfatta prima io.
La tua vita personale è anche di dominio pubblico. Lo hai fatto volentieri?
«In ogni decennio della mia vita è successo qualcosa, di grave, come i tumori, e di bellissimo, come le soddisfazioni del successo. Tutto ciò lo ritrovo in quello che scrivo, perché imparo sempre qualcosa, soprattutto a sperare che la fine del tunnel sia vicina».
Sei una combattente?
«Credo di non voler mollare mai, anche il cancro mi è servito per creare più informazione e quindi in qualche modo l’ho trasformato in una cosa positiva. Oggi sono molto ancorata alla terra, mi sento forte, poche cose mi scalfiscono».
Come nasce una tua canzone dopo 17 anni di carriera?
«Quando compongo mi ispirano le melodie e i ritornelli nella mia mente. Mi dimentico di tutto e a quel punto mi getto nel mio molto con le cuffie e cerco concentrazione solo nella mia musica. A volte lo faccio pure in pubblico, mi siedo al caffè e compongo».
Ci sono ancora pezzi che parlano di relazioni, di amore. Inevitabili?
«I testi devono riflettere quello che senti e anche quello che è famigliare a tutti gli ascoltatori. Vuoi una scappatoia per la tua relazione, vuoi capire se è meglio andare o restare, cose di questo genere. Io posso solo scrivere di cose di cui ho esperienza, quindi sono tutte con un fondo di verità».
My Everything è una dichiarazione d’amore molto forte, da cosa arriva?
«L’ho scritta per i miei fans, ho sempre immaginato una mia canzone per i matrimoni dei miei fans. I miei manager stavano per tremare quando ho annunciato questa intenzione, ma poi la canzone è uscita talmente bene che tutti la amano ora. Anche perché alla fine, l’amore prevale sempre, anche in un mondo oscuro e complicato».
Non ti avvilisce quello che succede ultimamente, specie in America?
«Beh, sì, il porto d’armi contro il quale mi sono sempre battuto è un problema. Ma i repubblicani sono finanziati dalla lobby delle armi per cui non credo le cose cambieranno presto. Però con la musica si possono dire tante cose. Amo la vita e soprattutto amo darmi agli altri. Anche se a volte anche io attraverso momenti complicati».