Tony Tammaro porta la sua “musica tamarra” alla conquista dell’Italia. Con oltre 2000 concerti e otto album all’attivo – l’ultimo “Tokyo Londra Scalea” – il cantante partenopeo, autore di canzoni umoristiche e antidepressive, a novembre sarà in tour col suo nuovo show al teatro Diana di Napoli (7/11), all’Alcatraz di Milano (2211) al Teatro Duse di Bologna (24/11), al Jailbreak di Roma (27/11), ed infine al Teatro delle Arti di Salerno (29/11). Sul palco con lui, la band composta da cinque musicisti: Nino Casapulla alle tastiere, Luciano Aversana alle chitarre, Paolo Pollastro al basso, Tony Martuccelli alla batteria e Rossella Bruno ai cori. Divertente e coinvolgente nei suoi racconti e nelle sue canzoni, Tony Tammaro è un artista che riesce a trasmettere la sua verve comica come ben pochi. Se per la maggior parte dei casi, un comico nella sua vita privata è una persona introversa, chiusa, non possiamo dire che sia lo stesso per Tammaro. L’uomo e l’artista sono la stessa persona. Ed è stata proprio questa sua caratteristica a renderlo un personaggio amato ed apprezzato dal pubblico. Le sue canzoni “Patrizia”, “Supersantos”, “Il Parco dell’Amore”, “Scalea”, il “Rock dei Tamarri” e “‘O Trerrote” sono dei veri e propri cult del suo repertorio artistico. Canzoni che l’artista porterà in questo viaggio live per l’Italia insieme ad altri successi e ad alcuni brani presenti nell’ultimo lavoro discografico.
Dopo 25 anni di carriera decidi di portare la tua musica oltre la Campania. Sarai in tour a Milano, Bologna, Roma, come mai questa scelta?
«Dopo aver girato la Campania e i suoi 540 comuni ho pensato che era arrivato il momento di portare la mia musica anche in altre città d’Italia. Dopo la prima al Teatro Augusteo di Napoli sarò a Milano, poi Bologna, Roma e Salerno. Anche a Londra avevano richiesto un mio live, una delle città europee con un maggior numero di napoletani, ma alla fine abbiamo optato solo per l’Italia».
Hai diffuso la tua musica in maniera autonoma, ma questo ti ha portato ugualmente dei grossi riscontri.
«Credo che tra gli artisti indipendenti sono il numero uno. Il primo disco l’ho autoprodotto 27 anni fa. Ho gestito la mia carriera da solo, in maniera del tutto autonoma, non ho lasciato che la gestissero altri. Sono stato un bravo produttore più che un cantante».
Le tue canzoni sono vere e proprie “macchine della risata”. Brani pungenti, ironici, irriverenti, talvolta trasgressivi, altre amari…
«Ho voluto riprendere un po’ quello che era la macchietta napoletana, dipingendo in maniera ironica nelle mie canzoni fatti e personaggi. Questo tipo di personaggio è del tutto scomparso, anche se fa parte della storia della nostra cultura partenopea. È una figura simpatica e brillante, il cui intento è quello di far ridere».
Il pubblico ti adora, i tuoi concerti registrano il pienone. Cosa piace di Tony Tammaro? Cosa ti dice la gente quando ti vede e viene ai tuoi concerti?
«Negli ultimi anni ho notato che il pubblico manifesta una forte forma di devozione nei mie confronti. Mi fermano per strada per ringraziarmi di quanto sia stato importante per loro, vado a fare la spesa e non mi fanno pagare. Una manifestazione di affetto incredibile, che non mi dispiace ricevere. Molti di loro mi apprezzano in particolar modo per la mia indipendenza musicale, per essermi formato da solo ed essere cresciuto lontano dalle regole del mercato musicale nostrano».
Che genere di musica ascolta Tony Tammaro?
«Negli anni ’80 facevo il dj per professione e nel mio garage conservo ancora una raccolta di vinili, dai Pink Floyd alla musica classica. Nell’ultimo periodo mi sono dato al jazz, ascoltando tra gli atri Sarah Vaughan, ma in generale ascolto un po’ tutta la musica, anche quella neomelodica. I due artisti invece che hanno segnato la mia gioventù sono Renato Carosone ed Edoardo Bennato».
Sul palco indosserai dei costumi di scena, curati da Annalisa Ciaramella, che vedranno te e i tuoi musicisti esibirti con indosso corazze, scudi ed elmi da antichi romani. Perché questa scelta?
«Se dobbiamo conquistare l’Italia ci dobbiamo attrezzare. Abbiamo la concorrenza dei Coldplay che il biglietto è arrivato a costare 600 euro. Pertanto, chi volesse un’alternativa, può venire al mio concerto».
Quale sarà il tuo repertorio?
«Non mancheranno le mie vecchie canzoni come Patrizia, Supersantos, Il Parco dell’Amore, Scalea, il Rock dei Tamarri, ‘O Trerrote, inoltre ci saranno anche tre o quattro brani di Tokyo Londra Scalea”, il mio ultimo album. A differenza di altri artisti mi ritengo molto fortunato, poiché dopo due ore di concerto c’è sempre qualcuno che dalla platea mi chiede qualche brano non presente in scaletta. Ricordano tutte le mie canzoni, anche quelle meno conosciute. La cosa assurda è che oltre ai brani loro ricordano anche alcune mie vecchie battute, che pure io avevo rimosso. Il mio pubblico è davvero straordinario e mi riempie di gioia».
Per chi sarà il suo primo concerto di Tony Tammaro cosa deve aspettarsi?
«Il mio concerto è uno show completamento diverso. Va oltre gli schemi, lontano dallo standard dei concerti. Ad esempio quando canterò “La Fornacella”, il pubblicò mi vedrà cantare e arrostire carciofi sul palco o ancora sulla canzone ‘O Trerrote entrerò in scena alla guida di un’ape. Insomma, ce ne saranno delle belle».
Otto album, tanti live, una trasmissione radiofonica di successo, un libro, un film. Tutto questo nasce da un solo tema dominante, la “tamarraggine”. Ma cosa ha significato e cosa rappresenta questa parola per Tony Tammaro?
«La tamarraggine ha significato molto per me. Il popolo italiano è rappresentato gran parte da tamarri, in senso buono ovviamente. Il tamarro è colui che è legato alle proprie tradizioni, alle origini. Alcuni meridionali, ad esempio, ancora oggi, quando viaggiano sono abituati a portarsi la parmigiana di melanzane, il sugo, per colazione preferiscono un panino napoletano, mentre in altre città si preferisce il croissant. La tamaraggine oggi la riscontriamo nel calcio e nel popolo di facebook.
Stai lavorando ad un nuovo album?
«No. Il mio obiettivo è di pubblicare un disco ogni 5 anni, l’ultimo è uscito nel 2015, quindi ci vorrà un po’ di tempo. Al decimo prodotto discografico mi fermo».
E per il cinema?
«Per il cinema vale la regola, ogni 24 anni un film. Dopo “Gole ruggenti” di Pierfrancesco Pingitore, nel 2017 mi vedrete in una nuova pellicola cinematografica. La mia sarà una veste insolita, poiché interpreto un ruolo drammatico. Il film è “La parrucchiera” di Stefano Incerti che vede nel cast Pina Turco, Cristina Donadio e Massimiliano Gallo».
Anche per i libri vale la regola ogni 24 anni?
«Ovviamente. Dopo “Il Manuale del Giovane Tamarro”, sto ultimando un libro, le cui bozze saranno consegnate alla casa editrice a febbraio, ma non posso dire ancora il nome. Questo romanzo molto tamarro uscirà nell’estate 2017».