Tony Cercola – dopo il suo ultimo album “Voci scomposte” e la biografia “Come conquistare il mondo con una buatta” – torna sulle scene con Patatrac!. In questo nuovo progetto discografico Tony affida il suo passato musicale ai giovani e si proietta in un futuro senza barriere, né geografiche né artistiche. Negli anni precedenti al disco, il poliedrico percussionista e compositore napoletano – che ha saputo generare la musica anche attraverso l’uso di scatole e accessori di vario genere – ha tenuto lezioni di ritmoterapia per ragazzi disabili, ha partecipato agli ultimi live di Pino Daniele insieme alla sua band storica e ha ripreso un percorso di ricerca con Gino Magurno, che con Tony ha creato il Lumumbese e per primo ha creduto nelle sue qualità vocali. “Patatrac!” è il risultato di questo nuovo percorso artistico che contiene contiene otto brani inediti e quattro vecchi successi di Tony Cercola, rivisitati per l’occasione da artisti emergenti scovati nelle cantine, nelle piazze e nei club.
Raccontaci un po’ di questo nuovo lavoro discografico?
«Patatrac segna un nuovo lavoro in collaborazione con il mio autore e produttore di sempre, Gino Magurno. Patatrac è un progetto che racchiude 12 brani, di cui quattro sono delle cover, pezzi miei interpretati da alcuni giovani che ho avuto il piacere di scoprire in giro per l’Italia e non solo. I napoletani Malacrjanza li troviamo nel brano “Babbasone”, i catanesi Original Sicilian Style rivisitano “Nera nera”, la romana Roberta Albanesi propone “Patatrac”, mentre il siracusano Ugo Mazzei interpreta Compasion e ‘E caì ‘e caì. Poi ci sono gli 8 inediti impreziositi da alcune collaborazioni tra cui Eugenio Bennato in Tiemp’ tiemp’, Mimmo Cavallo e la brasiliana Lea Costa in Ojos, l’argentina Rosarillo in Mi opio e Compasion»
La copertina dell’album “Patatrac” ti vede sorreggere un muro, cosa rappresenta?
«Il muro rappresenta la musica, la cultura. Un muro artistico in cui per anni si sono impregnati tanti successi, tanti artisti che si sono contraddistinti. Un muro che non si deve spaccare. Bisogna sostenere la nostra cultura, sperando che il periodo che ho vissuto io e la mia generazione con il Neapolitan Power sia da esempio per i giovani».
Ritornando ai giovani che hanno collaborato in questo nuovo album, come mai la scelta è caduta proprio su questi e non su ltri?
«Erano più consoni alla mia musica. Devo dire a mio rammarico che in giro ci sono tantissimi musicisti, ma sono veramente pochi quelli che hanno la voglia di studiare, di sperimentare, di farsi strada. Nei giovani di oggi manca la passione, la voglia di fare, di differenziarsi dalla massa».
Prima di “Patatrac!” ti sei dedicato anche alla scrittura del libro “Come conquistare il mondo con una buatta”…
«È la mia autobiografia scritta a quattro mani con Antonio G. D’Errico e pubblicata da Edizioni Anordest. Parla della mia carriera, dagli inizi ad oggi. Sono nato a Cercola, in un paesino in provincia di Napoli, dove per anni ho sognato e mi sono dedicato allo studio della mia più grande passione, la musica. Arriva il periodo con il Neapolitan Power, con la Radio Nuova Napoli, il mio vero nome Antonio Esposito viene sostituito con Tony Cercola, coniato per me dal giornalista Sandro Petrone. Da questo libro si avverte la voglia di non arrendersi, di non mollare, anche se la realtà ci sembra molto distante dai nostri sogni. “Patatrac!” è il continuo del libro Come conquistare il mondo con una buatta ».
Cosa puoi dirci dei tuoi laboratori di ritmoterapia?
«Cerco di mettere la mia esperienza a disposizione dei bambini. “Regalami un ritmo… E tu che ritmo hai” è un progetto che porto avanti da anni e che vede il ritmo come elemento di difesa contro il bullismo e i disagi giovanili. Lo scopo è quello di stimolare il ritmo nei bambini e nei ragazzi, lo steso ritmo che è dentro ognuno di noi e che molto spesso viene usato in maniera sbagliata. Il ritmo è inteso come sinonimo di libertà, creatività. Questi laboratori sono utili per tirar fuori dai bambini e dai ragazzi, l’energia positiva, tutto quello che hanno dentro, di giocare con il loro ritmo che useranno nella musica, nel canto, nella danza».
Seguirà un live di “Patatrac!”?
«Realizzare un tour del nuovo album non è cosa semplice. “Patatrac!” live diventerebbe un festival, vista la quantità di artisti che hanno collaborato. Sicuramente ci sarà un tour che porterò in giro con la mia band di sempre, per poi incontrare nelle diverse città i musicisti che hanno collaborato al disco».