Lo scorso novembre 2015, grazie alla produzione di FullHeads e AreaLive, è uscito l’album d’esordio di Tommaso Primo: “Fate, sirene e samurai”, un lavoro su cui le etichette partenopee hanno fatto bene a scommettere. Oggi, alla vigilia del concerto del 20 febbraio 2016 al Lanificio 25, ho avuto il piacere di parlare con Tommaso di quello che accadrà domani, ma anche di tutto ciò che prova oggi.
In pochi mesi, dopo un lungo silenzio dal suo primo EP, ogni concerto del giovane cantautore di emozioni è stato sold out, ma Tommaso Primo continua a camminare coi piedi ben saldi a terra e a parlare solo di ciò che realmente lo interessa: la musica. La sua e quella degli altri a cui riesce sempre a dar spazio anche alla vigilia di un concerto così importante.
Iniziamo da una domanda facile: come stai?
«Bene, anzi sto benissimo. Per ora posso dire anche di essere abbastanza calmo, nonostante io sia un tipo ansioso e quindi questo non esclude possa agitarmi per domani. Sono però entusiasta: ci sarà con me la mia formazione al completo e ospiti come Fede ‘n’ Marlen, Andrea Tartaglia e Pepp –oh, una grande serata insomma.»
Hai fatto in appena due mesi tantissime date, domani però, finalmente “suoni in casa”…
«Eh si, suono finalmente a Napoli e questo mi ha portato a comportarmi in maniera diversa pre serata. Non ho spinto nessuna delle serate che ho fatto finora e sono andate tutte benissimo, per quella di domani, invece, mi sono esposto un po’ di più per capire qual è la forza di questo progetto.»
Il Lanificio 25 è un salto di qualità a livello di location, non credi?
«Non solo: è anche una tangibile realtà che funziona perfettamente a Napoli. In questi anni mi hanno seguito, atteso pazientemente e voluto: è bello vedere che c’è chi ti osserva, guarda e capisce chi sei e cosa vuoi esprimere.»
Cosa dobbiamo aspettarci da domani?
«Ho in serbo tantissime sorprese, ma come sempre chiederò l’energia al mio pubblico che è l’unica cosa che conta ai miei concerti. Fosse per me eliminerei la barriera tra palco e pubblico, io amo l’interazione con gli spettatori, vivo grazie alla loro energia.»
E tu che tipo di spettatore sei invece?
«Bella domanda! A caldo però ti dico che dipende dal concerto. In alcuni casi mi piace ascoltare il concerto in silenzio e godermi lo spettacolo, in altri (mi è successo con De Gregori) salto anche dalle poltrone!»
Sei giovanissimo: cosa vorresti fare oltre al cantautore?
«Mi piacerebbe fare il produttore musicale: ci sono dei progetti che adoro senza produzione che prenderei subito e porterei su altri palchi. Ci sono ad esempio, stesso qui in Campania le Isole Minori Settime, Andrea Tartaglia e i Kafka Sulla Spiaggia che produrrei ad occhi chiusi. »
A tutti i tuoi concerti non ho mai visto un pubblico omogeneo: riesci a incuriosire qualsiasi fascia d’età, quindi in effetti l’originalità incuriosisce, non credi?
«Si, sono d’accordo sulla curiosità: stiamo tornando alle origini e questa cosa è bellissima. Nel 2016 le persone hanno voglia di incuriosirsi e farsi incuriosire. Meraviglioso vedere tanta gente diversa ai miei concerti, soprattutto perché come ti ho già detto tante volte io ambisco ad essere un musicista, ma per ora sono un musicante. Aspettiamo domani e vediamo cosa accadrà.»
Dopo la data del Lanificio 25 cosa farai?
«Abbiamo molte date nella zona del napoletano, poi mano a mano ci spostiamo in Italia e per finire abbiamo anche qualche data all’estero. Vedremo come andrà a finire…»
Il dialetto napoletano è un lingua universale dopotutto, non credi?
«Il mio napoletano però è una continua ricerca di termini e storie nuove, per cui possono accadere due cose: può essere apprezzata l’originalità o può non essere capita, corro sempre un rischio ma ne vale la pena.
Il suoni però è la cosa più importante ed universale: se arriva il suono, arriva tutto. Appena torno vi farò sapere com’è andata, intanto vi aspetto tutti domani!»