C’è crisi: lo sappiamo, la viviamo. Eppure, in questo periodo così difficile per il nostro paese, i Tintinnette riescono a trovare, attraverso la musica, una strada per resistere. Tredici le tracce del loro primo album “Resistenza è amore, amore è resistenza”: da “Mille lire al mese” a “Maramao” passando per capolavori come “Sweet Dreams”. Un percorso musicale che ci permette di viaggiare nel tempo, che educa al passato per aiutarci a comprendere il nostro futuro. Soprattutto, però, un piccolo gioiello che racchiude un incredibile repertorio che, giorno dopo giorno, diventa una “resistente” colonna sonora per sconfiggere la crisi del nostro presente.
Questo è il vostro primo album: quando e perché avete deciso di riproporre una rilettura di questi particolari brani che hanno fatto la storia degli anni ’40?
«La scelta è stata ponderata e di certo non può essere definita un paradosso. Viviamo un periodo storico e politico di grandissima confusione facilmente paragonabile a quegli anni. Ci basti pensare che, proprio come allora, la maggior parte delle persone chiedono almeno “mille euro al mese”. Avevamo imparato queste canzoni dalle nostre nonne, riascoltandole le abbiamo trovate estremamente attuali: ricche di motivazioni e temi sociali.»
Avete quindi lavorato sulla genesi dei brani?
«Esattamente: ci siamo dedicati alla ricerca dei testi. Ed ecco che è stato molto interessante scoprire che molti di essi erano stati in qualche modo censurati perché troppo intelligenti ed ironici. Tutte queste canzoni nascondo un’identità molto forte, i brani affrontano tematiche gravi grazie all’ironia. Ironia che è un ingrediente fondamentale per andare avanti. Ironia che manca alla nostra epoca.
Basti pensare a “Maramao perché sei morto” di Mario Panzeri. Dopo tre settimane dall’uscita di questo pezzo morì il ministro Ciano, parente di Mussolini. Dei giovani, presi quasi da un impulso naturale misero sulla tomba del politico le iniziali di questa canzone, ecco che poi fu censurata.»
Quindi tutte le tracce sono legate dalla censura?
«Più precisamente dall’ironia acquisita rispetto al senso della censura. Tutti i brani scelti erano stati censurati, ovviamente non tutti per lo stesso motivo. La stessa “Sweet Dreams” venne censurata perché raccontava di una donna che si poneva in maniera audace e induceva a dolci sogni. Abbiamo unito censura e swing, genere perfetto per omaggiare la nostra minimalità ideale. Di mestiere, fortunatamente, facciamo solo i musicisti. Ecco che passiamo ore a studiare e fare musica. Molti hanno creduto che “Summertime” si rifacesse a Ella Fitzgerald, ma in realtà e di Gershwin che la scrissa intorno agli anni 20, proprio tra le due guerre mondiali. Censure sociali, sessuali, politiche: ecco come è composta la nostra resistenza.»
In questo periodo in cui, soprattutto in Italia, va di moda il rap finto impegnato. Voi, invece affrontate temi pe(n)santi grazie alla leggerezza dello swing. Riuscite a fare evadere i vostri ascoltatori, senza smettere di farli ragionare!
«Per noi tutto questo è importantissimo: ci siamo un po’ rotti le scatole del finto cantautore impegnato. Sembra che molto spesso alle persone si disinneschi il cervelletto, a noi invece non interessa tanto disinnescare quanto resistere, da qui il titolo dell’album. Noi cerchiamo concimi naturali per incentivare e fra crescere la nostra cultura. Noi cantiamo e gridiamo il nostro dissenso. In questo periodo c’è necessità di diventare intelligenti, di parlare con coscienza e far conoscere le cose. L’arte, per tutto questo, è un mezzo fondamentale.»
Qual è il vostro rapporto con il pubblico durante i live?
«C’è innanzitutto da dire che il disco rispetta il 20% della nostra natura live. Noi lavoriamo a spettacoli provocatori. Alla base di ogni live c’è la parola, noi cerchiamo di dare ragione alla parola. Incattiviamo il pubblico in senso buono facendogli pretendere bellezza e partecipazione. C’è sempre lo stesso scheletro di base, ma ogni serata è un mondo a sé, alziamo sempre di più la posta in gioco. Noi crediamo nella gente, tutti abbiamo in mano la possibilità di cambiare le cose, ecco perché ragioniamo e facciamo musica in questo modo.»
Quali sono le vostre prossime date?
«Stiamo organizzando un piccolo tour in Campania per maggio, sulla nostra pagina fb sarà possibile trovare le date confermate. Poi gireremo la Germania dove suoneremo come gruppo off a un festival di musica classica. Abbiamo avuto l’opportunità di girare anche Strasburgo e Francoforte grazie al direttore artistico di questo festival che ci sentì suonare a Palermo qualche anno fa. Dopo un nostro concerto quest’uomo venne da noi e ci propose di suonare alla sua kermesse, essendo del sud non ci credevamo a questa cosa. E invece, quattro mesi dopo fummo sul serio ricontattati.
Suonammo in un’ex caserma nazista: 800 posti tutti pieni. Da lì abbiamo fatto bene il nostro lavoro… e adesso eccoci qui!»