Un lavoro che doveva nascere in simbiosi con il musicista marsigliese Philippe Troisi che però ci ha lasciati prima del tempo. Ed è a lui che il cantautore siciliano dedica l’opera con cui torna in scena. Si intitola “Magaria” il nuovissimo disco di Tiberio Ferracane. Disco che parla di vita, della sua vita, delle sue contaminazioni, linguistiche (disco cantato in siciliano, francese e italiano), disco che si lascia colorare da stili diversi dalla solita chanson francese, disco di mare ma anche di solitudine. E a proposito di vita vissuta e narrata, ecco trovare nel disco anche brani celebri della sua ispirazione, brani della nostra tradizioni, di grandi colleghi. Dallo stesso Troisi a Celentano passando per Modugno e tanti altri. Inediti e antiche scritture. Il tutto dentro una personalità matura ed elegante di penna e di potere narrativo.
Bentornato Tiberio Ferracane. Se non erro sono passati tanti anni dal tuo ultimo disco di inediti. Vero? Perché torni a scrivere soltanto ora?
Grazie a Voi per l’invito, si sono passati molti anni dal mio ultimo lavoro discografico. Mi sono dedicato ad altri progetti artistici e meno. Ho scoperto il mio amore per l’interpretazione, ho curato una serie di appuntamenti raccontando la storia della canzone d’autore: “Ritratti d’Autore”, “Il sale sulle note”. ma senza mai smettere di scrivere in verità.
E che artista hai riscoperto facendo questo lavoro?
Ho scoperto un artista più consapevole, più attento ai dettagli, alla memoria … ma di quest’ultima sono stato sempre affascinato in verità. Ho cercato di ricostruire la musica e le parole con il ritmo della memoria. Ecco, la parola Artista non mi fa più paura, io sono un artigiano della canzone!
La pandemia e tutte le sue restrizioni in qualche modo hanno contribuito alla stesura delle canzoni?
Non come argomenti, in verità il filo conduttore era già presente. Piuttosto con la calma di poter lavorare con tempi meno frenetici.
Sottilmente questo lavoro sembra avere un forte legame con la tua famiglia. Credi sia la famiglia la vera chiave di lettura?
Ho cercato di raccontare la mia memoria di una comunità di cui si rischia di perdere la memoria: “gli italiani o meglio i siciliani di Tunisi”. La famiglia è di certo la chiave di lettura. La ricerca delle origini, dove poter dire, qui sono a casa!
Dentro le tue origini… che poi sembrano mescolate. Cosa ne è venuto fuori secondo te?
È una grande fortuna! In tempi non sospetti o quando di multiculturalità non se ne parlava proprio a casa mia il piatto della domenica era il Cous Cous o altri piatti della cultura araba e francese. La lingua era un mix di francese, siciliano italiano e arabo e la musica non aveva una indicazione precisa, sono cresciuto ascoltando molti generi musicali differenti. Ne è venuta fuori tanta ricchezza culturale, una ampiezza di vedute, un orizzonte più ampio.
A chiudere: tornerai a suonare anche dal vivo?
È sicuramente uno degli obbietti legati a questo disco. Stiamo lavorando al Tour e spero al più presto di avere delle date da comunicare.