Laurie Anderson, nel 2011, insieme al marito Lou Reed (1942 – 2013), si innamora del Chiostro di Santa Caterina a Formiello nello splendido “quadrilatero” di piazza E. De Nicola che comprende il Lanificio, la Chiesa omonima annessa detta “a formiello” (dal latino ad formis, “presso i condotti; presso i canali”), in quanto nei suoi pressi penetrava in città l’antico acquedotto della Bolla (la struttura è splendidamente rinascimentale con inserti, decorazioni e statue anche di stile barocco), Porta Capuana e il Castello Capuano.
Questo chiostro, con quello più grande, era liberamente utilizzato come parcheggio e per altre amenità legate al genere automobilistico, prima ancora fabbrica di uniformi borboniche. Finalmente, grazie all’associazione Made in Cloister, ai fondi privati raccolti con il crowdfunding (70mila sterline) e con l’aiuto dei due artisti di fama internazionale, il chiostro piccolo riapre al pubblico restaurato e con svariati progetti tra cui un ristorante stellato dall’efficace e ben compenetrato design.
Alla Anderson è andato l’onore di aprire le danze il 31 maggio con l’inaugurazione della mostra The Withness of the Body (da non confondere con witness, testimone, bensì withness, unione).
L’artista multimediale (cantante, videomaker, pittrice e altro) spiega che cinque anni fa, visitando il luogo con Lou Reed, ne restò incantata “anche se allora era un gran casino. Ma oggi è molto meglio stare qui che in una galleria d’arte. Sono innamorata della luce…che cambia continuamente”.
Certo, va migliorata la copertura del chiostro che non permetterà alle opere esposte di stare bene in salute e anche il pavimento, purtroppo, è una colata di cemento. Bisognerebbe conoscere lo stato in cui, sciaguratamente, giaceva prima.
Si deve altresì segnalare che, nella parte centrale di questo gioiello cinquecentesco, venne costruita una bellissima capriata lignea che costituisce un raro esempio di archeologia industriale borbonica mantenutasi praticamente intatta.
Ad ogni modo, le anime di questo bellissimo progetto che speriamo possa durare sono: Davide de Blasio, Rosa Alba Improta e Antonio Martiniello (anche amico di lunga data della stessa Anderson) che qui hanno realizzato un sogno.
Sogno che si frammenta e si coagula perfettamente con le pennellate fresche, energiche, vorticose e larghe delle opere allestite. Segni che ricordano altri artisti di grande temperamento come Van Gogh e Bacon; ma la Anderson ovviamente non scimmiotta, lei va oltre perché ha da raccontare e lo fa in modo superbo con grandi tele in bianco e nero che si adattano benissimo al contesto.
Tutta l’esposizione è dedicata alla nipote ballerina Theodora Anderson (morta nel giorno in cui avrebbe compiuto 25 anni) e alla compianta cagnolina rat terrier Lolabelle il cui muso campeggia gigante in una delle tele e alla quale l’artista aveva dedicato alcune commoventi sequenze di Heart of a dog, il suo film passato in concorso all’ultima Mostra di Venezia. Ricordiamo che lei e Lou Reed riuscirono ad organizzare pure un concerto per cani a Sidney, durante un festival. Davanti all’Opera House, davanti al mare con un migliaio di cani, di proprietari e di veterinari per pubblico. Una ventina di minuti di musica con attenzione alle note basse che solo i quattrozampe potevano ascoltare.
«Nel Libro tibetano dei morti si parla del Bardo, ovvero il periodo di 49 giorni che secondo i buddhisti passa dalla morte di qualcuno alla sua rinascita, il tempo della mutazione, il periodo in cui la consapevolezza si dissolve nel nirvana e l’energia si prepara ad assumere un’altra forma. In The Withness of the Body racconto la morte e il viaggio verso un’altra vita di Lolabelle. Sull’opera dettatami dall’energia magica di questo luogo, invece, partorisco Lolabelle in un ospedale, la metto al mondo come una cagnetta già adulta. Un momento doloroso, ma puro e perfetto, sognato qui, nato qui, destinato a restare qui, che ha integrato la mostra, l’ha capovolta, l’ha completata, l’ha disintegrata».
Fino al 30 settembre 2016 a Napoli, mostra completamente gratuita.