“The open game” al Ridotto del Teatro Mercadante. Liberamente ispirato al grande best seller, Open, del tennista a stelle e strisce Andre Agassi, dal 14 al 20 dicembre debutta in prima assoluta al Ridotto del Mercadante lo spettacolo “The Open Game”, testo e regia di Felice Panico, interpretato da Giovanni Ludeno nel ruolo del campione, Ciro Damiano in quello del padre, Simone Borrelli il coach, Alessandra Borgia la lei. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Alessandra Gaudioso, il disegno luci di Peppe Cino, la produzione è del Teatro Stabile di Napoli.
Il racconto di una vita esaltante e sorprendente, il vissuto di un “vincente” che mette al centro se stesso come individuo problematico, sul filo di un memoir lucido e impudico che ha sorpreso il mondo, non solo quello del tennis.
“Sento – scrive Felice Panico nelle sue note – la responsabilità di trasmettere al pubblico, che sia appassionato di teatro, di tennis, di letteratura o semplicemente di storie, la complessità di una vicenda umana che non si può risolvere nella mono-dimensionalità dello sportivo, del protagonista del circo mediatico, dell’individuo compulsivo e infine del padre di famiglia. Generalmente le vite degli sportivi procedono, con rare eccezioni, tutte nello stesso modo. Si inizia da un’infanzia più o meno serena, per proseguire con i primi passi nella carriera, le prime conferme, le prime vittorie, per arrivare ad un apogeo temporaneo in cui il protagonista è al gran finale vincente, soddisfatto, pronto per le penne dei suoi agiografi. Con The Open Game accade l’esatto opposto. Le sconfitte sono narrate con più partecipazione e con più entusiasmo delle vittorie, gli errori commessi nel primo terzo della sua vita di uomo mai stato bambino vengono raccontati ed analizzati con più coinvolgimento, con più partecipazione, con più amore rispetto ai successi. Il nostro protagonista ha compreso pienamente che la vittoria è un dato circoscritto e bugiardo, mentre la sconfitta, il senso della sconfitta, è compagno di vita, amico sincero che in ogni momento colloca nella giusta prospettiva i trionfi sul campo, i milioni guadagnati con i tornei e con gli spot pubblicitari, i flirt con le più belle modelle e attrici del mondo. Infine il dolore fisico, i traumi inflitti al suo corpo robusto e fragile allo stesso tempo, i difetti fisici congeniti che lo accompagneranno per tutta la carriera, lo rendono ai nostri occhi di teatranti una fantastica reincarnazione di un moderno Filottete, conferendogli la dimensione dell’eroe tragico che continua imperterrito a lottare nonostante il suo corpo gli implori di smettere. Ho voluto mettere in scena tutto questo, raccontare la storia di un archetipo sportivo attraverso un esperimento di “teatro narrazione” in cui il personaggio del campione, sempre presente in scena, alterna il monologo della sua vita interagendo a distanza con alcuni “personaggi-funzione”. Il suo coach; il padre padrone ossessivo mentore della carriera del figlio; una Lei figura femminile, incarnazione delle donne decisive nella sua vita”.