In scena, al Teatro Nuovo di Napoli, Museo Pasolini di e con Ascanio Celestini e con il contributo audio di Grazia Napoletano e Luigi Celidonio; una produzione Fabbrica (repliche fino a dom. 20 novembre).
Ascanio Celestini ci guida in un immaginario Museo Pasolini che si forma grazie alle testimonianze di uno scrittore, un criminologo, uno storico, uno psicanalista, un lettore e un testimone che l’hanno conosciuto. Crea così una sorta di museo narrativo che si lega anche a luoghi specifici, come in una visita qualunque di un piccolo istituto culturale, dove il bigliettaio è anche il custode e la guida, e il narratore si presenta per introdurre il giro che, a breve, condurrà. La guida-testimone che accompagna gli spettatori-visitatori è appunto Celestini, custode appassionato e preparatissimo, ossessionato dalla “cronologia”. Racconta la vita del Poeta (e la storia dell’intera nazione) attraverso i fatti che hanno caratterizzato gli anni che vanno dalla nascita alla morte.
«La collezione si compone – spiega Celestini – partendo dalle domande: qual è il pezzo forte del Museo Pasolini? Quale oggetto dobbiamo cercare? Quale oggetto dovremmo impegnarci ad acquisire da una collezione privata o pubblica recuperandolo da qualche magazzino, discarica, biblioteca o ufficio degli oggetti smarriti? Cosa siamo tenuti a fare per conservarlo? Cosa possiamo comunicare attraverso di lui? E infine: in quale modo dobbiamo esporlo? Il tutto per ricostruire la figura di un poeta che è stato uno dei protagonisti essenziali del dibattito culturale in Italia nel dopo guerra, una delle voci artistiche più brillanti e lucide del Novecento».
A cent’anni dalla nascita di Pasolini, è questo forse l’omaggio più intenso, commosso e sentito al grande friulano, che vale più di qualsiasi volume, convegno o dibattito. Ciò perché Celestini affabula e affascina, come sempre, col suo eloquio chiaro, diretto, lineare. Le due ore e un quarto tutte di filato di spettacolo volano, perché riesce a far “vedere” personaggi, luoghi e azioni secondo un ritmo sostenuto e una scansione cronologica degli avvenimenti che nulla concedono a divagazioni o distrazioni. Dalla nascita del Poeta nel 1922 (anno 0 dell’era fascista) alla sua prima poesia scritta a soli sette anni, dagli esordi romani come maestro di borgata al suo primo romanzo “Ragazzi di Vita”, dall’esclusione dal Partito Comunista nel ’49 al suo film più sentito, quel “Vangelo Secondo Matteo” in cui la figura di Gesù è descritta come la più rivoluzionaria della storia, tutto in Pasolini sorprende, spiazza e s’intreccia alla storia del nostro Paese. Dal ventennio fascista all’Italia in macerie del dopoguerra, dal boom economico alla stagione del terrore e delle stragi, fino al prefiguramento della propria morte. Una morte violenta, orrenda, esibita da chi – forse – contava che cotanto strazio avrebbe offuscato la memoria delle sue parole, dei suoi film, della sua poesia.