In prima nazionale, al Teatro Mercadante di Napoli, T&P. Totò e Peppino, omaggio a Samuel Beckett scritto e diretto da Antonio Capuano, con Roberto Del Gaudio e Carlo Maria Todini; una produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale (repliche fino a dom. 27 novembre).
Antonio Capuano, sceneggiatore e regista di numerosi successi cinematografici come Vito e gli altri, Pianese Nunzio 14 anni a maggio, Luna Rossa, recentemente omaggiato da Paolo Sorrentino nel suo E’ Stata la Mano di Dio, torna al teatro con Totò e Peppino alle prese con il beckettiano Finale di partita: un duetto andato perduto che il regista napoletano propone come una “commedia post nucleare”.
L’allestimento, infatti, è la riscrittura elaborata da Capuano a partire dai dialoghi provati tra Totò e Peppino di Hamm e Clow, i due personaggi di Finale di partita che tanto aveva incuriosito il “Principe” che lo provò affiancato da Peppino De Filippo in uno spazio a Napoli di cui non si ha nessuna cronaca.
«Totò – ha dichiarato Antonio Capuano – ha affinità con Beckett, è assurdo, paradossale e astratto, mentre Peppino è il controcanto che ti riporta alla realtà. Ho voluto recuperare, riscrivere e reimmaginare quel loro duetto andato perduto, non scorrendo più il copione di Finale di partita ma riproducendone la traccia con un Totò-Hamm cieco e incapace di stare in piedi e un Peppino-Clow che non si siede mai. Nel testo, a parte spunti presi da Finale di partita ho inserito anche frasi “illuminanti” dai romanzi di Beckett L’innominabile e Malone muore».
Ci troviamo in un vecchio teatro di provincia, dall’insegna cadente e il sipario strappato che, al suo levarsi scopre una vecchia casa, altrettanto cadente, in una città dall’ambientazione post-apocalittica. Il vecchio Totò, ormai cieco e costretto su una sedia a rotelle, gioca col suo fido servitore Peppino, accudente e crudele, a gatto e topo. In effetti c’è molto nei personaggi di Beckett del rapporto interdipendente e sadico che i due comici hanno sempre avuto nei loro film. Mentre sul fondo un vecchio televisore in bianco e nero trasmette immagini dei varietà anni ‘50/’60, che contribuirono alla fama nazionale dei due grandi napoletani (e del resto la fine degli anni Cinquanta è proprio il periodo di composizione del testo), un Totò/Hamm stanco, che però non ha perduto la sua sagacia e il suo sarcasmo, ricorda a Peppino/Clow i bei tempi che furono, non volendosi arrendere al finale della partita della loro vita che ineluttabilmente arriverà, consegnando i due alla storia dello spettacolo. C’è quasi tutto del testo Beckettiano in questa riduzione di Capuano, che fa a meno solo dei genitori di Hamm, Nagg e Nell, ma aggiunge qua e là frammenti del repertorio decurtisiano, che immerge lo spettatore in uno stato d’animo di malinconico comfort. La regia è attenta ai dettagli, anche se ogni tanto ci si perde, sommersi dalla valanga di parole di Totò/Hamm. Bravi Del Gaudio (Totò) e Todini (Peppino) che offrono una loro versione dei due celeberrimi personaggi, personale eppure molto aderente a quelli veri.