Dal 14 al 16 febbraio alla Sala Moliere (Artgarage, via Bognar 21 – Pozzuoli) debutta: «…chiedetelo a Pappagone!» spettacolo di e con Stefano Sarcinelli per la regia di Enrico Maria La Manna. In scena con l’attore ci saranno i musicisti Principe e Socio M., Ugo Gangheri e Carletto Di Gennaro.
Un compito arduo, difficile, complesso, molto impegnativo: commentare la Bibbia! Questo è il pretesto che da l’avvio allo spettacolo di Stefano Sarcinelli. Pretesto che rimarrà tale nel senso che non ci sarà mai nessun commento diretto alle sacre scritture né tantomeno accurate analisi esegetiche sui testi sacri poiché, ogni volta che ci appresterà ad affrontare l’argomento, qualcosa farà deviare l’accorato proposito verso riflessioni più prosaiche.
Già l’inizio verrà “disturbato” da una telefonata inaspettata e, almeno in quel contesto, inopportuna: quella del Papa che come sta accadendo da un po’ chiama i fedeli direttamente. Nella fattispecie non sarà però Francesco ma l’emerito Benedetto XVI che per essere all’altezza del collega, chiama anche lui ma a casaccio! Ne scaturisce un divertente dialogo/monologo sulle difficoltà delle vita. Da questo momento in poi alternati da brani musicali originali lo spettacolo si snoda tra diversi “quadri” di carattere sempre ironico e divertente ma con una punta di cinica amarezza sparsa qua e là.
Tra una riflessione sulla figura di Dio visto come un normale padre di oggi; assillato dalle continue richieste di miliardi di sconsiderati figli (gli uomini) che lo lisciano quando devono chiedergli qualcosa (la chiamano preghiera!) ma che sono pronti ad incolparlo egoisticamente per qualsiasi cosa accada loro, così come viene fuori da una rilettura tutta personale, del “Padre nostro” con finale a sorpresa.
Dopo una ballata in stile Jannacci che affronta il tema dell’inutilità della comunicazione verbale, riassunto in una domanda secca, precisa rivolta al mondo in generale ed in dialetto napoletano: “Ma che parlamm ‘a ffà?”
La rubrica “Song Chef” farà da intervallo tra un quadro ed un altro. Si tratta di una parodia delle fortunate trasmissioni di cucina tipo “MasterChef” solo che invece di cucinare primi piatti ed arrosti si cucineranno canzoni; con l’aiuto dei componenti della band e successivamente di uno del pubblico, si prepareranno, fresche fresche, canzoni secondo la lezione che impartirà lo chef Stefano.
Uno dei quadri avrà come protagonista un disoccupato 50enne che, come unica alternativa al suicidio, ha quella di cucinare (lo racconta tranquilli!) un piatto succulento come “la Genovese” nella speranza di poterla offrirla a tutti gli amici come cena ancorché solo dopo averli nutriti alla grande, potrà confessare il proprio dramma e sperare in un aiuto. Un monologo di tensione ed ironia recitato come una ballata tra il rap ed un reading poetico.
E’ il turno poi del Signor Farlocco proprietario dell’industria dolciaria omonima nonché sponsor dello spettacolino…
Un cialtrone con la parlata da arrogante in stile camorristico, venuto per presentare alcuni dei suoi prodotti: BISCOTTI FARLOCCO “… ottenuti attraverso ricette composte da diversi ingredienti all’avanguardia tra cui ci mettiamo farine a di carattere cerailico… poi ci mettiamo zuccheri di vario tipo e tipologia comunque dolci…poi ci vanno aromi e altre cose che danno al biscotto un aroma… che voi appena aprite lo scatolo dei biscotti sentite proprio quest’aroma che dite… Marò e che? Sto a Roma??? Pare proprio che state a Roma!”
Insomma un ritratto impietoso di chi sotto le spoglie di un imprenditore cela un’anima orrenda.
Riflessioni divertenti, disillusioni, paure e qualche rammarico, sull’esperienza della vita. Lette con la lente della comicità e del surreale.
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