Splendore degli abissi è il titolo che dona identità al libro di Marilena Imparato, la scrittrice classe 1978 che con questa storia inaugura il suo esordio. Marilena è una giovane donna originaria di Vico Equense che con eccellente freschezza porta in scena un romanzo ambientato nella sua città in provincia di Napoli, Castellammare di Stabia, donando al pubblico lettore il rapimento di sentimenti ed il fascino di emozioni che giungono dritto al cuore di ognuno di noi. Un testo che ha come punto di partenza i ragazzi e che sinergicamente coglie l’attenzione di un pubblico eterogeneo. Marilena Imparato con la sua poliedricità si è mossa in uno scenario diversificato, dimostrando un grande interesse per l’arte che l’hanno condotta dopo il conseguimento di studi artistici a concentrarsi sulla sua carriera di pittrice. In molti infatti la conoscono grazie alle sue mostre; Anima di donna, fu la prima, nel 2003 che ottenne enorme clamore, poi successivamente la partecipazione ad esposizioni collettive e personali presso la sua regione dove il continuum delle sue produzioni si è sempre fondato sulla predilezione dello sguardo delle donne. La vivace concretezza ed il calzante ritmo d’avventura che fluiscono dalla storia del suo romanzo ci hanno guidato a conoscere Marilena e le peculiarità di Splendore degli Abissi.
Marilena partiamo dal principio, tu sposi l’arte come principale inclinazione, dove la ritrattistica è il genere di tua preferenza. Questa propensione ai volti si muove seguendo un profilo esperienziale personale? oppure c’è altro….magari anche semplicemente di casuale?!
«In realtà è partito tutto abbastanza spontaneamente, senza calcoli o pianificazioni. Credo che il volto sia l’elemento più affascinante da ritrarre perché espone qualcosa di visibile, come i lineamenti e le forme, ma nel contempo “materializza” l’invisibile, cioè l’anima. La ricerca dell’ espressione dell’anima è qualcosa che va al di là del lato puramente tecnico e mi attrae molto.»
Dall’arte alla scrittura che è pur sempre una forma di creazione. Come è nata l’idea di scrivere un libro?
«Ho sempre scritto storie e poesie, accompagnandole da illustrazioni, ma non consideravo l’idea di farle leggere. Credo che sia una prerogativa o forse un difetto, di molti artisti e scrittori quello di creare soprattutto per una spinta interiore più che per esporre all’occhio del pubblico. Questo a volte penalizza le opere, lasciandole chiuse in un cassetto anche per anni. Ora ho deciso di pubblicare questa storia, edita da Graus, per raccogliere dei fondi in favore degli animali abbandonati, sempre più vittime dell’uomo-padrone e di una società poco sensibile alla causa. Sono onorata di aver avuto l’ incoraggiamento e addirittura una prefazione dalla grande Pina Lamberti Sorrentino.»
Quanto tieni a questo testo ed alla sua divulgazione? In specie per il dato che si rivolge ad una categoria che forma i contenuti più importanti di un tessuto sociale, i giovani!
«Molto. Ho cercato, nel mio piccolo, di lanciare un messaggio di uguaglianza e di amore anche verso le minoranze e le creature di una specie differente. Se i bambini di oggi crescessero con esempi meno violenti e superficiali e anziché piangere per l’ultimo modello di smartphone, piangessero per tutta la sofferenza che l’ uomo provoca al pianeta ed alle sue creature, potrebbero lottare per cambiare questa società sempre più egoista e in declino. Sarà banale, ma sono loro la speranza per un futuro migliore.»
Splendore degli abissi. La linea di partenza per arrivare a tale titolo?
«Era partito come una sorta di gioco di parole tra il nome della sirena, appunto Splendore, e la bellezza degli abissi, ma si presta a varie interpretazioni. Ad esempio, nell’introduzione, invito i lettori a provare a scendere in profondi abissi di umiltá per tendere la mano ai bisognosi di ogni specie. Non c’è nulla che doni più “splendore” agli “abissi” dell’animo umano.»
Ambientato a Castellammare di Stabia, il luogo della tua origine…quanto sei legata alla tua cittadina?
«Le mie radici sono qui. È una città bellissima, ma piena di contraddizioni. Potrebbe offrire tanto con le sue 28 sorgenti termali, i panorami mozzafiato, la sua storia e i personaggi illustri a cui ha dato i natali. Sarebbe, appunto, il teatro ideale per una fiaba e non necessariamente protagonista di storie legate al vandalismo e alla violenza che ne mortificano le bellezze naturali.»
L’elemento di grande rilevanza è il coinvolgimento attivo rispetto all’abbandono degli animali. Nella fattispecie parte del ricavato del tuo libro sarà devoluto a favore degli animali abbandonati. Uno splendido percorso che immagino tocchi ampiamente le corde della tua anima…
«Sì. Fin da bambina, ho sempre amato gli animali e appena ho potuto, mi sono dedicata alla cura di quelli più bisognosi. Su Facebook esiste la pagina “Verbo gattare, io gatto” che documenta parte della mia attivitá. Da qualche anno, ho abbracciato la causa in un modo decisamente più impegnativo che oltre la cura di varie colonie feline, comprende costose terapie ed assistenza ad un numero chiuso di animali, soprattutto gatti, trovati abbandonati alle loro sofferenze e salvati da situazioni estreme. Questo diventa un compito sempre più oneroso perché non è molta la gente che si dedica alla causa animalista e le emergenze sono tante. La maggior parte delle persone, riesce a comprendere facilmente il dolore della propria specie, ma non vuole fermarsi a pensare che, seppur senza potersi esprimere con la parola, gli animali soffrono esattamente come noi. Il loro sguardo, spesso, lancia un silenzioso grido d’aiuto che, purtroppo, a molta gente fa comodo ignorare. Anche i bambini piccolissimi non possono parlare, ma il solo fatto che siano della nostra stessa specie, li rende “superiori” agli occhi dell’uomo medio, quello incapace di vedere “oltre”. Questo è specismo, parente stretto del razzismo. Dove la propria specie o “razza” sovrasta le altre solo per uno sciocco senso di appartenenza. Mi ricorda l’esaltazione della razza ariana e i crimini commessi quando tutto ciò era ancora consentito. È un po’ il pensiero dello scrittore Isaac B. Singer oppure quello di Steward David, che l’Olocausto lo ha vissuto. Non esistono sofferenze di serie A o serie B, ogni creatura al mondo ha diritto alla vita e se ognuno tendesse una mano per aiutare, si potrebbe fare tanto. Auspico un futuro in cui la terra e le sue creature siano nelle mani di uomini migliori. Come dice Milan Kundera “La bontà umana, in tutta la sua purezza e libertà, può venir fuori solo quando è rivolta verso chi non ha nessun potere. La vera prova morale dell’umanità, quella fondamentale, è rappresentata dall’atteggiamento verso chi è sottoposto al suo dominio: gli animali. E sul rispetto nei confronti degli animali, l’umanità ha combinato una catastrofe, un disastro così grave che tutti gli altri ne scaturiscono”.»