Debutta, al Teatro Mercadante di Napoli, Giuliana Lojodice ne La Professione Della Signora Warren di George Bernard Shaw, con Giuseppe Pambieri e la regia di Giancarlo Sepe che ne firma anche la traduzione e l’adattamento; una produzione L’Isola Ritrovata in collaborazione col Teatro Eliseo di Roma (repliche fino a dom. 3 Maggio).
La Professione Della Signora Warren è tra le più celebri di George Bernard Shaw, e appartiene alla raccolta delle Commedie Sgradevoli del drammaturgo. Scritta nel 1894 andò in scena per la prima volta nel 1902, a Londra, dove subì l’intervento della censura, che la bandì dalle scene fino al 1924. La professione della signora Warren, infatti, è di quelle sconvenienti da nominare in società, men che mai in quella “alta” e perbenista inglese di fine Ottocento. Con lo humour tipico del suo teatro, Shaw affonda il coltello al cuore della morale vittoriana, trattando il tema della prostituzione come “male sociale” piuttosto che come colpa individuale. La storia inizia con la visita che la signora Kitty Warren fa alla figlia Vivie, la quale, dopo la brillante laurea in matematica appena conseguita a Cambridge, è in vacanza in un lussuoso cottage. E’ qui che la ragazza – da sempre allevata negli agi e nella ricchezza da una genitrice presente economicamente ma non altrettanto fisicamente – apprende quale sia la vera e proficua attività della madre. Si tratta della professione più antica del mondo. Dopo un’iniziale riappacificazione indotta dalla sincerità con cui la donna rivela alla figlia le ragioni di quella scelta – la povertà dell’età giovanile, lo sfruttamento, il dolore dell’umiliazione -, il fragile e già difficile rapporto fra le due si incrina in modo definitivo. “ È la prima volta – dichiara Giancarlo Sepe – che affronto quest’autore, che ho sempre apprezzato. La lettura de La Professione Della Signora Warren mi ha aperto uno squarcio su un mondo che George Bernard Shaw ha rappresentato con attitudini borghesi e ipocrisie varie, tutte legate prevalentemente al sesso e alla voglia di sesso dei quattro protagonisti maschili. Possiamo dire che sono tutti dei “puttanieri” e le due donne, chi per un verso chi per un altro, sono vittime di una società maschilista”.
Lo spettacolo che Sepe mette in piedi è agile e funziona bene, più per la bravura degli ottimi interpreti che per un disegno registico che – in alcuni punti – lascia un po’ a desiderare. In questo quadro vanno ascritte alcune scelte molto discutibili, come l’odiosa soppressione delle quinte e le scene poco efficaci di Carlo de Marino, che però firma anche dei costumi di gran gusto. Giuliana Lojodice è attrice di gran classe, pronta a dare al suo difficile personaggio umanità e sfumature sorprendenti. Giuseppe Pambieri sa tenerle testa col suo laido ma simpatico Sir Croft. Il resto del cast è all’altezza dei protagonisti: Pino Tufillaro (Praed), Fabrizio Nevola (Frank), Federica Stefanelli (Vivie Warren), Roberto Tesconi (Reverendo Gardner).
Da vedere.