Aria, acqua, terra, fuoco, etere. I cinque elementi primigeni sono il filo conduttore su cui si snoda Spira Mirabilis, la pellicola che i documentaristi Massimo D’Anolfi e Marina Parenti hanno presentato alla 73. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia; la spira mirabilis, il concetto a cui si ispirano per veicolare la loro peculiare visione dell’eternità, appartiene alla matematica: è una spirale che gira su se stessa senza mai chiudersi al centro.
Il loro è un viaggio alla ricerca del senso della vita eterna attraverso cinque frammenti, che si susseguono tra loro in un morbido continuum narrativo: la comunità indiana dei Lakota, che resiste stoicamente all’estinzione; la fabbrica delle statue del Duomo di Milano, già presente nel loro precedente documentario L’infinita fabbrica del Duomo, impegnata nella continua cura della pietra per difenderla dall’influsso del tempo; sognanti strumenti metallici dai forti poteri curativi, realizzati da una coppia di artisti; uno scienziato giapponese immerso nello studio di una medusa in grado di rigenerarsi da sé fino a dodici volte; Marina Vlady che legge l’Immortale di Jorge Luis Borges.
D’Anolfi e Parenti, i primi italiani in concorso al Lido quest’anno, tentano una dolce parabola sul mistero e la magia dell’immortalità come permanenza e resistenza; il risultato è un film che, per usare le parole dei registi stessi, racconta “il meglio degli uomini”.
Spira Mirabilis sarà nelle sale italiane dal 22 settembre.