Dall’esigenza artistica e organizzativa di realizzare un luogo in cui sperimentare e approfondire il proprio linguaggio è nata questa sala teatrale: lo Spazio18B. Da un’idea de “La Compagnia dei Masnadieri” nata in seno all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “S. D’Amico” e composta da giovani attori e registi, si è creato un luogo aperto a tutti, fondato su ricerca e tradizione, una sala teatrale polifunzionale che darà Spazio al Teatro in tutte le sue forme. Spettacoli di repertorio incontrano la drammaturgia contemporanea, la letteratura, la musica e la poesia.
Dal 9 al 19 novembre, in scena in occasione del Cinquantenario del Sessantotto, ritorna ancora in scena Il caso Braibanti, testo di Massimiliano Palmese diretto da Giuseppe Marini. Con Fabio Bussotti e Mauro Conte e con le musiche composte ed eseguite dal vivo da Mauro Verrone. Nel giugno 1968, infatti, mentre nel mondo infiammava la Contestazione, e giovani e intellettuali chiedevano più libertà e più diritti, in Italia si apriva un processo medioevale ad Aldo Braibanti, ex-partigiano torturato dai nazifascisti, artista, filosofo e naturalista, “per aver assoggettato fisicamente e psichicamente” il ventunenne Giovanni Sanfratello. In realtà il ragazzo, in fuga da una famiglia autoritaria e bigotta, una volta raggiunta la maggiore età si era deciso a seguire le proprie inclinazioni ed era andato a vivere a Roma con Braibanti. Non accettando l’omosessualità del figlio, il padre affidò Giovanni agli psichiatri con la speranza di guarirlo dalla “seduzione” che avrebbe subito, e denunciò l’artista-filosofo con l’accusa di plagio, un reato considerato già allora “un rudere giuridico”. Il caso Braibanti porta, dunque, in scena uno dei più clamorosi casi giudiziari della storia italiana del Novecento. Con un testo tutto costruito su documenti d’archivio, lettere e arringhe, si ripercorrono tutte le fasi del processo, “un oratorio civile” scandito da incursioni di un sax live. l testo dello spettacolo è pubblicato nella collana Teatri di Carta dell’editore Caracò di Bologna.
Cos’è la libertà? Come comportarsi per farsi accettare dalla società? Sono questi i punti chiave di una vicenda storica, che non si dovrebbe mai dimenticare. Non è solo una questione di omosessualità, ma è una vera e propria oppressione a due persone libere di fare ciò volevano delle le loro vite. Forse oggi l’omosessualità è vista diversamente, ma ancora assistiamo ad episodi gravissimi di omicidi, violenze, nei confronti di persone che la società etichetta come “diverse”. La penna di Massimiliano Palmese e la regia sapiente di Giuseppe Marini, hanno dato vita facile ai due bravissimi attori Fabio Bussotti e Mauro Conte, che sono fantastici nell’ interpretare più personaggi contemporaneamente. Vederli realmente provati a fine spettacolo è il segno che il teatro non è un gioco, ma un durissimo lavoro fisico e mentale. Da vedere assolutamente!
Il regista Giuseppe Marini ha dichiarato: «Il susseguirsi rapido della narrazione è un rischio altissimo per gli attori i quali, se perdono anche solo per un attimo il filo del discorso, rischiano di non riacciuffarlo più. Nello stesso tempo, però, tutto ciò permette al pubblico di non annoiarsi mai, restando incollati ai protagonisti per capire come andrà a finire!».