Il nuovo lavoro discografico di Valerio Bruner è Someday
Someday è il nuovo lavoro discografico di Valerio Bruner cantautore napoletano
Questo album è un’ulteriore occasione per mostrare le tue doti di cantante, musicista e tanto altro. Come lo definiresti questo disco?
Mi piace parlare di “Someday” come la scintilla dopo tanta oscurità. È un album le cui canzoni sono state scritte quasi tutte in piena pandemia e che rispecchiano quell’energia, quel furore, per citare Steinbeck, a cui siamo ricorsi e ricorriamo tuttora per scrollarci di dosso la negatività degli ultimi due anni.
Valerio recentemente hai fatto un live alla casa della musica che ha registrato il sold out, che tipo di repertorio hai presentato?
Volevo che il concerto fosse un’esperienza, un viaggio dell’anima e non un semplice live. Ho deciso di iniziare la serata con un monologo che ho scritto per l’occasione, “L’attimo prima”, che parla di quei sentimenti ed emozioni che ogni artista prova prima di salire sul palco, interpretato da Antonio Torino. Il primo set del concerto è stato elettrico, incentrato principalmente sulle canzoni del nuovo album, “Someday”, il secondo set è stato invece acustico, con la partecipazione di Caterina Salzano,. Il set finale si è concluso con “Rockin’ In The Free World” di Neil Young, dichiarazione d’intenti per un futuro che si spera più luminoso e sincero per tutti.
L’album si apre con un rock duro e la voce potente di “Forget about you” quasi a destare l’ascoltare dal torpore, l ‘hai pensata durante la pandemia?
Sì. “Forget About You” è una canzone che parla di dimenticare qualcosa che ci ha lasciato l’amaro in bocca: ho usato il pretesto di una storia d’amore finita male per parlare di qualcosa di più grande, che riguarda ognuno di noi, quando ci rialziamo dopo essere andati al tappeto per un duro colpo. Alla fine è la grande sfida della vita: incassare il colpo e rialzarsi. Sempre.
La splendida “Rain man” che chiude l’album come è venuta fuori?
“Rain Man” nella sua versione iniziale è nata dalla penna di Alessandro Liccardo, il mio produttore, oggi manager, ma soprattutto amico che mi disse che aveva scritto una canzone per me: parlava di un uomo senza nome, che incede nella pioggia battente, diretto non si sa dove e sorretto dai ricordi di una gloria passata. Mi piacque subito, la ascoltai e riascoltai, aggiunsi la strofa finale e la registrammo con l’intenzione di unire le atmosfere evocate da Brecht in “Alabama Song” e il punk-reggae dei Clash. È stato un bel momento creativo.
Una nota per i tuoi compagni di viaggio?
Gratitudine e rispetto. Io sono un artista solista, lavoro da solo sulla scrittura e la composizione di una canzone e, quando poi porto quella stessa canzone in uno studio di registrazione, in una sala prove o su di un palco, non posso che rimanere sinceramente colpito ed emozionato, osservando come i musicisti che ci lavorano mettano così tanta passione, professionalità e sensibilità a servizio di un qualcosa che ho scritto io. E non è affatto scontato.
Dalla vita prendi i temi della tua musica ed anche qui non hai paura di dire pesanti verità o di trattare temi forti, questo coraggio ripaga?
Sono onesto con me stesso perché credo che la musica, soprattutto il rock, che è il linguaggio che ho scelto per la mia musica, debba essere sempre radicata nei tempi storici in cui vive e che l’artista debba confrontarsi quotidianamente con quello che gli succede attorno e che, quando ha qualcosa di dire, che sia questo bello, brutto, scomodo o difficile, lo dica sempre dritto in faccia, senza se e senza ma.
Valerio,il tema del viaggio, il tuo marchio di fabbrica, in questo album lo troviamo on copertina. Hai scattato una foto in un posto a cui sei molto legato, ce ne parli di questa foto?
Lo scatto della copertina di “Someday” è di Lino Verdicchio, un fotografo dotato di una sensibilità fuori dal comune. Quando ci dedicammo allo shooting dell’album gli parlai delle canzoni, delle atmosfere e dei colori che avrei voluto queste evocassero e Lino allineò immediatamente la sua visione alla mia. Mi parlò di un vecchio pontile che si perde in un lago dalle parti di Telese, quando lo vidi capii subito che ero nel posto giusto per scattare l’immagine di copertina di “Someday”.
Non hai mai paura di proporre generi diversi nei tuoi lavori, i tuoi ascoltatori apprezzano i continui cambi di pelle?
Spero di sì. In ogni canzone sono sempre sincero con me stesso e nei confronti del pubblico che l’ascolterà. Penso che fin quando scrivi qualcosa che rispecchia chi sei davvero, senza fronzoli e orpelli, il pubblico se ne accorge e comprende.
Il ‘binomio’ covid musica cosa ha voluto dire per te?
Che la musica ti salva la vita, non mi stancherò mai di ripeterlo. La musica mi ha aiutato a superare i momenti più difficili della mia vita, è un porto dove trovo riparo, è una madre, un’amante, un’amica. È la fiamma che mi illumina il cammino quando mi perdo nell’oscurità dei miei pensieri.