Sold Out napoletano per Brunori Sas alla Casa della Musica: forse è vero che qualcosa sta cambiando.
Si respira fin dalla prima canzone una strana atmosfera: molti discorsi restano sospesi come il fumo delle sigarette tra le dita. Dario inizia dalla fine, accoglie il pubblico regalandogli le prime sei tracce del suo ultimo album ed ecco che dal vivo, nonostante la pessima acustica, questi racconti hanno tutti un nuovo sapore.
Le canzoni si fanno spazio nei quattro angoli della sala seguendo coordinate casuali tra i cuori in apnea. Ogni parola però è messa lì per un motivo ben preciso ed è questo che fa la differenza.
Sembra quasi di vedere in maniera nitida la minuta grafia di Brunori che chissà su quale scontrino o lista della spesa ha annotato il ritornello de “La verità” o la prima strofa di “Lamezia Milano”.
Sono state loro a cercare la sua penna e non viceversa. O almeno questo è quello che si evince dal modo in cui presenta le sue storie, storie grandi come piccoli pugni che entrano negli ancora più piccoli cuori senza fare poi così tanto male.
Nessuna strofa delle sue tante canzoni che parlano d’amore (e che, in definitiva, sono tutte contro la paura) è un guscio vuoto di memoria. I ricordi che evoca l’artista calabrese sono come racchiusi in conchiglie: avvicinandole all’orecchio del cuore sembra di sentire onde di mare, uguali e diverse ad ogni nuovo ascolto.
Dario ironizza sulla marea di cellulari alzati, pronti ad immortalare ogni millesimo di secondo di questo live: «Amo riguardare tutti i video che fate data dopo data, però voglio ricordarvi che siete tutti dotati di meravigliosi dispositivi naturali che vi permettono di vedere perfettamente in 3D questo concerto»
Qualcuno nasconde lo smartphone tra una canzone e l’altra, qualcun altro invece si nasconde nelle canzoni.
Dario ironizza anche sul sold out: «Siete sicuri di non aver sbagliato? Al Palapartenope (teatro adiacente alla Casa della Musica) c’è il tributo a Pino Daniele…»
Nessun errore da parte del pubblico che aveva voglia di ascoltare i brani di Dario in cui si annidano tante speranze, in primis le sue. Il cantautore ha 40 anni e una vita di finali aperti, d’altronde “domani chissà”.
Brunori si mostra per quello che è: un cantautore originario della provincia di Cosenza.
Dalla punta della scarpa dell’Italia è possibile vedere chiaramente il centro oltre che le periferie ed è per questo che le sue canzoni non solo si ascoltano, ma si possono sfiorare con le dita. Siamo tutti così banali con le nostre storie e i nostri amori e non c’è canzone che possa curare la nostra meravigliosa banalità.
I versi di Brunori però prendono nota dei dettagli che sarebbe un peccato dimenticare, sarà per questo che ci si perde e ritrova tutti in brani come “Una domenica notte”.
Di Brunori alcuni “critici” dicevano che era poco originale e che non era un buon prodotto per il mercato discografico. Lo diranno ancora, lo diranno sempre. Sta di fatto che ieri sera il pubblico che ha voluto ascoltarlo si è triplicato rispetto all’ultima data qui a Napoli. Ciò che conta è che Dario non è affatto un cantautore indipendente ma resistente. E resistendo, non ha resistito nemmeno ieri sera ad avere durante il suo show dei momenti da lui stesso definiti “nazionalpopolari” (quasi sul finale è salita sul palco una ragazza che aveva compiuto a mezzanotte 19 anni). L’amore per questo artista ha resistito e si è triplicato in quanto lui stesso non ha mai dato importanza a nessuna critica e, a differenza di molti altri, continua a fare da quasi dieci anni solo quello che sa fare meglio: confondere la musica con la vita, vivendo/scrivendo canzoni.
Pubblico entusiasta alla fine del live. Dario scherza ancora: «Non chiedetemi altri bis ragazzi, c’ho un’età.» Un’età invidiabile date le due ore piene di concerto.
Insomma, per dirla alla Brunori, Alla Casa della Musica tutto bene.