Anticonformisti, disinibiti, mitomani, benestanti. Ecco i teenagers “ladruncoli” di The Bling Ring, film diretto da Sofia Coppola e opening della sezione Un Certain Regard, presentato ieri al Festival di Cannes.
La Coppola mette in scena un caso di cronaca accaduto in America nel 2003: i furti eseguiti da una baby gang di Los Angeles, nelle ville californiane delle maggiori star di Hollywood, per rubare abiti, gioielli e scarpe di proprietà dei divi. Paris Hilton, Lindsay Lohan, Orlando Bloom e Megan Fox: nessuno di questi artisti è stato esonerato dalla spiacevole visita.
Cervello della banda non è, come si potrebbe immaginare, Nicki Moore (la Watson- una delle star più attese del Festival), ma una certa Rebecca detta Becca (Katie Chang), che incontra Mark (Israel Broussard), stylist per passione, coinvolgendolo da subito nel suo piano illegale e aggiungendo successivamente altri membri alla banda.
Come sempre i protagonisti dei film della Coppola sono adolescenti annoiati che affrontano la vita in modo tragico (Il giardino delle vergini suicide) o paranoico come in The Bling Ring. Rubare in case vip, appropriarsi di oggetti dei propri idoli, significa seguirne le tracce.
«Non ne sapevo un granché di questa storia – commenta Sofia Coppola – ma quando ho letto l’articolo, ho pensato che sembrava un film. E tutta la faccenda era così affascinante, contemporanea e diceva molto della nostra cultura oggi. The Bling Ring – prosegue la Coppola – non è un documentario, abbiamo fatto un film, e non mi preoccupo troppo delle reazioni dei veri protagonisti. Ho cambiato i loro nomi perché non volevo renderli più famosi di quanto già non siano, non volevo aggiungere nulla alla loro celebrità.»