Il pubblico ha imparato a conoscerli e ad amarli con “Evelina” e oggi i Ventinove e Trenta arrivano sul mercato discografico digitale con “Sisifo” (etichetta FullHeads), nuovo singolo in distribuzione sulle piattaforme dal 15 giugno e anticipato dal video che da oggi è sul canale YouTube FullHeads.
Esistono tre anni di composizioni, sala prove e club. E poi esiste la svolta nella giovane storia di questo gruppo made in Naples nato da un’idea di Carlo de Rosa (voce) e Alessandro Zinno (sax), che, tre anni fa, con Francesco Verrone (basso) e Pasquale “Pako” Di Marino (batteria), a cui di recente si è unito Dario “Dartariello” Di Pietro (chitarra), hanno scelto di dar vita a una realtà dedita alla composizione di brani inediti in lingua napoletana, in omaggio alla città in cui sono nati, appoggiati su suoni in cui si ritrovano tracce di blues, swing e funk.
Il concerto dell’1 maggio dello scorso anno a Napoli, in piazza Dante, è stato il primo palco importante nella storia musicale dei Ventinove e Trenta. Ed è anche il momento che li mette in contatto con la scena musicale attiva napoletana e li porta alla Mostra d’Oltremare per il Newroz Festival in apertura al concerto dei Foja e al Palapartenope per Discodays. Arriva anche un Premio Massimo Troisi, dove i Ventinove e Trenta presentano una versione riarrangiata di “Madama Chichierchia”, un classico della canzone napoletana.
Il 2017 è anche l’anno che segna l’inizio della collaborazione con il collettivo Terroni Uniti a cui i Ventinove e Trenta prestano Carlo de Rosa. Con loro numerosi live (tra cui spicca il concerto di capodanno a Piazza Plebiscito) e la collaborazione nei brani “’O gigante dà montagna”, “Non è che l’inizio” e “Jatevenne”.
Prevista per l’autunno del 2018 l’uscita del loro primo lavoro discografico, con la produzione artistica di Massimiliano e Valerio Jovine e Alessandro Aspide (Jovine Studio 3) e la collaborazione di importanti artisti del panorama musicale napoletano e nazionale, tra cui Ciccio Merolla, Brunella Selo, Fabiana Martone e Simona Boo.
Il brano “Sisifo” racconta la difficoltà dei giovani di entrare nel mondo del lavoro. Come il mitologico Sisifo era costretto a spingere in eterno il suo masso su per la stessa montagna, così i ragazzi di oggi si avviano su una strada in salita, fatta di precarietà e nepotismo, priva di meritocrazia e soddisfazione. Tanta amarezza è sfociata in una canzone esplicita, pungente, con un sound corposo e accattivante dalle vene funk.
Il videoclip di “Sisifo”, curato da Claudio D’Avascio, ripropone in chiave moderna l’idea mitologia della condanna di un uomo a trascinare un masso sulla cima di un monte per l’eternità. Il masso risulterà presente nella quotidianità di un uomo ordinario. La pietra come condanna dell’uomo dei nostri giorni a conformarsi a schematici standard sociali. La carriera, quei pasti consumati rapidamente nella pausa pranzo lavorativa, i supermercati e lo sforzo di alzarsi puntualmente ogni mattina per ricominciare. La condanna, quindi, dell’uomo moderno a ripercorrere, giorno dopo giorno, le stesse scene, le stesse azioni, azioni che lo rendono prigioniero in un’intima gabbia che protegge il nostro protagonista dell’anticonformismo.