Il cantautore romano si riaffaccia al panorama musicale con un brano intenso, scritto durante il primo lockdown
Dal 3 novembre è disponibile in radio e su tutte le piattaforme streaming Luce di plastica, il nuovo singolo del cantautore romano, classe 1994, Simone Paladini. Ex membro del duo Influenze negative, si riaffaccia al panorama musicale con un brano intenso, scritto durante il primo lockdown, quando si è trovato, come molti di noi, solo e bloccato di fronte a se stesso. Ecco come lui stesso ne parla: «Per una persona paranoica ed ansiosa come me, anche un cielo stellato d’estate può essere estremamente stressante, tanto da non riuscire a guardarlo. Poi è arrivata la pandemia e la musica mi ha portato in un mondo sterile, dove le preoccupazioni e la velocità della vita quotidiana si polverizzano, lasciandomi così il tempo per sognare. Ho iniziato ad osservare, forse per la prima volta, un cielo stellato, senza la pesantezza delle mie paranoie e ho iniziato a chiedermi: chi ha deciso la disposizione delle stelle aveva sicuramente un sacco di tempo da perdere».
Il brano è accompagnato da un videoclip, diretto dallo stesso Simone Paladini e girato da Alessandro Boggi e Alessandro Viola.
Luce di plastica è il brano della rinascita dopo un passato di eccessi e questa volta Simone Paladini è pronto ad intraprendere un nuovo percorso personale ed artistico.
Noi di Mydreams abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.
Dopo l’esperienza con Influenze Negative, hai voluto dare una svolta alla tua carriera musicale. Quali le motivazioni profonde che ti hanno spinto verso questo cambiamento?
«Con il tempo si cambia, sentivo la necessità di fare qualcosa a cui dare più valore, qualcosa di più maturo. Venendo dal rap sono abituato alle produzioni fatte seduti davanti a un computer. Per me entrare in un mondo dove la batteria, le chitarre e il basso respirano mi ha spinto a studiare di più per andare più a fondo e cercare di rendere all’altezza anche il contenuto dei testi».
Chi ti è stato più vicino in questo periodo difficile della tua vita? Quali consigli daresti a chi vive problematiche simili a quelle che tu hai vissuto?
«Come tutti ho affrontato delle difficoltà, sono cresciuto abituato a tenermi tutto dentro. Credevo che raccontare le proprie paure fosse un segno di debolezza e questo mi ha portato a non condividere e a fare quello che ho fatto (i danni), fino al momento in cui mi sono ritrovato a dover mettere un punto. Da lucido sono arrivati l’ansia e gli attacchi di panico. Quello era il segno che il mio corpo pareva dicesse: ”Hei, coglione, stai sbagliando qualcosa”. Dopo gli ospedali e lo Xanax ho finalmente deciso di andare in terapia. Oggi il mondo gira troppo velocemente ed è facile rimanere indietro…perdendoci, nascondendo o evitando delle parti dolorose del vissuto essenziali da affrontare per superarle e vivere meglio. Spesso si sente dire:” Vai dallo strizza cervelli? Che sei matto?”, lo pensavo anch’io. Ma poi mi sono reso conto che c’è una visione non proprio corretta, non c’è nessuna stregoneria. Quello è un momento che dedichi a te stesso. Parlare dei tuoi problemi e vederli sotto un’altra prospettiva ti apre la mente e ti insegna ad accettare chi sei e perché».
Quali sono stati e sono attualmente i tuoi artisti di riferimento?
«All’inizio del mio percorso mi sono ispirato molto a Fabri Fibra che a sua volta si ispirava ad Eminem. Nel frattempo ascoltavo Renato Zero che ha fatto parte della mia infanzia perché era il cantautore preferito dei miei. Ho squagliato molti pezzi di Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Zucchero. L’ultimo artista che mi ha influenzato molto è stato Cesare Cremonini e tutt’ora continua ad ispirarmi».
Ci racconti la genesi di Luce di plastica?
«Luce di plastica è nata durante il periodo del primo lockdown. Sopraffatto dall’ansia mi sentivo rinchiuso e così ho cercato rifugio nella tastiera che avevo acquistato poco prima della chiusura e con i pochi accordi imparati dalle lezioni di pianoforte prese in precedenza, ho composto e scritto il brano, arrangiato poi dal fantastico Bernardo Nardini, polistrumentista ,arrangiatore e compositore che mi ha aperto un mondo e che ringrazio tantissimo. Il brano è stato un modo per fuggire dalla realtà. Dato che non si poteva fare altro che stare a casa ho provato ad immaginare una spiaggia in una notte d’estate con il rimpianto di non aver mai apprezzato veramente la luce naturale della Luna piena in riva al mare con un cielo trapuntato di stelle. Come si è soliti dire, solo quando perdi qualcosa ti rendi veramente conto del valore che ha».
Hai partecipato alla realizzazione del video. Ci racconti di questa tua esperienza da regista?
«Non è stato il primo videoclip che ho girato e pertanto sapevo cosa volevo. Il merito va comunque ai santi ragazzi di BeBeep Prod. che mi hanno sopportato e supportato durante le riprese e nei giorni di editing».
Cosa ha di diverso questo brano rispetto ai tuoi precedenti quali Tachicardia, Per sempre, Greta ?
«Credo una maturità artistica e personale che tutti i brani precedenti non hanno e che non avevo neanche io».
A chi si rivolge il tuo messaggio musicale?
«A chi si dimentica di guardare in su».
A quando un tuo album?
«Per il momento ancora non ho idea, preferisco».
Prevedi a breve concerti dal vivo?
«Spero proprio di si ma prima voglio far uscire altri pezzi… non vedo l’ora!».